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Il Cese spinge l’Ue: “Può trasformare le sfide geopolitiche in nuove opportunità”


Bruxelles – L’Europa deve impegnarsi a investire nella difesa e nella sicurezza, preservando al contempo il proprio modello sociale. È il monito che arriva dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), l’istituzione che riunisce le organizzazioni della società civile dei Paesi membri: “Continueremo a garantire che le preoccupazioni dei cittadini si traducano in politiche concrete che proteggano il nostro modello sociale e rafforzino il ruolo dell’Europa sulla scena mondiale”, ha dichiarato il presidente Oliver Röpke alla sessione plenaria in corso a Bruxelles.

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Di fronte al nuovo clima geopolitico e alle minacce crescenti per l’Europa, il Cese si candida per “facilitare un dialogo sincero sulle nuove esigenze dell’Ue”. Inevitabilmente, il blocco deve “rivalutare le sue priorità strategiche e rafforzare la sua posizione geopolitica alla luce dell’aggressività della Russia, delle nuove politiche statunitensi sotto l’amministrazione Trump e della maggiore assertività della Cina”. Secondo Röpke, l’Europa deve “assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza e difesa in un mondo in rapida evoluzione”. Ma, avvisa il socialdemocratico tedesco, “autonomia strategica significa rafforzare le capacità e parlare con una sola voce”.

Le riflessioni dei 329 rappresentanti di imprese, sindacati e portatori di interesse Ue si concentrano sui costi di tale autonomia strategica, “indispensabile per rafforzare la resilienza dell’Ue”. Non tutto il mal vien per nuocere, viene da dire: il dibattito ha evidenziato infatti che le nuove sfide geopolitiche “potrebbero portare a nuove opportunità e a una cooperazione vantaggiosa tra gli Stati membri dell’Ue”. L’eurodeputata liberale tedesca, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, attuale presidente della commissione per la sicurezza e la difesa (Sede) dell’Eurocamera, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra le capitali Ue in materia di appalti congiunti nel settore della difesa, e la necessità del principio ‘buy european‘, una preferenza europea negli acquisti nel settore della difesa sostenuti da fondi Ue. “Un’Europa che non è in grado di difendersi non sarà sicura dal punto di vista sociale ed economico. Senza la nostra capacità di agire in materia di sicurezza, la nostra prosperità e la nostra coesione sociale sono a rischio. Chi vuole vivere in libertà deve anche essere in grado di proteggerla”, ha affermato.

La capogruppo della compagine socialista al Parlamento europeo, Iratxe García Pérez, ha tuttavia messo in guardia dal negoziare sui valori dell’Ue. Sì a maggiori investimenti nell’industria della difesa, ma non a scapito della ricerca e delle politiche tradizionali dell’Ue, come la politica di coesione e la politica agricola comune. Servono dunque più risorse: “Dobbiamo investire nella difesa per difendere la pace. Sono necessari maggiori finanziamenti dell’Ue nel nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP), poiché non possiamo fare di più con gli stessi fondi o addirittura con meno rispetto a quello attuale”, ha evidenziato la socialista spagnola.



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