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Agricoltura100, D’Eramo: motore di sviluppo del paese, agroalimentare la nostra principale filiera produttiva


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Agricoltura100, D’Eramo: motore di sviluppo del paese, agroalimentare la nostra principale filiera produttiva

 

”Cinque anni possono sembrare pochi, un lasso di tempo breve. Se, però, pensiamo a tutto quello che è successo dal 2020 ad oggi, ci rendiamo conto di quanti e quali cambiamenti ci sono stati in così pochi anni.

In un quadro tutt’altro che semplice l’agricoltura italiana si è confermata un settore trainante per il Paese. E non solo per il suo peso nel sistema produttivo e nelle esportazioni, che hanno fatto segnare un nuovo record storico, arrivando a circa 70 miliardi di euro per quanto riguarda l’agroalimentare.”

Cosi il sottosegretario Masaf Luigi D’Eramo nel corso del suo intervento ad Agricoltura100. 

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“Ho citato le esportazioni, ma voglio ricordare anche il valore aggiunto della nostra agricoltura: nel 2024 è stato di 42,4 miliardi, il più alto in Ue.
Il settore Primario rappresenta la base fondamentale e il motore di sviluppo del paese, l’agroalimentare la nostra principale filiera produttiva.
Questo si traduce in ricchezza, non soltanto in termini economici, ma anche di cultura, di benessere, di salute pubblica.

Il Made in Italy è un brand tra i più conosciuti al mondo e ovunque è sinonimo di qualità e di cibo non solo buono, ma anche sicuro.

Con questa consapevolezza il Governo ha lavorato per dare al settore Primario la più assoluta centralità, tanto in termini di risorse economiche che di politiche, non solo a livello nazionale ma anche europeo.

L’Italia ha portato all’attenzione di tutti gli altri Stati Membri il valore del concetto di sovranità alimentare. Lo ha fatto anche nel corso dell’ultimo G7 Agricoltura di Ortigia e nelle conclusioni sulla nuova Pac. È stata da stimolo per una nuova visione europea dell’Agricoltura e nelle settimane scorse il Masaf ha fatto sì che la Capitale tornasse protagonista come era stata 68 anni fa in occasione della firma dei Trattati di Roma.

In questi ultimi anni abbiamo sentito ripetere la parola sostenibilità quasi come fosse un mantra. Un mantra che però rischiava di restare vuoto, un concetto astratto o vincolato in modo riduttivo al solo aspetto ambientale.

Un ambientalismo che correva il pericolo di essere figlio dell’ideologia e slegato dalla realtà, soprattutto la realtà quotidiana e produttiva delle nostre imprese che rischiano di essere schiacciate da un eccesso di burocrazia, da vincoli e norme troppo rigide che hanno come sola conseguenza far chiudere imprese virtuose in Italia e in altri Paesi europei a vantaggio di Paesi terzi che hanno standard molto diversi, in fatto di rispetto dell’ambiente, benessere animale, rispetto del lavoro.

Non si può raggiungere una vera sostenibilità ignorando i problemi, le necessità e i bisogni di chi produce e lo fa cercando sempre di migliorare. L’Italia è stata fra i primi a sostenere che una vera sostenibilità tiene insieme tre pilastri: ambientale, economico e sociale.

Anche il Rapporto AGRIcoltura 100 lo conferma.

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Gli agricoltori e gli allevatori non sono – e non dovranno mai più – essere considerati un problema. Sono la parte di una soluzione. Anzi sono i primi custodi dell’ambiente e del territorio, come abbiamo voluto riconoscere per legge.
Un ruolo fondamentale e irrinunciabile nella protezione del territorio.
Dove non c’è agricoltura aumenta il rischio idrogeologico, e i territori sono più esposti a spopolamento e desertificazione.

E siamo soddisfatti che anche grazie al lavoro di questo Governo si sia tornati a parlare dell’importanza della redditività e competitività delle imprese agricole.

Due elementi che sono, e saranno sempre più, legati alla capacità di innovare e di saper utilizzare al meglio le risorse naturali, tutelando gli ecosistemi. L’agricoltura è motore di sviluppo sostenibile: dal contrasto al cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, dalla valorizzazione dei territori alla crescita delle economie locali anche nelle zone più svantaggiate, nelle aree interne e di montagna.

La sostenibilità è un fattore strategico in grado di offrire vantaggi competitivi sui mercati.

Per quanto riguarda la transizione energetica ricordiamo le importanti misure messe in campo dal Masaf per supportare le imprese: oltre 2,3 miliardi di euro per la voce del Pnrr che riguarda il Parco Agrisolare. Fondi che hanno permesso di produrre energia senza nessun consumo di suolo agricolo coltivabile.

Anche per quanto riguarda l’Agricoltura 4.0 e le TEA l’Italia ha avuto una posizione di avanguardia in Ue, che ha di recente aperto alle opportunità strategiche che offrono le nuove tecniche di evoluzione assistita che permettono di creare colture più resistenti alle patologie e più adattabili ai cambiamenti climatici.

L’obiettivo è produrre di più e meglio, usando meno risorse, garantendo maggiore sostenibilità. E dispiace ricordare episodi di intolleranza che si sono verificati in Italia contro la sperimentazione in campo e contro il prezioso lavoro portato avanti dalla ricerca.

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Infine, credo sia importante che questa edizione del Rapporto abbia dedicato spazio alle pratiche adottate dai nostri allevatori per garantire il benessere degli animali e migliorare la qualità della produzione.

Proteggere e sostenere le nostre imprese agricole e zootecniche significa tutelare un patrimonio di straordinario valore del nostro Paese. Un patrimonio fatto del lavoro quotidiano di migliaia di persone, che ha alla sua base tante storie che fanno la nostra storia.
Un lavoro che ha una incredibile capacità: quella di tenere insieme una tradizione secolare e la voglia di innovare. Che permette al settore primario di continuare sempre ad evolversi, non dimenticando mai i propri valori.

Perché è solo con radici forti che potremo affrontare con successo e fiducia il futuro e le sfide del domani.

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