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Usa-Iran, dialogo riaperto a Roma: “L’Italia può essere ponte di pace ed energia”



(Teleborsa) – “In un contesto geopolitico complesso come quello attuale, le relazioni tra Usa e Iran rimangono un nodo cruciale per la stabilità globale. Dopo anni di attriti e minacce reciproche, il summit tenutosi a Roma il 19 aprile scorso tra Usa ed Iran sembra aver aperto nuove opportunità di dialogo da esplorare, anche e soprattutto alla luce del viaggio di Donald Trump in Medio Oriente. Tuttavia, resta ancora incerto se questo segnale positivo sarà sufficiente a superare le storiche diffidenze reciproche”, commenta l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, direttore dell’Istituto di politica internazionale e studi geostrategici delle Camere penali internazionali.

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Un nuovo round di incontri è previsto a Riad tra Usa ed Arabia Saudita tra Trump e Mohammed Bin Salman (Mbs) con obiettivi Gaza e Iran e successivamente anche trilaterali, in Qatar, anche alla presenza delle massime autorità iraniane.

“La questione nucleare iraniana è da anni al centro del dibattito internazionale. L’Iran insiste nel definire il suo programma come esclusivamente pacifico, ribadendo attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri Esmeail Baqaei che l’arricchimento dell’uranio a fini civili è irrinunciabile. Questo scenario ha portato Israele a pianificare un attacco ai siti nucleari iraniani, piano recentemente bloccato da Donald Trump per favorire un percorso diplomatico: ripristino delle ispezioni dell’Aiea, eliminazione progressiva delle sanzioni statunitensi e rinuncia dei paesi E3 (Regno Unito, Germania, Francia) allo ‘snapback’ possibilità di riprendere le esportazioni petrolifere e di gas e, per finire, accesso agli asset finanziari iraniani congelati”, prosegue Tirelli.

I risultati del summit di Roma

L’incontro romano del 19 aprile scorso è stato definito positivo da entrambe le parti. Il formato indiretto dei colloqui, con l’Oman come intermediario, ha consentito di mantenere le distanze diplomatiche pur favorendo un confronto costruttivo. L’Italia, scelta come sede neutrale dopo l’esclusione del gruppo E3, punta ora a rafforzare il suo ruolo diplomatico. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha enfatizzato la volontà italiana di rappresentare una “capitale di pace e dialogo”. Nonostante ciò, rimangono ostacoli rilevanti: Ali Shamkhani, alto consigliere iraniano, ha sottolineato che nessun accordo sarà possibile senza la fine delle minacce israeliane e la revoca completa delle “sanzioni ingiuste”.

Il caro-energia e la necessità di diversificazione

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“Dal punto di vista energetico, gli scenari attuali per l’Ue sono caratterizzati da una forte spinta verso la diversificazione delle fonti e un’accelerazione della transizione ecologica che desta non poche perplessità”, sottolinea ancora Tirelli. “Lo stop al gas russo ha agito da catalizzatore, evidenziando la vulnerabilità della dipendenza da un singolo fornitore, per quanto apparentemente solido. E provocando danni significativi alle imprese Ue, in particolare a quelle energivore come i settori chimico, siderurgico e manifatturiero. L’impennata dei prezzi dell’energia ha aumentato i costi di produzione, riducendo la competitività a livello globale”.

“Il tema dell’energia non è ‘un problema’: è ‘il problema’ perché mette a rischio la tenuta delle imprese“, ha giustamente chiarito il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Pensiero successivamente ripreso con forza anche da Antonio Visconti, presidente Ficei (la federazione che raggruppa i consorzi industriali di tutt’Italia) che ha aggiunto: “Il vero nemico della competitività si chiama “caro-energia”. È la prima causa di sofferenza per le imprese italiane, il punto debole che rischia di far saltare l’intero sistema industriale”.

Parallelamente alle trattative ufficiali, l’Italia, grazie ai suoi imprenditori, si muove sottotraccia. È stato il caso di Fulvio Cordaro, imprenditore ravennate, legato alla famiglia Ferruzzi e purtroppo recentemente scomparso. Cordaro ha promosso la costruzione di impianti energetici ed investimenti infrastrutturali grazie alla Serendebity Srl di Davide Pracchi. È stato sottoscritto in partnership con imprenditori locali un accordo da 500 milioni di dollari con il governo del Kurdistan iraniano, territorio strategico per il passaggio di una pipeline di trasporto gas inserita da oltre un decennio nel piano di investimenti di NIGC, l’azienda iraniana per le esportazioni di Gas. Tra i partner di questo ambizioso progetto di Cordaro vi erano un consulente monegasco, capofila di un gruppo di investitori italiani ed un imprenditore inglese, residente da anni in provincia di padova e vicino a una nota dinastia dell’hôtellerie di lusso. L’obiettivo è creare un punto di passaggio per permettere il trasporto di gas dall’Iran verso occidente.

Mantenere il dialogo con Iran e Asia orientale

“Per evitare nuove dipendenze e permettere una nuova competitività alle imprese italiane, servono più imprenditori come Cordaro e meno retorica. L’Italia deve saper mediare tra Bruxelles e Mascate, tra Washington e Sanandaj”, ha concluso Tirelli. “Mantenere un ponte con il Medio Oriente e l’Est asiatico è vitale per la sicurezza energetica futura. Imprenditori come Cordaro hanno avuto una visione rara: capire che la vera influenza passa prima dagli investimenti e solo dopo dalle conferenze stampa”.

(Teleborsa) 14-05-2025 16:52



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