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Agrifood Future Research, l’indagine dell’Istituto Tagliacarne sugli investimenti green


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In foto Debora Giannini (fonte ildenaro.it)

Il cuore dell’evento ospitato presso la Sala Pasolini di Salerno è la presentazione dei risultati di un’indagine condotta dal Centro Studi delle Camere di Commercio – Istituto Guglielmo Tagliacarne nell’ambito del progetto PNRR GRINS (Growing Resilient, Inclusive and Sustainable), che ha coinvolto 750 imprese del settore agroalimentare nel Sud Italia. L’analisi evidenzia una crescente consapevolezza ambientale, ma anche gli ostacoli che le aziende affrontano nel processo di transizione: dai costi elevati alle risorse finanziarie insufficienti, fino alla difficoltà di orientarsi tra le opportunità della finanza sostenibile. A introdurre e presentare il lavoro dell’Istituto Tagliacarne sono Debora Giannini e Lucrezia Macigno. Presente a Salerno anche il direttore generale Gaetano Fausto Esposito



Non tutti gli investimenti sono uguali: Un punto chiave emerso è la distinzione tra investimenti “deep-green” e investimenti “simple-green”. Le imprese che intraprendono investimenti deep-green, caratterizzati da un impatto ambientale più profondo e da una riorganizzazione complessiva del modello di business, sembrano avere maggiori probabilità di ottenere risultati economici positivi rispetto a quelle che si limitano a investimenti superficiali.

Previsioni in crescita per gli investimenti green: Il trend sembra destinato a rafforzarsi nel prossimo triennio. Un’analisi delle intenzioni delle imprese rivela una previsione di aumento degli investimenti green nel periodo 2023-2025, con una percentuale significativa di aziende che prevede di incrementare tali investimenti. Questo dato sottolinea una crescente consapevolezza del ruolo della sostenibilità come driver di competitività e resilienza.

Come incentivare gli investimenti deep-green? La discussione si è poi spostata sulle strategie per incentivare investimenti più incisivi. È emerso come le imprese che realizzano investimenti green vedano in essi un modo per ridurre il rischio di transizione, ovvero i rischi economici e operativi legati al passaggio verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Solo il rischio di transizione, quindi, ha un impatto positivo sulla decisione delle imprese di realizzare investimenti deep-green.

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Cosa si intende per rischi climatici? Le slide hanno poi approfondito la natura dei rischi climatici, distinguendoli in tre categorie principali:

  • Rischio fisico acuto: causato da eventi climatici estremi come alluvioni, siccità, ondate di calore, ecc.
  • Rischio fisico cronico: derivante da mutamenti progressivi del clima, come l’innalzamento delle temperature, del livello del mare, la perdita di biodiversità, ecc.
  • Rischio di transizione: legato alla perdita economica che può incorrere per un’impresa nel processo verso la neutralità carbonica, ad esempio, attraverso l’adozione di politiche climatiche più stringenti o cambiamenti nei mercati.

Impatto del cambiamento climatico sulle imprese: Un dato allarmante emerge dall’analisi: quasi nove imprese su dieci dichiarano di essere impattate dal cambiamento climatico. L’impatto si manifesta principalmente a livello fisico (81,2 per cento), seguito da un impatto sui costi (25,1 per cento) e, in misura minore, sulla reputazione (17,5 per cento). Questo evidenzia la necessità urgente di azioni concrete per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e supportare le imprese nella transizione verso un modello più sostenibile.

L’evento di Salerno ha dunque offerto una preziosa panoramica sullo stato attuale e sulle prospettive future degli investimenti in sostenibilità da parte delle imprese italiane, sottolineando l’importanza di strategie ambiziose e di una chiara comprensione dei rischi e delle opportunità legate al cambiamento climatico.

In foto Gaetano Fausto Esposito (fonte ildenaro.it)
In foto Lucrezia Macigno (fonte ildenaro.it)



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