TARANTO E BRINDISI – Le Società Benefit italiane continuano a registrare una crescita sostenuta, confermandosi un modello imprenditoriale in rapida espansione. Al 31 marzo 2025, le imprese iscritte con questa qualifica hanno raggiunto quota 4.813, con un incremento del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A certificare il dato è l’Osservatorio sulle Società Benefit, promosso dalla Camera di commercio di Brindisi – Taranto in collaborazione con InfoCamere. Attivo dal 2017 e potenziato dal 2022 grazie a una dashboard evoluta di analisi, l’osservatorio ha rilevato anche quest’anno un trend positivo, nonostante la fisiologica lentezza del primo trimestre, solitamente condizionato dalle chiusure d’anno.
Il comparto mostra una vitalità economica importante, con un valore della produzione pari a 63,3 miliardi e un organico complessivo di oltre 225.000 addetti. Quasi tutte le imprese, il 97%, sono società di capitale, confermando la preferenza per una struttura giuridica solida e compatibile con la disciplina introdotta in Italia nel 2015 (art. 1, commi 376-384 della legge 208), che ha fatto del nostro Paese il primo in Europa a recepire il modello nato negli Stati Uniti nel 2010.
La Puglia si posiziona al settimo posto a livello nazionale, rappresentando il 4,43% del totale delle Società Benefit italiane. A dominare la classifica regionale è la Lombardia, che da sola raccoglie il 32,27% del totale.
«I numeri che emergono dal nostro osservatorio continuano a sorprenderci in positivo – ha commentato Vincenzo Cesareo, presidente della Camera di commercio di Brindisi – Taranto –. Le Benefit non solo crescono in fatturato più delle imprese tradizionali, ma mostrano una maggiore tendenza a redistribuire il valore, come dimostra l’aumento del 25,9% del costo del lavoro, contro il 12,5% registrato dalle non-benefit. Un segnale decisivo per chi valuta l’adozione di questo modello».
Anche sul fronte della governance, il profilo delle Società Benefit appare innovativo e inclusivo. «Tra le grandi imprese Benefit – ha evidenziato Claudia Sanesi, segretaria generale f.f. della Camera – il 62% ha almeno una donna nel Consiglio di amministrazione, contro il 48% delle aziende tradizionali. E quelle che includono giovani sotto i 40 anni nei board crescono e assumono di più rispetto a quelle guidate da over 65».
Dati che provengono da un’indagine avviata nel 2024 insieme a Nativa, Intesa Sanpaolo, InfoCamere e Assobenefit, che sta contribuendo ad arricchire il quadro conoscitivo del fenomeno con elementi sempre nuovi e significativi.
L’attività delle Società Benefit si concentra soprattutto nei servizi ad alta professionalità (28,19%), nell’informazione e comunicazione (17,74%), nella manifattura (12,05%) e nel commercio (9,18%). Notevole anche la percentuale di aziende effettivamente attive, pari al 90,11%, a conferma di una struttura imprenditoriale solida e dinamica.
In netto aumento anche le imprese femminili, che sono passate da 669 a 799 in soli 12 mesi. Un ulteriore segnale della capacità attrattiva del modello Benefit nei confronti di imprenditrici e nuove generazioni, sempre più orientate verso un’economia rigenerativa e ad alto impatto sociale.
Cosa sono le Società Benefit
Introdotte in Italia con la legge 208/2015, le Società Benefit sono imprese che, accanto allo scopo di lucro, inseriscono nello statuto obiettivi di beneficio comune, ovvero finalità che generano valore sociale, ambientale o culturale per persone, comunità, territori o ambiente. A differenza delle imprese tradizionali, le Benefit sono legalmente obbligate a valutare e rendicontare l’impatto delle proprie attività, garantendo trasparenza e responsabilità. Il modello nasce negli Stati Uniti nel 2010 e l’Italia è stato il primo Paese in Europa ad adottarlo.
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