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crescono occupazione e salari, ma si attende l’impatto dei dazi


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Il sistema imprenditoriale veneziano e veneto sta dimostrando una resilienza notevole, nonostante i danni all’export determinati dalle varie crisi internazionali che si sono susseguite negli ultimi anni: la guerra d’invasione russa in Ucraina e le conseguenti sanzioni, i costi dell’energia e delle materie, la severa stretta monetaria dell’euro, le tensioni esplose in Medio Oriente e l’impatto dei dazi Usa in arrivo.

Alcuni dati: tra il 2021 e il 2024 l’occupazione in Italia è cresciuta del 6,1%, superando sia la media dell’Unione Europea (+4,8%) sia giganti economici come Francia (+4,5%) e Germania (+4,5%). Guardando agli effetti di questi dati in provincia di Venezia, anche qui il tasso di occupazione tra i lavoratori dai 18 ai 65 anni nell’ultimo lustro è cresciuto, passando dal 66,9% del 2019 al 69,2% del 2024.

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Tra i vari settori, l’artigianato continua a rappresentare uno dei pilastri della domanda di lavoro. Se nel Veneto (escluso il settore agricolo) si contano 119.861 imprese con 311.749 lavoratori, in provincia di Venezia, al 31 dicembre 2024, si contano 18.636 imprese artigiane con un totale di 46.490 addetti, pari al 14% della forza lavoro tra i 18 e i 65 anni. Sempre guardando i numeri veneziani, il settore con il maggior numero di posti lavoro è quello dell’edilizia, che conta 6.494 imprese e 12.860 addetti, mentre settori più esposti verso i mercati internazionali come quello della moda sono più in sofferenza. 

Complessivamente, sempre guardando i dati forniti dall’ufficio studi della Confartigianato Veneto, in provincia il tasso di crescita è positivo, con un saldo di +138 imprese a fine 2024 sul 2023 ed un tasso di crescita del +0,7% tra il 2023 e il 2024. Per quanto riguarda invece le imprese gestite da stranieri, sulle 10.396 presenti in provincia 3.172 sono artigiane.

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Salari in aumento

Per quanto riguarda gli stipendi, l’ultima edizione del rapporto International labour organization pubblicata a marzo 2025 evidenzia che, dopo un calo tra il 2022 e il 2023, nel 2024 c’è stata una ripresa delle retribuzioni reali, sebbene l’incremento non abbia ancora compensato del tutto le perdite causate dall’inflazione. Anche i dati Istat confermano il miglioramento: nel 2024, i salari contrattuali in Italia sono cresciuti mediamente del 4%, a fronte di un’inflazione all’1%, con un incremento reale del 3%, con una significativa dinamica salariale nell’artigianato che grazie a una stagione di rinnovi contrattuali ha visto oscillare gli aumenti tra il +12% e il +14% rispetto alla precedente tornata. 

Una fotografia del pianeta artigiano che Siro Martin, presidente della Confartigianato imprese metropolitanaa commenta positivamente. «Nonostante un contesto globale sempre più complesso, la tenuta delle nostre imprese è stata importante. Non solo il settore ha saputo reagire, ma è stata creata anche occupazione, e con gli aumenti salariali si è incrementato il potere d’acquisto delle famiglie, attivando un importante volano per tutta l’economia. Ed oggi, in occasione della festa del lavoro, Confartigianato è pronta a rilanciare una delle sue più importanti sfide, quella di avvicinare i giovani al lavoro artigiano e soprattutto supportarli verso il grande passo, quello di fare impresa, puntando in particolare sugli under 35».



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