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Turismo, imprese sempre più sole e con meno occupati: a salvare l’estate sarda sono gli stranieri.


Lavapiatti e camerieri? Introvabili. E a salvare l’estate della Sardegna, anche quest’anno, non saranno le politiche pubbliche tanto decantate da qualche assessora “che non si indigna più”, ma la determinazione delle imprese – e la disponibilità dei lavoratori stranieri.

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Ospitalità isolana, insomma, che continua a sudare le sette camicie per reperire le risorse umane necessarie, soprattutto nei ruoli meno qualificati.

La crisi è generale, ma nel turismo assume dimensioni drammatiche. A pesare è la mancanza cronica di formazione professionale, soprattutto a livello regionale. D’altronde di cosa lamentarsi. Molti enti che un tempo preparavano le figure necessarie non esistono più e oggi le scuole della Sardegna non riescono a rispondere alla domanda delle imprese. Per alcune figure, quindi, non possono che verificarsi situazioni paradossali in un’Isola “sottodimensionata” per usare un eufemismo, come cercare personale nel resto della penisola, del Nord Africa o Asia.

La verità, anche se l’uomo della strada e qualche esponente di Giunta non potranno mai comprendere le logiche di impresa, è che le imprese stanno facendo la loro parte, spesso da sole, mentre la politica si limita a osservare, promettere o – peggio – giudicare.

Imprenditori/trici sardi/e troppo spesso dipinti ideologicamente e culturalmente come “sfruttatori”, senza i quali, invece, non ci sarebbe alcun dinamismo in una regione sempre meno attraente (vista la scarsa densità della popolazione) pure per i medici di base…

Eppure nessuno sembra voler riconoscere il sacrificio di chi, nel pieno della stagione turistica, cerca disperatamente personale per mantenere in piedi un settore vitale dell’economia isolana. Qualcuno/a pensa sul serio che i turisti vengano in Sardegna solo per “andare al mare” senza servizi? Andiamo. Qualcuno avvisi le proprie sinapsi di tornare a lavoro.

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E mentre i politici discutono di bandi e “visioni”, le imprese (che non possono godere degli emendamenti puntuali del Consiglio regionale), devono affrontare richieste sempre più complesse da parte del fisco e delle stesse amministrazioni locali che, solo con riferimento ai principali centri della Sardegna, sono state capaci di trasformare l’isola in un “paradiso per anziani”, con buona pace per la diversificazione del mercato turistico.

E mentre i costi produttivi aumentano e le competenze professionali diminuiscono in Sardegna, negli alberghi, bar e ristoranti la situazione è la stessa: turni scoperti, servizi ridotti, personale insufficiente. Ma, nonostante l’emergenza, continua a mancare un piano strutturato di sostegno alle imprese. Meglio per la Giunta Todde, invece, parlare di “abbiamo stanziato questo o quel milione per le imprese”. Maggioranza, peraltro, che ha dimostrato di saper spendere bene (e con molto più effort) per sostenere amici, associazioni e groupies di partito, tra assestamenti di bilancio e manovre finanziarie…

Se il turismo continua a essere il motore dell’economia sarda e chi lo alimenta ogni giorno, con fatica e risorse proprie, viene lasciato a fronteggiare da solo carenze di sistema, burocrazia e disattenzione politica, prepariamoci a perdere progressive quote di mercato turistico negli anni futuri. Di sicuro resteranno le onerose “missioni all’estero” dell’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna.



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