Customise Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorised as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyse the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customised advertisements based on the pages you visited previously and to analyse the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

con le chiusure perdita dell’1,5% del prodotto lordo del Trentino


Quest’anno, secondo le stime dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che elabora dati Prometeia e Istat, il prodotto interno lordo (Pil) del Trentino dovrebbe raggiungere i 23 miliardi 855 milioni di euro corrispondenti a 43.634 euro pro capite, all’ottavo posto in Italia tra le province. In pratica ogni giorno produciamo 65 milioni di valore aggiunto, 119,5 euro a testa includendo anche bambini e anziani. Nel 2025 però i giorni lavorativi saranno 251, due in meno rispetto al 2024, che era anche un anno bisestile. In termini economici, questi due giorni di lavoro mancati costano 130 milioni di Pil provinciale. La Cgia si spinge oltre in questo calcolo e stima che se si lavorasse una settimana in più si guadagnerebbe un punto percentuale di Pil.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Peraltro, siamo tra i Paesi dove già si lavora di più: in termini di ore lavorate per occupato in Europa ci superano solo Grecia, Polonia, Repubblica Ceca e Estonia. Ma in base alle stime della Cgia è possibile calcolare anche l’impatto di un’altra misura: la chiusura festiva dei negozi in provincia di Trento, tornata in discussione per le nuove norme dello Statuto di autonomia. In un anno ci sono 64 giornate festive, tra domeniche e feste religiose e civili (possono essere qualcuna in meno se una festività cade di domenica). Dobbiamo poi considerare che il commercio è il 10% circa del Pil trentino e quindi l’impatto va dimensionato su questa quota. Conclusione: una possibile stima dell’effetto economico delle chiusure domenicali e festive dei negozi porta a circa 400 milioni di valore aggiunto persi, l’1,5% del nostro Pil.

La Cgia fa i conti a livello nazionale. Nel 2025 il Pil italiano è destinato a sfiorare i 2.244 miliardi, pari a poco più di 6 miliardi di reddito al giorno, con un importo pro capite giornaliero medio nazionale di 104 euro. A livello provinciale, prima di Trento (119,5 euro) ci sono Milano con 184,9 euro, Bolzano con 154,1, Bologna con 127,6, Roma con 122, Modena con 121,3, Aosta con 120,4 e Firenze con 119,8 euro. In coda alla classifica nazionale, invece, troviamo la provincia di Sud Sardegna con 50,8 euro, Cosenza con 50,7 e, infine, Barletta-Andria-Trani con 50,6.

Il costo dei due giorni lavorativi in meno nel 2025 rispetto al 2024 ammonta a livello nazionale a 12 miliardi, «un impatto economico equivalente a quello che potremmo subire dall’eventuale introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump» osserva la Cgia. In particolare «nei 20 giorni circa che quest’anno intercorrono tra l’inizio delle festività pasquali e la fine del ponte del 1° maggio, tante fabbriche, altrettanti magazzini, negozi e uffici si sono svuotati, continuando l’attività al rallentatore. Sicuramente negli alberghi, nei ristoranti e nelle realtà aziendali legate al settore turistico si lavora a pieno regime, ma nei comparti manifatturieri e nei servizi si denota una decisa flessione della produttività». La Cgia ricorda alcune misure decise già dal governo Andreotti nel 1977 e, più di recente, dagli esecutivi Berlusconi e Monti, che non consideravano più festive alcune ricorrenze o le accorpavano alla domenica più vicina. Da qui la considerazione: se fossimo in grado di recuperare una settimana di lavoro all’anno guadagneremmo un punto di Pil cioè circa 22 miliardi.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Microcredito

per le aziende