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Previdenza, ecco perché i lavoratori devono poter scegliere il fondo pensione. Parla Ugo Loeser (Arca Fondi)




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Ultim’ora news 16 maggio ore 14


Due ricette per la previdenza complementare. Da una parte l’iscrizione automatica dei lavoratori tramite nuove finestre di silenzio assenso. Dall’altra la possibilità per i lavoratori di scegliere liberamente dove destinare il trattamento di fine rapporto (tfr) e il contributo datoriale: ai fondi di categoria oppure a quelli aperti disponibili sul mercato. «Solo così si crea vera concorrenza tra gestori e si stimola un miglioramento della qualità e dei costi dei prodotti», spiega a MF-Milano Finanza Ugo Loeser, amministratore delegato di Arca Fondi Sgr. La società, che gestisce il maggior fondo pensione aperto in Italia che gestisce il maggior fondo pensione aperto in Italia per patrimonio netto con 5,4 miliardi di euro di masse a fine aprile, è arrivata a fine 2024 a 47 miliardi di euro di masse (con obiettivo 50 miliardi) e punta al milione di clienti.

Domanda. Partiamo dal silenzio assenso.

Risposta. Il tfr oggi resta spesso in azienda o finisce all’Inps per inerzia, anche quando non è la scelta migliore. Dovremmo arrivare a una situazione in cui la scelta di default sia il conferimento automatico del tfr a un fondo pensione, salvo che il lavoratore scelga attivamente un’alternativa.

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D. E la portabilità?

R. Oggi il contributo datoriale è spesso vincolato al fondo negoziale previsto dal contratto collettivo. Noi, anche all’interno dei canali di Assogestioni, proponiamo che ogni lavoratore possa scegliere liberamente dove destinare il proprio tfr e il contributo del datore: che sia al fondo di categoria o a un fondo aperto come il nostro o di altri operatori dell’industria.

D. I costi sono un tema dibattuto. Che differenza c’è tra fondi aperti e negoziali?

R. Sul piano delle adesioni collettive i nostri fondi costano quanto i fondi negoziali. Parliamo di circa 40 punti base. Il problema si pone nelle adesioni individuali, dove incidono i costi di distribuzione e consulenza, che per natura sono più elevati. I costi della distribuzione nella previdenza individuale pesano tra i due terzi e i tre quarti del costo totale del prodotto. Anche lì, se ci fosse più scala potremmo abbatterli ulteriormente.

D. Serve un incentivo per le adesioni collettive?

R. Sì, ed è quello che stanno proponendo anche alcune forze politiche. Siamo favorevoli a tutte le proposte che incentivino le aziende ad aderire a fondi pensione per i propri dipendenti, sia per i vantaggi fiscali che come forme di welfare aziendale per i dipendenti.

D. Come possono i fondi pensione contribuire a migliorare il problema della scarsa cultura previdenziale italiana?

R. Investendo nell’economia reale. I fondi pensione hanno orizzonti lunghi, non hanno problemi di liquidità, e possono permettersi investimenti in private equity ed infrastrutture. Questo finanzia la crescita e tutela il tenore di vita futuro dei risparmiatori. È un messaggio cruciale anche dell’agenda Draghi, ed è la visione condivisa da Cdp e dal Fondo Italiano d’Investimento. Se lasciamo che i nostri risparmi continuino a restare immobili o male investiti, saranno gestiti da soggetti stranieri, e non avremo strumenti per partecipare alle decisioni strategiche del Paese. Abbiamo 4 mila miliardi di risparmio privato in Italia: non possiamo più permetterci di sprecarlo.

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D. Tornando ad Arca, quali sono le direttrici strategiche per il futuro?

R. Primo, l’innovazione di prodotto per il canale retail, ad esempio fondi a finestra o fondi di tipo target date. Secondo, gli investimenti in economia reale: abbiamo circa il 10% di mercato nei Piani Individuali di Risparmio. Terzo, valorizzare il nostro fondo di private equity: i mercati privati sono la derivazione diretta del risparmio pensionistico, e tramite il nostro comparto vogliamo valorizzare l’eccellenza dell’economia tricolore, cioè le medie imprese. E quarto, proseguire nel nostro programma Previverso di formazione previdenziale nelle aziende, grazie al quale stiamo già siglando un contratto collettivo a settimana, portando la cultura delle adesioni sui luoghi di lavoro. (riproduzione riservata)



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