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Cuneo: crisi dell’automotive, boom di cassaintegrati e previsioni 2025


Cuneo si scopre fra le sei province piemontesi che hanno registrato le più alte percentuali di incremento della cassa integrazione. Nei primi tre mesi del 2025, è più che raddoppiata: 1.466.312 ore complessive, contro le 624.848 dello stesso periodo dell’anno precedente. Una crescita del 134,7%, superiore alla già pesante media regionale (127%). Tra ordinaria e straordinaria, il primo trimestre di quest’anno ha già superato il 39% delle 3.715.881 ore autorizzate nell’intero 2024.

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La grande crisi dell’automotive

Una situazione generale di difficoltà e crisi, in particolare dell’automotive, che a cascata si riflette su altri comparti. Il mese più negativo è febbraio con 582.264 ore di Cig (279.447 nel 2024, rialzo del 108,4%), ma gli incrementi in percentuale più elevati riguardano gennaio (da 224.597 a 546.570 ore, +143,4%) e soprattutto marzo (da 120.804 a 337.478 ore, +179,4%). Preoccupazione, ma i dati non sorprendono i segretari generali dei sindacati. «Purtroppo ce lo aspettavamo – così Piertomaso Bergesio, Cgil Cuneo -. Situazione allarmante, non ci sono molti spazi di manovra per le imprese legate ai grandi gruppi stranieri e che vivono l’incertezza sull’arrivo di nuove commesse. Subiamo un modello di sviluppo che ha scelto precariato e bassa competizione per ridurre il costo del lavoro. Non si incentivano gli investimenti per rilanciare le aziende, si fa più fatica a rispondere ai contesti di crisi, i nostri giovani vanno all’estero. Il referendum dell’8 e 9 giugno deve rimettere al centro persone, lavoro e salario». La Granda aveva retto meglio di altri alle congiunture negative. «Ma inizia ad andare in sofferenza – dice Enrico Solavagione, Cisl Cuneo -. Le politiche sbagliate del green deal stanno avendo gravi ripercussioni, in particolare sull’automotive. Il Governo deve fare la sua parte, in Europa, affinché le transizioni procedano tenendo conto della sostenibilità sociale ed economica di tutto il Paese. Servono risorse per la formazione dei lavoratori in cassa e politiche che rallentino la desertificazione industriale. Positivi i 20 milioni stanziati dalla Regione per riqualificare il personale in cassa e reimetterlo in altri settori, ma chiediamo più coraggio ai governi di Roma e Torino». Armando Dagna (Uil), ricorda che «da oltre un anno assistiamo alla contrazione della produzione industriale italiana e gli effetti arrivano anche in un territorio che era stato colpito marginalmente. Intere filiere in difficoltà, non solo automotive, ma anche quelle legate all’export: i dubbi sui dazi commerciali portano le aziende alla cautela sull’utilizzo di manodopera. Manca un vero piano industriale nazionale che ragioni in ambito più prospettico e allargato, anche regionale e locale».

La posizione di Confindustria Cuneo

Anche Confindustria Cuneo riconosce la fase critica, legata in gran parte all’automotive. A fine 2024, la produzione di auto in Italia ha registrato un calo del 36,6%: «Un impatto così forte non poteva non propagarsi anche qui – così il presidente, Mariano Costamagna -. L’aumento nella richiesta di Cig è da collegarsi anche a un uso prudenziale dell’ammortizzatore sociale: a inizio anno, le imprese richiedono autorizzazioni spesso superiori all’utilizzo effettivo. Già la nostra analisi per il secondo trimestre 2025 mostra un cambio di passo». Nella manifattura, tornano positivi ordini e produzione, cala il ricorso alla Cig, cresce l’occupazione. «Segnali che indicano una reazione. La Granda ha il tasso di disoccupazione più basso del Piemonte (2,8%), un saldo occupazionale tra i migliori della regione. Numeri che riflettono la capacità di affrontare le difficoltà, mantenendo un alto livello di partecipazione al lavoro e fiducia nelle prospettive di sviluppo».

Le ripercussioni sugli artigiani

Non soffre solo l’industria, ma molti settori chiave dell’artigianato: indotto automotive, imprese edili, lavorazione metalli, meccanica di precisione, tessile e abbigliamento. Confartigianato Cuneo lancia un appello alla politica: «Vanno adottate misure concrete, tempestive e calibrate sulla reale dimensione delle imprese artigiane. Una strategia per affrontare la congiuntura e resistere a eventuali nuovi choc esterni, come i dazi statunitensi». Le proposte: «Ridurre il costo dell’energia, incentivando autoproduzione ed efficientamento come stiamo facendo con la comunità energetica CER-a e il consorzio CenPI. Sostenere l’ammodernamento degli impianti, favorire la formazione del personale nei periodi di inattività produttiva».



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