Secondo la BCE, le banche europee stanno applicando criteri più severi su più fronti: maggiori garanzie richieste, riduzione degli importi concessi, tempi più lunghi per l’approvazione e aumento delle spese accessorie come commissioni e costi di istruttoria.
Nel primo trimestre del 2025 le imprese dell’Eurozona hanno rilevato una diminuzione dei tassi d’interesse sui prestiti, segnalando un calo netto del 12% rispetto al -4% del trimestre precedente. Questo dato suggerisce che le misure di allentamento della politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) stanno iniziando a trasmettersi all’economia reale.
Per quanto riguarda la domanda di credito, le imprese hanno espresso un fabbisogno di finanziamento leggermente inferiore (-4% netto), un dato stabile rispetto alla fine del 2024. Sul fronte dell’offerta, la disponibilità di prestiti da parte degli istituti bancari è rimasta pressoché invariata, con un lieve peggioramento (-1% netto) rispetto al +2% segnalato nel trimestre precedente. Di conseguenza, l’indicatore che misura la distanza tra domanda e offerta di credito – il cosiddetto “gap di finanziamento” – è rimasto quasi stabile, segnando -1.
L’indice composito, che considera anche linee di credito, debito obbligazionario ed equity, si sta ora muovendo verso livelli tipici delle fasi di politica monetaria espansiva. Guardando al futuro, le imprese prevedono un leggero miglioramento nella disponibilità di risorse finanziarie da fonti esterne per i prossimi tre mesi.
Sono questi i dati che emergono dall’ultima edizione del Survey on the Access to Finance of Enterprises (SAFE), l’analisi della Banca Centrale Europea (BCE) relativa al primo trimestre del 2025.
Ma non è tutto, perché parallelamente al calo dei tassi, il 24% netto delle imprese ha riportato un aumento degli altri costi di finanziamento, come oneri e commissioni, indicando un inasprimento delle condizioni di accesso al credito.
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Le influenze della situazione geopolitica sull’accesso al credito
Le prospettive economiche incidono profondamente sull’accesso al credito perché influenzano la percezione del rischio da parte delle banche. Quando lo scenario economico è incerto o negativo – con crescita debole, inflazione instabile o rischio recessione – gli istituti di credito tendono a irrigidire i criteri di concessione dei prestiti, perché temono che le imprese possano incontrare difficoltà nel rimborsare i finanziamenti. Di conseguenza, richiedono maggiori garanzie, aumentano i costi o limitano gli importi concessi.
Il caso italiano: tassi in calo, ma domanda di prestiti debole
In Italia, a marzo 2025, il tasso medio sui prestiti alle imprese è sceso al 3,84% dal 3,99% del mese precedente e dal 5,45% di dicembre 2023. Tuttavia, nonostante il calo dei tassi, la domanda di prestiti non è aumentata significativamente, a causa della crisi economica in corso e dell’incertezza legata ai dazi annunciati dal Presidente Donald Trump.
Le imprese continuano a considerare le prospettive economiche generali come il principale ostacolo alla disponibilità di finanziamenti esterni, con un saldo netto del -21%, rispetto al -22% della precedente indagine. Inoltre, solo il 7% netto delle imprese ha indicato un miglioramento della propensione delle banche a erogare prestiti, in calo rispetto all’8% netto della precedente indagine.
Le sfide per le piccole e medie imprese nell’accesso al credito
Le piccole e medie imprese (PMI) continuano ad affrontare difficoltà nell’accesso al credito, nonostante le condizioni di finanziamento più favorevoli. Secondo l’analisi della Banca d’Italia, le PMI riportano una percentuale netta di difficoltà di accesso al credito superiore rispetto alle grandi imprese, evidenziando la necessità di interventi mirati per supportare questo segmento fondamentale dell’economia italiana.
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Microimprese: le più penalizzate dalle condizioni creditizie
Ma la stessa ricerca mette in risalto un’ulteriore evidenza. Sono le microimprese (con meno di 10 dipendenti) a soffrire maggiormente delle attuali condizioni creditizie, segnalando più difficoltà nel ricevere approvazioni bancarie, in parte a causa della loro minore solidità finanziaria e della minore capacità di fornire garanzie.
Inoltre, mostrano una maggiore dipendenza dai prestiti bancari rispetto alle imprese di dimensioni medie o grandi. Il peggioramento dell’accesso al credito per questo segmento potrebbe ostacolarne la crescita locale e l’innovazione, in un momento in cui la ripresa economica europea richiede un tessuto imprenditoriale dinamico e diffuso.
Come cambiano le condizioni bancarie
Secondo la BCE, le banche europee stanno applicando criteri più severi su più fronti: maggiori garanzie richieste, riduzione degli importi concessi, tempi più lunghi per l’approvazione e aumento delle spese accessorie come commissioni e costi di istruttoria: un fenomeno che colpisce in modo particolare le imprese con profili di rischio più elevati o con scarsa capacità negoziale. Il risultato è che, pur in presenza di tassi in discesa, ottenere un finanziamento oggi può essere più complesso e oneroso rispetto al passato.
Contrasti nel credito alle imprese
Nonostante il calo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, le imprese continuano ad affrontare sfide significative nell’accesso al credito, a causa dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento e delle incertezze economiche. È fondamentale che le istituzioni finanziarie e le autorità di regolamentazione collaborino per migliorare l’accesso al credito, in particolare per le piccole e medie imprese e che le imprese stesse utilizzino strumenti digitali per individuare le soluzioni di finanziamento più adatte alle proprie esigenze.
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