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“FIRA SEMPRE PIU’ STRATEGICA PER ECONOMIA REGIONALE”, CHIODI, “DAZI SONO PAGATI DAI CITTADINI” | Notizie di cronaca


TERAMO – “Dirigerò la Fira assieme a un consiglio di amministrazione che ha già lavorato bene negli anni passati e quindi sarà più facile per me. Non era mai accaduto che un presidente di Regione in carica coinvolgesse un ex presidente e questo credo sia stata una dimostrazione da parte di Marsilio di grande sicurezza e apertura mentale”.

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E’ solo un passaggio dell’intervista a tutto campo di Abruzzoweb a Gianni Chiodi, ex presidente della Regione Abruzzo, dal gennaio 2009 al giugno 2014, sotto le insegne di Forza Italia, ancor prima sindaco di Teramo, appena nominato  amministratore delegato di Fira, la finanziaria regionale dell’Abruzzo.

Nell’intervista Chiodi esprime un giudizio molto negativo sula politica dei dazi di Donald Trump,  considerando come una via d’uscita, per quanto problematica, quella della totale e multilaterale abolizione delle tariffe, e conferma che il capitolo della sua esperienza politica è definitivamente chiuso.

La nomina del 64enne commercialista è stata ufficializzata l’8 aprile dallo stesso presidente Marco Marsilio, di Fdi, nel corso di una conferenza stampa presso Fira Station,  all’interno della Stazione Centrale di Pescara, alla presenza anche del presidente della Finanziaria regionale abruzzese, Giacomo D’Ignazio, e l’Ad uscente, Stefano Cianciotta, lo scorso febbraio nominato capo di Gabinetto del presidente.

Entrando nel merito, prosegue dunque Chiodi, “la Fira è mutata negli anni, rispetto a quella di quando ero presidente di Regione. Oggi si occupa di gran parte di quella che è l’assistenza tecnica nei confronti di tutti i più importanti processi di spesa della Regione che attengono ai bandi europei, ai finanziamenti regionali, si occupa, dopo la fusione con Abruzzo sviluppo, anche di  internazionalizzazione delle imprese e delle politiche nazionali della Zona economica speciale. Io comunque avrò in Fira delle deleghe non operative, mi occuperò degli obiettivi strategici da qui ai prossimi anni”.

Parlare di internazionalizzazione delle imprese, significa parlare della guerra globale dei dazi scatenata dal presidente degli Usa.

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Ebbene per Chiodi, liberale  di formazione, “il giudizio è assolutamente negativo. Mi riconosco nella frase di Milton Friedman che diceva che i dazi proteggono il consumatore, sì certo, ma dall’avere i prezzi bassi. Per non parlare a vanvera bisognerebbe però conoscere molto bene quella che è la situazione economica americana e internazionale. Bisogna capire quelle che sono le sue strategie di tipo geopolitico. in ogni caso la logica dei dazi non è nata con Trump. Anche l’Europa mette i dazi nei confronti dell’export americano e lo stesso vale per tanti altri paesi al mondo”.

“Come se ne esce dunque?”: Chiodi ha le idee chiare, seppur disincantate.

“L’Europa dovrebbe dire a Trump, ‘va bene, tu vuoi mettere i dazi, e allora facciamo una cosa, io tolgo i dazi su tutti i tuoi prodotti e tu togli tutti i dazi sui miei prodotti’. Ma temo che questo non lo faranno, e non perché sono imbecilli, ma perché i dazi sono comunque una entrata per lo Stato. Hai visto mai i politici che vogliono rinunciare ad avere delle entrate fiscali, utili a comprare i voti a seconda della spesa pubblica da poter mettere in campo,  a seconda di quelle che sono le prospettive elettorali? Dunque io credo che purtroppo non si raggiungerà a questa soluzione liberale”.

Alla domanda infine, “ha in animo di tornare alla politica attiva?”, Chiodi è netto.

“No, è un libro chiuso, di cui vado fiero. Lo ritengo un privilegio il fatto che gli abruzzesi mi abbiano dato fiducia. L’esperienza politica mi ha consentito poi di capire come va il mondo, però ora è finita. Adesso io faccio il professionista dalla testa ai piedi, anche perché i miei clienti vogliono una persona che faccia il professionista a tempo pieno. Va detto anche che una volta forse la politica era un po’ più attrattiva, per il mondo imprenditoriale, perché riusciva a dispensare benefici. Oggi non c’è più questa possibilità, oggi l’economia non si governa più a livello locale e quindi diciamo che avere un consulente che ha anche un ruolo il politica non è più quel vantaggio che magari prima si poteva avere”.

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