Nel nuovo appuntamento di “Next – Voci dal Futuro” torniamo a parlare di Open Innovation, una delle parole chiave che definiscono la traiettoria evolutiva dell’impresa contemporanea. L’occasione è l’uscita del report “Open Innovation Lookout 2025“, di cui Sella è partner, che propone un’analisi approfondita dello stato dell’ecosistema italiano, con un focus sul Venture Building e sulla misurazione dell’impatto generato dalle iniziative collaborative. Una bussola per orientarsi in un paesaggio che evolve, ma che chiede sempre più concretezza. Lo stesso Lookout, infatti, è promosso dal Politecnico di Milano e ha l’obiettivo di aiutare le imprese a orientarsi nel panorama italiano dell’Open Innovation, offrendo strumenti utili per esplorarne le opportunità.
Un ecosistema in crescita, ma ancora polarizzato
Nel 2023 il mercato italiano dei servizi di Open Innovation ha raggiunto i 742 milioni di euro, segnando una crescita sostanziale rispetto ai 696 milioni del 2022. L’ecosistema è costituito da attori con un’età media di 19,4 anni e in prevalenza di piccole e medie dimensioni (l’84% ha meno di 200 dipendenti). Tuttavia, il 68% dei provider si concentra ancora nel Nord Italia, con Lombardia, Roma e Napoli come poli strategici emergenti.
Il report sottolinea inoltre una forte polarizzazione del mercato: poche categorie di fornitori dominano l’offerta, rendendo difficile l’ingresso a nuovi player. A questa concentrazione si contrappone una domanda sempre più sofisticata da parte delle aziende, che chiedono approcci end-to-end e servizi specializzati, inclusa l’applicazione di AI generativa per velocizzare i processi.
Venture Building: da sperimentazione a strategia
Tra le tendenze più interessanti emerse, spicca la crescita del Corporate Venture Building. Il 68% delle imprese che ha lanciato iniziative tra il 2021 e il 2024 ha scelto un approccio collaborativo, spesso con il supporto di Service Provider. Tuttavia, solo il 26% delle imprese italiane ha effettivamente avviato almeno un progetto.
Il Venture Building è ancora in gran parte adottato per fini esplorativi, in settori come energia, sanità e hi-tech, ma comincia a dimostrare la sua efficacia come leva per generare nuove imprese, partnership strategiche e valore misurabile.
Misurare l’Open Innovation: la Balanced Scorecard
Uno dei contributi più rilevanti del report è l’introduzione della Open Innovation Balanced Scorecard, uno strumento pratico per monitorare il valore generato attraverso quattro dimensioni:
- Input: risorse, competenze, investimenti iniziali.
- Initiatives: numero e qualità dei progetti avviati.
- Output: MVP, PoC, nuove partnership.
- Outcome: impatto strategico, economico e culturale.
Questa metodologia risponde a una esigenza concreta: evitare l’“Open Innovation Theatre”, ovvero quelle iniziative più orientate alla comunicazione che alla sostanza. Con KPIs chiari, le imprese possono coinvolgere meglio il board, giustificare investimenti e pianificare strategicamente.
Verso un nuovo paradigma: misurare per evolvere
Il messaggio che arriva forte dal report è che l’Open Innovation in Italia ha raggiunto un nuovo grado di maturità: non è più sufficiente attivare iniziative, è necessario dimostrarne l’impatto. Questo significa dotarsi di strumenti di misurazione strutturati, ma anche di modelli di governance agili, capaci di integrare startup, centri di ricerca e service provider in un unico processo di valore.
In conclusione, l’Open Innovation Lookout 2025 non è solo un osservatorio: è un invito ad agire con metodo. Le imprese che sapranno passare da un approccio opportunistico a uno strutturato potranno davvero trasformare la collaborazione in vantaggio competitivo. Il futuro dell’innovazione è aperto. Ma soprattutto, è misurabile.
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