Customise Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorised as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyse the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customised advertisements based on the pages you visited previously and to analyse the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

La difficile eredità politica di papa Bergoglio


Cosa rimarrà di Bergoglio nella storia politica? Cosa lascia il pontificato di Francesco nella politica internazionale? Tre cose, credo. La prima è il populismo, tratto tipico del cattolicesimo argentino. La sua filosofia della storia, la stessa dai tempi del noviziato, ne incarna il nucleo ideale, ne realizza la pulsione a sacralizzare il “popolo”. C’era una volta un popolo puro, recita la parabola bergogliana, il “popolo mitico” innocente e virtuoso. Ma ecco un’élite corromperlo, ecco i ceti secolari contaminarlo. Fino al giorno del giudizio, a quando un Redentore, un caudillo pio e popolare, lo redimerà per condurlo alla terra promessa. Apocalissi e redenzione, millenarismo ed escatologia: Dio, patria e popolo. Di figure come Bergoglio gronda la storia latinoamericana, storia dove la politica è religione e la religione politica.

Aste immobiliari

 il tuo prossimo grande affare ti aspetta!

 

Il retaggio populista spiega il secondo lascito del Bergoglio politico: l’avversione all’Occidente, se per Occidente intendiamo la peculiare miscela di fede e ragione, comunità e individuo, Atene e Gerusalemme della nostra civiltà. Erede della cristianità ispanica cresciuto in un cattolicesimo che quella cristianità elevò a mito nazionale e popolare, Bergoglio prima e Francesco poi non hanno mai avuto dubbi su chi sia il “popolo puro” e chi “l’élite corrotta”: il primo sono i “poveri” forgiati dall’evangelizzazione, la seconda, incarnata da Calvino e Locke, è quella che dalla Riforma protestante condusse al razionalismo, dall’illuminismo al liberalismo e al capitalismo. Fino a sfociare nella secolarizzazione, equivalente a “scristianizzazione”.

La geopolitica bergogliana è il coronamento dei due tratti precedenti. E’ una geopolitica antiliberale e antioccidentale. Affatto originale, è la proiezione globale della Terza Posizione peronista, “comunista di destra” perché comunitaria ma religiosa, “fascista di sinistra” perché nazionale ma popolare. Via aperta dai fascismi cristiani tra le due guerre del secolo scorso tra “plutocrazie demoliberali” e “comunismo ateo”. Il Terzomondismo ne è l’ideale prolungamento, “l’ecumenismo del povero” la ricetta: “verrà un’epoca di grande sincretismo”, apprese Bergoglio da Alberto Methol Ferré, il maestro più influente, di una religione capace di sintetizzare “l’insieme delle tradizioni religiose mondiali” e di unirle contro il nemico comune, l’Occidente secolare e le élite occidentalizzate che attentano alle virtù religiose dei “popoli”. Non v’è viaggio nel Sud del mondo in cui Francesco non abbia ammonito i “poveri” a non cedere alle sirene tentatrici del progresso occidentale. Tali sono le radici del suo viscerale antiamericanismo, della sua attrazione per il populismo russo, dell’ammirazione per la matrice confuciana del comunismo cinese, dell’ossessiva e spesso accomodante ricerca d’intesa con l’Islam. La loro ispirazione olistica evoca la cristianità antica, è l’antitesi del razionalismo occidentale.

Tanti si chiedono se Bergoglio lasci un’eredità progressista, se il suo pontificato sia stato “rivoluzionario”. Sono etichette inadeguate, domande mal poste. Qualcuno ne troverà forse “progressista” l’opposizione del popolo alle élite, del plebeo all’intellettuale, del Sud al Nord. Ma gli risulterà difficile definire tale il malcelato disprezzo per la scienza e la ragione, la predica pauperista e paternalista, la resistenza all’innovazione e all’autodeterminazione dell’individuo.

“Progressisti” sono parsi a tanti le aperture sui “valori non negoziabili”, su cui era stato inflessibile in patria, dove in loro difesa combatté numerose “guerre di Dio”. Aperture verbali più che fattuali, frutto di molti equivoci più che di ferme convinzioni. Figlio di un cattolicesimo integrale, a Bergoglio importa meno “la pecora nell’ovile” delle pecore che dall’ovile sono fuggite: vorrebbe tutti dentro. La Chiesa com’egli l’intendeva non è parte del tutto ma il tutto che unifica le parti: voleva ricondurre la differenza all’unità, il conflitto ad armonia, le persone al “popolo”. Il suo progressismo strideva col pluralismo. Perciò fece il progressista nell’Occidente secolarizzato, dove le pecore in libera uscita sono maggioranza, ma cavalcò il tradizionalismo ovunque altrove nel mondo, dove si sgolò a denunciare le “colonizzazioni ideologiche” occidentali.

Penso che Francesco lascerà un’impronta meno profonda di quanto faceva presagire agli inizi, di quanto promettevano i suoi grandi propositi: troppo liquido e contraddittorio, retorico e confusionario, autoritario e inconsistente. Pescare un Papa nella Chiesa argentina, una Chiesa trionfalista che trionfando aveva contribuito alla decadenza di un paese un tempo colmo di speranze, era d’altronde un azzardo: un modello buono per il passato più che per il futuro. Francesco lascia irrisolti i nodi che era stato chiamato a sciogliere: la religiosità cresce ma lontano dalla Chiesa cattolica. La sua impronta più profonda rimarrà il distacco dall’Occidente, la scommessa su un ordine post liberale. Una buona idea?

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio