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Per Urso l’industria italiana va male per colpa del Green deal. Il Pd: «Fallimentare scaricabarile»


Dice il ministro Adolfo Urso che per favorire la crescita delle nostre imprese «è fondamentale un processo di semplificazione e sburocratizzazione delle normative». Il titolare del dicastero per le Imprese e il Made in Italy chiama in causa le istituzioni europee, che a suo dire devono adottare «una politica industriale assertiva e coesa». E, come è immancabile da destra, arriva anche l’attacco al Green deal. Se in particolare il settore automotive è «al collasso», dice Urso, la colpa è delle norme riguardanti la transizione green: «Quando entra in crisi l’auto, per evidenti responsabilità, in quella follia ideologica che è stata il Green deal, di conseguenza entrano in crisi coloro che realizzano componenti per le auto», dice il ministro, e per questo «il problema va affrontato alla radice». Ecco dunque come Urso spiega, nel corso degli Stati generali dell’industria svolti questa mattina a Roma, il non esaltante stato attuale dell’industria italiana e le soluzioni per voltare pagina.

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Quella del ministro è però una narrazione che viene smentita decisamente dal Pd, con l’europarlamentare e responsabile Conversione ecologica dem, Annalisa Corrado, che sottolinea: «Sono 26 mesi che l’industria italiana arretra. Il Governo taglia praticamente tutto il fondo per l’automotive, vara un piano “transizione 5.0” che si rivela poi totalmente fallimentare, non muove un dito per salvare famiglie e imprese dalla predazione dei colossi dell’energia, non ha uno straccio di idea… E oggi il ministro Urso vuole spiegarci che la colpa è del Green deal? Ma per favore. È come un bambino colto con le mani nel barattolo della marmellata che tenta di dare la colpa al gatto». Per la parlamentare europea, «se vogliamo davvero abbassare le bollette, liberarci dai ricatti degli esportatori di gas, Putin e Trump compresi, e ridare fiato alla nostra industria, la ricetta è chiara: è fatta di efficienza energetica, di reti, accumuli, fonti rinnovabili, economia circolare, innovazione per la decarbonizzazione dell’industria pesante. In sintesi? Green deal. Se è il nome a non piacere chiamiamolo anche Caio o Sempronio, basta che si smetta di scherzare con la vita e con il futuro delle persone».

Quelle di Urso sono esternazioni che non stanno in piedi anche per il responsabile Economia e finanze, imprese e infrastrutture del Pd, Antonio Misiani: «Urso sta superando se stesso nello sport dello scaricabarile, ma si conferma totalmente inadeguato come ministro dell’industria», dice il parlamentare dem. «A detta del ministro Urso il crollo della produzione industriale, in atto ininterrottamente da 26 mesi, sarebbe colpa dell’Europa. Nemmeno un cenno di autocritica, invece, sulle scelte disastrose del governo Meloni, dall’aumento delle tasse sulle imprese (3 miliardi annui in più per effetto dell’eliminazione dell’Ace) al fallimento del piano Transizione 5.0 fino alla totale inerzia sui costi dell’energia, denunciata anche da Confindustria. Per Urso è sempre colpa di qualcun altro. Sono maestri nel non assumersi alcuna responsabilità. Ma stanno condannando l’Italia alla deindustrializzazione, senza muovere un dito».



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