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Ddl Salari, flat tax e contributi azzerati per i giovani


Un piano per aumentare i salari, favorire l’occupazione giovanile e contrastare la perdita di potere d’acquisto: è questo l’obiettivo del Ddl Salari, il disegno di legge che la Lega si appresta a depositare in Parlamento entro la settimana.

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Lo ha annunciato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha spiegato come il provvedimento sarà firmato dal deputato leghista Luca Toccalini e partirà “dai giovani”, con misure fiscali e contributive mirate.

Cosa prevede il Ddl Salari della Lega

Il cuore del Ddl Salari consiste in una flat tax al 5% riservata ai nuovi assunti sotto i 30 anni con redditi annui fino a 40.000 euro. L’aliquota agevolata sarà valida per cinque anni e si applicherà sia ai contratti di nuova assunzione che a quelli trasformati a tempo indeterminato.

Per richiamare cervelli e braccia, il beneficio varrà anche per i giovani che decidono di rientrare in Italia dopo un’esperienza all’estero, trasferendo la residenza.

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Per incentivare ulteriormente le assunzioni, la Lega propone anche un esonero totale dei contributi previdenziali per tre anni destinato alle aziende che assumeranno giovani a tempo indeterminato.

Stipendi legati all’inflazione e aumenti

Il Ddl introduce anche un meccanismo automatico di adeguamento dei salari all’inflazione. A differenza dell’attuale prassi, dove gli aumenti retributivi vengono definiti in fase di rinnovo contrattuale, la Lega propone una rivalutazione annuale dei salari in funzione del costo della vita. In particolare:

  • l’aumento sarebbe pari al 2% in caso di inflazione al 3% o superiore;
  • proporzionato se l’inflazione è più bassa;
  • rivisto ogni tre anni in sede di contrattazione collettiva.

Perché Fratelli d’Italia si sfila

Una delle proposte più controverse contenute nel Ddl salari riguarda la possibilità di introdurre trattamenti economici differenziati su base territoriale, in linea con il costo della vita locale. Una misura che ha immediatamente sollevato critiche, soprattutto da Fratelli d’Italia, dove il presidente della Commissione Lavoro Walter Rizzetto ha espresso forte contrarietà, sperando che non si torni al “concetto di gabbie salariali, superato da tempo ormai”, come ha riferito ad Affaritaliani.it.

Fratelli d’Italia continua a sostenere un’altra strada: la legge delega sul salario equo, già approvata alla Camera e ora ferma al Senato. L’obiettivo è approvarla entro fine maggio, anche per disinnescare le opposizioni che invocano un salario minimo da 9 euro l’ora.

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni, intervenendo sul tema, ha chiarito che non è previsto un ritorno alla scala mobile, ma che i lavoratori potranno beneficiare di un anticipo sugli aumenti salariali solitamente previsti nei rinnovi contrattuali, legati all’indice Ipca (Indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo). L’obiettivo, ha detto Freni, è estendere questa pratica a più contratti collettivi, partendo da quelli in cui già è prevista, come quello dei metalmeccanici.

Salari italiani tra i più bassi d’Europa

La proposta arriva in un momento quantomai delicato per l’economia italiana: secondo gli ultimi dati dell’Istat, i salari reali in Italia nel 2025 sono ancora inferiori di circa l’8% rispetto a quelli del 2021. Sul banco degli imputati c’è sempre lei, l’inflazione.

L’ultimo rapporto Ocse conferma che i lavoratori in Italia continuano a costare moltissimo alle imprese, ma a tali costi non corrisponde una busta paga adeguata per colpa del cuneo fiscale. La categoria più tartassata è quella dei single senza figli.

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