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“Il futuro del settore ortofrutticolo passa dalla digitalizzazione”


di Federico Tommasini

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per le aziende

 

Valentino di Pisa, presidente di Fedagromercati-Confcommercio, la federazione nazionale degli operatori grossisti ortofrutticoli all’interno dei centri agroalimentari, guarda con fiducia alle sfide che attendono il settore. Intanto a Bologna ecco ‘Agrofutura in città’: nell’ambito del progetto firmato QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino e La Nazione, l’iniziativa in collaborazione con Ascom prevede che 23 esercizi commerciali selezionati della città, domani, aprano le proprie porte per far scoprire da vicino prodotti della filiera agroalimentare eccezionali. Ristoranti, bistrot e panetterie proporanno un menù speciale per fare festa.

Di Pisa, quanto sono importanti iniziative come Agrofutura?

“Sono momenti fondamentali per valorizzare l’agricoltura e integrare con essa sempre di più le dinamiche urbane. L’agroalimentare è un settore che in Italia è molto sentito, c’è una evidente vocazione e non solo in Emilia Romagna, ma in tutto il Paese, da nord a sud. Un momento per vedere l’agroalimentare in tutte le sue forme, d’altronde la nostra filiera rappresenta 550 miliardi di euro di Pil ogni anno, il comparto che pesa di più in Italia. Io ci sarò, concludendo il festival con un intervento a palazzo Pepoli sabato alle 12.30”.

Al fianco delle aziende del comparto ortofrutticolo c’è Fedagromercati. Qual è il profilo di queste imprese?

“Fedagromercati è un’associazione che rappresenta tutto il settore dell’agroalimentare. Rappresentiamo 750 aziende con 13 miliardi di fatturato e con circa 500 addetti per un movimento di 11 milioni di tonnellate di merce. Sono aziende che fanno transitare sul mercato il 40- 50 per cento di quello che arriva sulla tavola. È un comparto per certi versi sconosciuto perché lavora sempre di notte, facendo confluire prodotti da tutto il Paese e il mondo. Nell’ultimo periodo questi mercati sono stati ammortizzatori dell’inflazione perché grazie alla loro capacità di conferire tanti prodotti hanno garantito trasparenza del prezzo e soprattutto concorrenza”.

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Come stanno al momento queste aziende?

“Dall’inizio della guerra in Ucraina è chiaro che abbiamo subito l’aumento dei prezzi, come del resto tutta l’economia. Fatti i conti con questa situazione le cose sono cambiate e si sono complicate, ma era inevitabile. Poi ci sono i cambiamenti climatici e le difficoltà ambientali, insomma una tempesta perfetta che si è abbattuta tutta insieme”.

Un settore in cui si deve sempre di più coniugare la tradizione all’innovazione. Come ci si riesce?

“La vera capacità di queste imprese è quella di adeguarsi a sistemi ed abitudini che cambiano nel tempo. Da qualche anno a questa parte stiamo registrando modifiche nei consumi perché il cliente sta cambiando. I millennial ad esempio affrontano l’ortofrutticolo in maniera differente da come lo fanno i cinquantenni. Mi vengono in mente i prodotti tropicali come gli avocado che negli ultimi quattro anni hanno quadruplicato la loro quota di vendite. Il clima poi ha inciso tanto, ora non viene coltivato più solo nei luoghi tropicali, ma anche in Sicilia dove molti hanno abbandonato la produzione di arance per fare posto agli avocado”.

In Europa quali sono i maggiori competitor dell’Italia?

“Per la produzione la Spagna, mentre il competitor commerciale per eccellenza è l’Olanda che vende molti prodotti italiani. Per essere sempre più competitivi dovremmo affrontare alcune tematiche come fanno gli spagnoli, con una strategia unica, come un paese. Mentre noi siamo ancora governati dai soliti campanilismi. Oltre i Pirenei i mercati ortofrutticoli sono 25, in Italia sono 121: questo dimostra come venga affrontata la tematica”.

Un bilancio di metà anno?

“Voglio partire da più indietro. Il calo dei consumi si è iniziato a registrare una decina di anni fa. Poi nel 2023 si è arrestato e l’anno dopo è migliorato ancora. Poi quest’anno notiamo che i consumatori stanno rispondendo molto bene, siamo allo stesso livello del 2024. In dieci anni abbiamo perso tanto. Ci vuole anche un piano elaborato di comunicazione, in cui tutti gli attori devono collaborare insieme per dare maggiore consapevolezza sulla salute a il cibo. Un impegno che deve essere preso dal sistema paese e non può essere affidato alle singole imprese”.

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Come cambierà il comparto ortofrutticolo?

“Il futuro dell’ortofrutticolo deve passare per la digitalizzazione e i nuovi servizi. Una volta si aspettava il cliente al mercato e così finiva il lavoro. Oggi dobbiamo essere capaci di offrire noi prima di tutto i prodotti, portarli a casa e adeguarci alle abitudini che sono cambiate. Tenere poi conto dello sviluppo dell’horeca e dei ristoranti, adesso si mangia fuori casa sempre di più. Insomma, sono diverse le sfide del settore”.



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