A due anni esatti dalla devastante alluvione del 16 maggio 2023 che colpì l’Emilia-Romagna, su 86.000 cittadini e imprese che hanno subito danni per 8,9 miliardi di euro, solo «il 3,5% ha ricevuto un contributo. Dei 24.319 nuclei familiari che hanno presentato richiesta, ne sono stati liquidati solo 2.992, per un totale di 131 milioni di euro, meno del 2% del totale stimato. Ancora più gravi i dati sulle imprese: su 4.749 richieste, solo 468 sono state pagate. È un dato sconfortante che testimonia l’abbandono in cui sono stati lasciati migliaia di lavoratori e imprenditori».
È quanto denuncia oggi il leader di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, che è tornato nei territori colpiti per constatare le condizioni ancora critiche in cui vivono cittadini, lavoratori e imprese.
«La Regione Emilia Romagna ha stimato un fabbisogno complessivo di oltre 4,5 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio romagnolo, ma finora lo Stato ha stanziato appena 953 milioni di euro. Mancano all’appello oltre 3 miliardi di euro – continua Bonelli – Un fatto di una gravità inaudita è che solo 10 giorni fa, ovvero dopo due anni dall’alluvione, è stato approvato un decreto dal CdM che prevede la composizione degli organi della struttura commissariale e l’istituzione di un fondo per la riduzione dal rischio idraulico ma che vara efficacia a partire dal 2027: una follia. È evidente che ci troviamo di fronte a una rimozione politica di quanto accaduto e degli effetti della crisi climatica. Mentre il governo destina miliardi a grandi opere inutili e al riarmo militare, abbandona le comunità che hanno perso casa, lavoro e certezze».
La visita si inserisce nel contesto del sostegno politico alle candidature di Sara Londrillo, già assessora comunale, e Denis Derni, consigliere e infermiere del 118, in corsa per le elezioni comunali del 25 e 26 maggio a Bertinoro. Al Bar Nadiani e di fronte alle Terme, colpite dall’alluvione, Derni ha ricordato con voce commossa i giorni dei soccorsi, visti anche dall’alto dell’elicottero: «È stato terribile vedere i propri territori sommersi dalle acque, le frane scivolare anche durante i sorvoli, tetti raggiunti dal fango e il timore che gli abitanti non fossero riusciti a fuggire in tempo».
«Punteremo al consumo di suolo zero, promuovendo la rigenerazione urbana, il riuso dell’esistente e la tutela dei suoli agricoli – conclude Londrillo – lo integreremo inoltre con le nuove linee guida regionali contro il dissesto idrogeologico e per l’adattamento climatico».
È chiaro che lo Stato non sta rispondendo con l’impegno che le circostanze richiederebbero. Basti osservare che nel novembre scorso il ministro Pichetto ha predisposto lo stanziamento di 280 mln di euro contro il dissesto idrogeologico, ancora una volta di una goccia nel mare: per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 38,5 miliardi di euro complessivi in un decennio (in linea con gli investimenti stimati già nel 2019 per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione “Italiasicura”, che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni).
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