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Primo Maggio, il monito di Cgil-Cisl-Uil: uniti per un lavoro sicuro, uniti per un nuovo umanesimo del lavoro


Un Primo Maggio “uniti per un lavoro sicuro”, come recita l’insegna scelta da Cgil, Cisl e Uil per la celebrazione. Ma più che uno slogan sembra, insieme, un imperativo di portata civile e un avvertimento alle forze governative, che acquisisce ancora più valore per l’annuncio del provvedimento in materia allo studio dell’esecutivo.

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Quest’anno i tre segretari Maurizio Landini, Pierpaolo Bombardieri e Daniela Fumarola hanno preso parola, rispettivamente, dai palchi dei Fori Imperiali a Roma, di Montemurlo, a Prato, e Casteldaccia, a Palermo.

“Non c’è nulla da festeggiare”, tuona Landini ricordando i livelli di precarietà, di povertà e le tragiche morti sul lavoro che continuano ad affliggere il Paese. Lavoro, dignità e sicurezza sono sì dei diritti, conquistati – “ non ce li ha regalati nessuno” – ma non garantiti, e per questo “è il momento di mobilitarci per cambiare la situazione”. Il riferimento del leader della Cgil è al referendum dell’8 e del 9 giugno su lavoro e cittadinanza, “richieste che non costano” ma che richiamano una “una volontà politica che rimetta al centro non il profitto, ma la persona, il lavoro, la qualità del lavoro e la libertà delle persone”.

Ma è soprattutto sui temi della sicurezza che si concentra il suo intervento. “La sicurezza non può essere opzionale”, insiste Landini che ha rilanciato la proposta di una “vera patente a punti” per le aziende: “Non quella finta che è stata fatta. Vogliamo estendere il diritto alla rappresentanza anche negli appalti, dove oggi i delegati alla sicurezza non hanno né tempo né strumenti per agire”. E in vista dell’incontro con il governo fissato per il prossimo 8 maggio avverte: “Io non voglio rivedere il film del 2023 quando ci dissero che ogni 15 giorni ci saremmo incontrati per risolvere i problemi”. Dopo due anni “la situazione è peggiorata” e se non dovesse aprirsi “una vera trattativa”, se il confronto “sarà finto”, si aprirà una fase di mobilitazione e di sostegno alla piattaforma unitaria “che non è mai stata presa in considerazione”.

E ribadisce le richieste unitarie delle tre confederazioni: investimenti in ispettori, medici del lavoro, medicina territoriale, rafforzare i controlli e riconoscere il reato di omicidio sul lavoro. “Lo diciamo con chiarezza: è ora di finirla con l’ipocrisia. Tutti sanno che senza investimenti si continuerà a morire. Finché la salute è considerata un costo, il profitto sarà sempre più importante della vita”.

Stoccata anche alla premier Giorgia Meloni, che a ridosso del Primo Maggio ha pubblicato sui sui canali social un video in cui parla di un aumento dei salari da quando il suo governo è in carica. Poi l’attacco al governo: “Basta propaganda. Quando sento dire che i salari sono aumentati, penso di aver sbagliato canale. I salari crescono solo grazie agli accordi sindacali nel settore privato. Il governo non c’entra nulla. Anzi, ha aumentato le tasse sul lavoro e sulle pensioni. E mentre l’inflazione erode i redditi, le imprese distribuiscono i profitti agli azionisti: lo dice Mediobanca, non io”.

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Da Montemurlo, anche il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha insistito sul tema della sicurezza sul lavoro ricordando la tragica morte di Luana D’Orazio, operaia morta in una fabbrica in provincia di Prato, mostra una scarpa della giovane che gli è stata consegnata dalla mamma Emma Marrazzo, presente al fianco del segretario sul palco del Primo Maggio. “Ringrazio la famiglia di Luana – ha proseguito Bombardieri – che, lo diciamo alla politica, non può restare sola e che ha bisogno di essere aiutata. E poiché siamo stati convocati, c’è una prima proposta concreta che facciamo al governo: le famiglie delle vittime per incidenti sul lavoro siano trattate allo stesso modo delle famiglie che hanno subito vittime per mano della mafia, abbiano lo stesso sostegno. Partiamo dalle persone. Non parliamo solo di numeri. E parliamo di giustizia: chiediamo che siano istituiti il reato dell’omicidio sul lavoro e una procura speciale, che si occupi esclusivamente di incidenti sul lavoro: 500.000 infortuni e più di 1.000 morti ogni anno. Lavoriamo insieme per ridare dignità al lavoro e alle persone, per arrivare a zero morti sul lavoro”.

