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“Il rilancio da piano industriale per i giovani senesi”


Siena Ideale: “Rilancio di Siena passa da un piano industriale per i giovani senesi”. Beko è stata una bella sorpresa pasquale. Ma quante altre “Beko”, meno grandi – e quindi più silenziose – si sono succedute nel nostro territorio? Penso a quelle piccole e piccolissime imprese commerciali e artigiane, travolte dalla crisi dei grandi motori dell’economia senese. E quante altre ce ne saranno, se non mettiamo mano a una discontinuità epocale del nostro modello di sviluppo?” Così l’inizio di un intervento di Alfredo Monaci, presidente di Siena Ideale.

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“Siena continua a pensare in grande, ma solo in termini di costi – prosegue Monaci -. Abbiamo visto i dati Istat sui prezzi al consumo di marzo: siamo la seconda provincia d’Italia per l’aumento del costo della vita; la prima per l’inflazione più alta. Possiamo permettercelo?

Ma molti altri indicatori fotografano una situazione di stagnazione e di declino. Prendiamo la demografia: Siena ha un indice di vecchiaia cresciuto di trenta punti nell’ultimo decennio. Gli over65 sono due volte e mezzo gli under15: ogni bambino ha circa tre nonni. In termini sociali significa costi insostenibili. E a questo va aggiunta l’emorragia di giovani senesi, che vanno a studiare fuori senza tornare, per mancanza di prospettive di lavoro. Le giovani generazioni sono il nostro passaporto per il futuro, ma questo nostro capitale sociale è in fuga.

Né mancano nuove incognite sulla congiuntura economica, a partire dai 656 milioni di euro di export, rappresentati nel 2024 dal mercato USA; una ricchezza in bilico per la vicenda dei dazi.

Tutto ombre, allora? No, ci sono anche luci. Ma non sono sufficienti per un’economia che si regge in prevalenza su servizi e attività immobiliari e professionali. Per sottrarsi a una prospettiva di marginalità è, perciò, necessario trovare nuovi driver di crescita. Il declino è un piano inclinato sul quale stiamo scivolando. Non si vive solo di Palio, di specchietti retrovisori o di polemiche; o si cambia, o si chiude il bandone. È il momento di un piano straordinario di rilancio; che metta al centro i giovani. Non è possibile che una società, consapevole dei rischi che ha di fronte, non sia capace di tradurre l’emergenza in azioni. Sarà anche l’occasione per vedere chi rema contro; chi vuole impegnarsi e chi sta a guardare, nella logica astiosa del tanto peggio, tanto meglio.

Motori di sviluppo ci sono: penso alla Fondazione, all’Università, al Santa Maria; penso al nostro patrimonio artistico su cui, da anni, non viene fatta alcuna iniziativa di richiamo; penso all’Accademia Chigiana che deve tornare ad attrarre musicofili da tutto il mondo con una programmazione di livello internazionale. In Europa ci sono atenei che, spesso insieme alle fondazioni bancarie, hanno puntato sul trasferimento tecnologico, sui parchi scientifici e sugli incubatori d’impresa; va fatto anche qui con più decisione, perché l’economia della conoscenza e della cultura sono antidoti alla crisi. E c’è bisogno di alzare il nostro tasso industriale: l’industria è la sala macchine del PIL. Non mi riferisco solo alla manifattura: anche il turismo senese dovrà diventare industria, abbandonando la rendita e scongiurando quell’overtourism mordi-e-fuggi che porta solo affollamento di strade. Da noi il turismo congressuale – quello che fa crescere il PIL – è praticamente sconosciuto.

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C’è dunque – spiega il presidente di Siena Ideale -, da lavorare ad un piano di rilancio vero, sostenibile, che guardi soprattutto ai nostri giovani; la demografia è un fattore di crescita: se non siamo capaci di trattenere i giovani talenti, la ricchezza ce la scordiamo.

È un programma ambizioso – conclude il presidente di Siena Ideale, Alfredo Monaci -. Il metodo è quello già sperimentato con la Beko: fare squadra, fra istituzioni, corpi sociali, mondi culturali. Ma il tema vero è” quando” cominciare, perché il tempo non è una variabile indipendente. Ed occorre la capacità – e il coraggio – di capovolgere il tavolo! Quel tavolo su cui si adagiata la polvere di un modello di sviluppo superato; di una pianificazione inefficace, a partire da quella urbanistica di area vasta; di tante rendite di posizione, anche quelle sul consenso, che sono state la nostra rovina. Siena deve ambire ad altro”.



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