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«La situazione dell’impianto è critica, ma senza acciaio non c’è sviluppo»


Ministro Urso, dopo l’incendio all’ex Ilva di Taranto sono emersi dubbi sui tempi della messa in sicurezza dell’impianto. Lei che valutazioni può fare oggi?
«Sabato scorso, a Taranto, avevo sollecitato con urgenza l’autorizzazione alla messa in sicurezza degli impianti, consapevole che ogni ora poteva fare la differenza, sulla base delle stesse rilevazioni che erano state consegnate all’autorità giudiziaria. La situazione dell’impianto ora è critica: l’Afo 1 sembra definitivamente compromesso e, come chiarito dalla stessa Procura, la causa sembra imputabile alle diverse valutazioni dell’Arpa regionale alle quali si è affidata. Ora non è il momento delle recriminazioni, anche se sono già chiare le responsabilità – avvalorate da quanto presentato in tempo alle autorità dai responsabili dello stabilimento -, ma quello delle soluzioni, per quanto ancora possibili. Senza acciaio non c’è sviluppo e, senza gas, non può esserci una vera transizione verso la sostenibilità».

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La decarbonizzazione resta l’obiettivo strategico come da lei più volte sottolineato?
«Assolutamente. Vogliamo fare dell’ex Ilva un esempio concreto di riconversione industriale sostenibile, dove lavoro, salute e ambiente possano finalmente coesistere. Regioni e Comuni hanno dimostrato altrove quanto sia determinante agire insieme, nella stessa direzione, per rendere sostenibili gli investimenti industriali: mi riferisco al contributo di Regione Umbria e Comune di Terni per la siderurgia di AST, alla Toscana e a Piombino per i due importanti investimenti nell’acciaio di altre imprese straniere, alla Regione Sicilia e al Comune di Catania per la vicenda STMicroelectronics. È tempo che accada lo stesso anche a Taranto, dove tutti sono chiamati a fare la propria parte: per il rilascio delle autorizzazioni, per la realizzazione delle infrastrutture, così come per l’uso migliore delle risorse per contribuire alla sostenibilità dell’investimento. Solo se tutti agiscono in modo responsabile, in piena condivisione d’intenti, si può vincere questa sfida».

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Torniamo all’incidente: i danni sono particolarmente ingenti, l’impatto sugli occupati in termini di Cassa Integrazione è significativo e, a quanto pare, non sarà possibile raggiungere i 6 milioni di tonnellate di produzione. Questo scenario è preoccupante…
«Con l’altoforno 1 fuori uso, la capacità complessiva si riduce di un terzo, con conseguenze sugli obiettivi industriali e, di conseguenza, sull’occupazione diretta e sull’indotto, che a Taranto rappresenta una parte fondamentale del tessuto economico locale. Questa emergenza, però, deve contribuire ad accelerare il cambiamento. Vogliamo far ripartire al più presto Afo 2, che, nel giro di qualche mese, potrebbe affiancarsi all’altoforno 4, l’unico attualmente rimasto in funzione. Serve una visione condivisa per trasformare gli impianti in una realtà d’avanguardia, in linea con i più alti standard ambientali, sanitari, tecnologici e di sicurezza. È su questa sfida che stiamo lavorando come Governo, coinvolgendo tutti i Ministeri competenti Mimit, Mase e Salute insieme agli enti territoriali nella piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato che ha sempre contraddistinto la nostra azione».

Lei aveva più volte spiegato che al rilancio del sito erano collegati altri investimenti a Taranto e in Puglia per sostenere la ripresa dell’economia regionale. Cambieranno tempi e prospettive?
«Il Governo è fortemente impegnato nel sostenere la ripresa economica della Puglia attraverso investimenti strategici e una politica industriale mirata. Taranto deve diventare un polo di eccellenza per l’industria siderurgica green in Europa, perché la politica industriale del nostro Paese passa anche attraverso questo. Il rilancio dell’ex Ilva è poi strettamente connesso a un piano di sviluppo più ampio che interesserà l’intero territorio. Il Tavolo con le aziende che ci hanno manifestato progetti di investimento a Taranto, che ho convocato per lunedì prossimo, sarà l’occasione per affrontare questi temi in maniera coordinata, valorizzando anche il ruolo fondamentale delle istituzioni locali. La Puglia non è solo Ilva, ma molti investimenti dipendono proprio dalla ripresa della produzione siderurgica. Per esempio, quelli sulla carpenteria metallica, sulla cantieristica per l’eolico offshore, sulla meccanica e sul sistema ferroviario. Infine, il Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile che era stato ideato 15 anni fa ma mai realizzato, rappresenta una pietra miliare nella strategia di rilancio industriale e sostenibile del Meridione».

Il Sud è la novità più incoraggiante per l’attuale sistema Paese, con tassi di crescita superiori alla media nazionale per tre anni consecutivi. Pensa che l’industria manifatturiera del Sud sia in grado di mantenere questa traiettoria a breve e medio termine?
«Il rilancio industriale del Sud è una priorità per il Governo e i segnali che arrivano sono sicuramente incoraggianti. La Puglia, in particolare, sta vivendo una fase di grande dinamismo, con investimenti significativi in diversi settori e progetti strategici che genereranno nuovi posti di lavoro e stimoleranno la crescita di filiere industriali sostenibili. L’obiettivo è trasformare il Sud in un polo di eccellenza per l’industria manifatturiera e l’innovazione tecnologica. La capacità di reinvenzione di questo territorio è straordinaria, e sono convinto che, con un piano di sviluppo mirato, il Mezzogiorno potrà mantenere questa traiettoria positiva a medio e lungo termine grazie anche alle caratteristiche del territorio che si prestano ad attrarre investimenti in Data Center o in strutture di stabilizzazione della rete elettrica come i sistemi di accumulo dell’energia a batteria».

La Zes unica ha rilanciato gli investimenti e l’attrattività del Sud. È da qui che passa anche la sfida dell’Intelligenza Artificiale e dell’innovazione tecnologica, magari con capitali stranieri?
«La ZES unica rappresenta una leva fondamentale di rilancio, fungendo da catalizzatore per nuovi investimenti, sia nazionali che internazionali. Con la creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e l’adozione di politiche che incentivano la transizione tecnologica e digitale, la ZES diventa un punto di riferimento per l’innovazione, in particolare nei settori emergenti come l’intelligenza artificiale. Stiamo lavorando per attrarre capitali stranieri e per rendere il Sud un polo di eccellenza nell’innovazione tecnologica, grazie anche all’integrazione degli strumenti di sburocratizzazione conferiti al Commissario ZES, con i poteri speciali dell’Unità di missione attrazione e sblocco degli investimenti, istituita presso il Mimit. La sfida dell’IA è cruciale non solo per l’industria manifatturiera, ma anche per altri settori, come la salute, la mobilità e le infrastrutture. Il Governo è impegnato in questa direzione, convinto che la ZES rappresenti un’opportunità strategica per il Sud, favorendo l’ingresso di nuove tecnologie, investimenti e competenze. Il nostro obiettivo è far sì che il Sud non solo partecipi, ma diventi protagonista della rivoluzione digitale e tecnologica che sta trasformando l’economia globale».





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