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Università di Bari, la «formula» di Roberto Bellotti: connessione, ricerca, orientamento


BARI –  Entra nel vivo la corsa al «dopo» Stefano Bronzini che il prossimo 30 settembre esaurirà il suo mandato da rettore dell’Università di Bari. Dal 21 maggio si voterà per eleggere il suo successore. Sei i candidati ufficiali: Roberto Bellotti (direttore del dipartimento interateneo di Fisica), Alessandro Bertolino (direttore del dipartimento di Biomedicina traslazionale e neuroscienze), Nicola Decaro (direttore del dipartimento di Veterinaria), Danilo Caivano (docente di Informatica), Luigi Palmieri (direttore del dipartimento di Bioscienze), Paolo Ponzio (direttore del dipartimento di Ricerca e Innovazione umanistica). Nel «viaggio» per conoscere programmi, idee e progetti, ecco la strategia di Roberto Bellotti.

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Quali sono i capisaldi del suo programma?

«Partirei da una più stretta connessione tra la governance e i 19 dipartimenti di UniBa: sono realtà che richiedono visioni differenziate. L’ascolto e il dialogo tra tutte le anime di UniBa e la società sono i presupposti su cui edificare tutte le nuove progettualità. Il valore di un’università generalista aumenta se si promuove il contributo di tutte le realtà. È necessario migliorare in tutti gli ambiti istituzionali in cui l’Università opera: la ricerca, la didattica e i rapporti con il tessuto socio-economico, pubblico e privato. I tre ambiti sono interconnessi. La ricerca di qualità rende possibile una didattica che porti le competenze dei laureati sulla frontiera della conoscenza, realmente spendibile in un mercato del lavoro in continua evoluzione. Analogamente i rapporti virtuosi con il contesto socio-economico si basano sulla credibilità, sulla qualità della ricerca e sulle competenze trasmesse nei corsi di laurea.

Come ottenere il salto di qualità?

«La connessione tra UniBa e la città è l’ambito in cui i margini di miglioramento sono più alti. La città è attrattiva per i turisti, mentre non lo sono le due università pubbliche cittadine: gli iscritti a Bari provenienti da altre regioni sono episodici e abbiamo un’altissima mobilità studentesca passiva verso le Università del centro-nord. Paradossalmente le aziende presenti nel territorio incontrano notevoli difficoltà nel reclutamento di personale qualificato. Il salto di qualità potrà esserci solo se le Università cittadine, le istituzioni pubbliche, Comune, Città metropolitana e Regione, insieme ai soggetti privati, acquisiranno consapevolezza della necessità di un piano di rilancio realistico. In questi anni non ho visto progetti organici, come è avvenuto in altre regioni d’Europa. L’accordo di coesione della Regione Puglia, a valere sui fondi europei per lo sviluppo, offre un’incredibile opportunità di crescita anche per il mondo della ricerca e alta formazione: un’opportunità da non perdere, ma non mi sembra presente in nessuna agenda politica o accademica pugliese».

Si vive un netto decremento di iscrizioni: come invertire la tendenza?

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«Si può intervenire sia come Università, sia di concerto con altre istituzioni pubbliche, a partire dalle scuole di secondo grado. Va migliorato l’orientamento con le scuole: non bastano gli eventi in Università. Bisogna rendere strutturale il rapporto tra l’Università e il mondo del lavoro, ma resta il tema fondamentale delle qualità della didattica e dei servizi offerti al corpo studentesco: non vi è una percezione chiara delle valutazioni sviluppate da famiglie e studenti per la scelta del percorso universitario».

Edilizia, spazi, esigenze: quali sono le priorità?

«I luoghi di lavoro di Uniba richiedono interventi significativi, così come le aule e gli spazi per studenti. La recente inaugurazione della Biblioteca Centrale del Polo Umanistico e di Comunità, nel palazzo Ateneo, ha restituito alla città un luogo di grande bellezza, ma basta. In occasione della visita ricevuta dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca UniBa ha migliorato spazi e strutture: dobbiamo proseguire con lo stesso passo».

Bari accusa una forte fuga di talenti: come ovviare?

«Registro un’inversione di tendenza: docenti pugliesi sono rientrati in Puglia dopo lunghi periodi all’estero, ricercatori presentano progetti per finanziamenti europei indicando le due università pubbliche baresi come home institution, ma soprattutto vedo la presenza di specialisti non pugliesi, in ogni ambito, nelle aziende del territorio. L’attrattività turistica è il precursore di una forza di richiamo, anche nel mondo dell’alta formazione e della ricerca, che dobbiamo sviluppare con attenzione».

Quali strumenti occorrono per potenziare la ricerca?

«Trattenere un dottorando di ricerca con una retribuzione di 1.195 euro netti al mese, ma senza alcuna tutela contributiva, è arduo. Il titolo di dottore di ricerca è un’opportunità di arricchimento delle competenze molto significativo, ma dovremmo renderlo più attrattivo anche sul piano retributivo, integrando le borse di studio e prevedendo finanziamenti aggiuntivi per periodi all’estero e fondi di ricerca individuali. Queste azioni possono essere perseguite anche attraverso accordi con istituzioni pubbliche o imprese».

Bari è tra le prime città per accesso alle università telematiche: è un segno di crisi?

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«L’università è luogo di incontro e condivisione: tali valori devono restare i capisaldi del nostro modello formativo. Il problema più serio non è il calo di studenti a favore delle telematiche, ma la possibilità di farsi curare da un medico o attraversare un ponte progettato da un ingegnere laureati in quelle università. Non sembrano esserci azioni chiare del Ministero dell’Università e della Ricerca per avviare interventi normativi su questo fenomeno. Spero che la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane possa giocare un ruolo centrale in questa elaborazione».

Quali devono essere le qualità del prossimo Rettore di Uniba?

«Prendo in prestito i valori espressi in Lezioni Americane, sei proposte per il prossimo millennio di Italo Calvino: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza. Sembrano astratti, ma su ognuno si potrebbe costruire un programma di governo».



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