Per Bombadieri c’è sicuramente bisogno di più investimenti, considerando insufficiente lo stanziamento di 600 milioni da parte dell’Inail rispetto alla disponibilità di un miliardo e mezzo. Ma servono anche “più ispezioni, più ispettori, e il coraggio di dire basta alle gare al massimo ribasso e agli appalti a cascata”.

“Grazie di essere qui, di essere arrivati in tanti a Casteldaccia in questo Primo Maggio per vivere insieme la Festa del Lavoro. Per affermare la sua forza e il suo valore”. Con queste parole la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, conclude il suo intervento nella piazza di Casteldaccia, paese in provincia di Palermo dove il 6 maggio 2024 morirono cinque operai rimasti intrappolati in una vasca interrata dell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti mentre stavano eseguendo dei lavori di manutenzione nella struttura. Ma il ricordo è per le tante, troppe, vittime sul lavoro, come all’Esselunga di Firenze, alla centrale Enel di Suviana, al deposito Eni di Calenzano.

“Il lavoro è libertà, è dignità, è autonomia” e per tutelarlo serve “un impegno comune”, una “alleanza sociale che inizia dal rispetto della vita e della salute delle lavoratrici e dei lavoratori”. Fumarola ricorda che siamo di fronte a bilancio drammatico di tre vittime al giorno sul posto di lavoro, “vite spezzate, sogni infranti, famiglie distrutte. Questa vergogna deve finire. Su questo serve piena consapevolezza. Serve la volontà di dare risposte concrete. Quella della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, è un’emergenza nazionale e come tale va affrontata”. Sicuramente, sottolinea la leader della Cisl, sassi avanti, negli ultimi tempi, ne sono stati fatti: la patente a crediti, l’aumento del numero degli ispettori, l’utilizzo dell’avanzo Inail. “Ma bisogna farne tanti altri ancora. E serve farli coinvolgendo sindacati e associazioni datoriali, definendo finalmente una chiara strategia nazionale, costruendo insieme affidamenti e impegni”.

La richiesta, che si accorda a quella di Landini e Bombardieri, è di più prevenzione, più formazione, più ispezioni e controlli, “anche attraverso l’Intelligenza Artificiale”, strette penali contro lavoro nero e sfruttamento. Più poteri ai rappresentanti dei lavoratori in azienda. Maggiori incentivi per le imprese che investono in innovazione e sicurezza. “C’è da fare un grande salto culturale”.

Per questo Furmarola ritiene importante la convocazione del governo “e che la premier Meloni abbia detto che bisogna costruire un’alleanza tra istituzioni e parti sociali sulla sicurezza e la dignità del lavoro. Bene, questa alleanza deve strutturarsi in un Patto della Responsabilità”, soprattutto “per garantire lavoro dignitoso a chi arriva nel nostro Paese in cerca di speranza e futuro”. Quello che serve è “un nuovo umanesimo del lavoro” e la parola chiave per riuscire è “Insieme”. “Non riusciremo senza un’intesa che impegni istituzioni, forze politiche, parti sociali responsabili, su obiettivi comuni”.

“Noi crediamo che per tutto questo vada aperta una nuova stagione di innovazioni condivise. Nel segno della contrattazione, della concertazione, della partecipazione dei lavoratori alla vita e gli utili d’impresa. Partecipazione come antidoto alla frammentazione, alla sfiducia, a un individualismo che isola e impoverisce.  Come elemento di attivazione dal basso per la coesione e l’unità nazionale. È per questo che abbiamo proposto e proponiamo un “Patto per il futuro” – conclude Fumarola -. Solo così, rimetteremo in cammino l’Italia verso una prospettiva nuova. Noi ci siamo e ci saremo. Per il bene dei lavoratori e dei pensionati di questo Paese. Per il domani dell’Italia e dell’Europa. Viva la Festa del Lavoro. Viva il sindacato!”.



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