L’integrazione della sostenibilità nel business è un tema e un confronto ormai aperto presso molte aziende e il convegno su la terza via della sostenibilità ha permesso di analizzare come viene vissuto presso alcune delle realtà che hanno scelto di mettere la sostenibilità al centro della loro strategia.
Competitività e innovazione: la sostenibilità sta cambiando gli scenari aziendali
Affrontando le sfide normative e di mercato, e presentando casi concreti di come l’impegno ambientale e sociale generi valore e attragga clienti e talenti la prima tavola rotonda ha visto i contributi di Andrea Moschini, COO di Laminazioni Sottili; Simone Pala, Responsabile Climate Change di Pirelli; Marco Stampa, Head of Sustainability Governance di Saipem; e Eleonora Venturini sustainability manager di Bolton Home e Personal Care.
Andrea Moschini ha ricordato i 100 anni di storia di Laminazioni Sottili e ha evidenziato il legame tra attività sostenibili e ritorno economico, anche se non nel brevissimo termine. Per un’industria “hard to abate” contribuire alla decarbonizzazione con le tecnologie attuali è difficile, ma la spinta del mercato e del consumatore finale ha aumentato la richiesta di sostenibilità. I vantaggi sono tanti e includono la partecipazione a bandi nazionali come quelli del PNRR, l’apprezzamento dei clienti per prodotti e processi più sostenibili, e l’accesso a nuovi mercati. Anche i giovani talenti credono fortemente in questo modello di business.
Moschini si dichiara poi un sostenitore della CSRD perché permette di confrontarsi con numeri oggettivi e sottolinea l’importanza della collaborazione con i clienti per sviluppare prodotti e tecnologie che portino benefici ambientali, citando il Life Cycle Assessment (LCA) come strumento fondamentale.
Simone Pala di Pirelli descrive la sostenibilità come parte del modello di business dell’azienda, ricordando come i prodotti si muovono sempre più nella direzione “green” con materiali su base “bio-based”. Sottolinea le difficoltà legate alle normative europee e mette in evidenza che Pirelli continua nella sua politica sul climate change, fissando target ambiziosi di decarbonizzazione. Dal lato della competitività, Pala conferma che i clienti di oggi e di domani sono sempre più attenti ai prodotti sostenibili. Questo atteggiamento rappresenta una spinta verso un modello di business sempre integrato con la sostenibilità. Esempi concreti includono il lancio nel 2023 del primo prodotto con oltre il 55% di materiali bioriciclati e l’utilizzo di gomma naturale certificata per i pneumatici F1.
Marco Stampa ritiene che la sostenibilità sia un “percorso lungo e difficile” e ricorda come Saipem operi in oltre 50 paesi con 30.000 dipendenti, fornendo servizi di ingegneria e costruzione al mondo dell’energia e alle infrastrutture sostenibili, in una modalità di “enabler della transizione energetica”. La sostenibilità per Stampa è presente su “due lati di una stessa medaglia”: la gestione dei rischi (salute, sicurezza, ambiente, climate change, biodiversità) e la creazione di valore. In particolare la creazione di valore avviene realizzando condizioni che supportano la transizione, come, ad esempio, l’incremento del portafoglio ordini nel montaggio di pale eoliche offshore. Nonostante il contesto complesso a livello di geopolitica, di tecnologie, di politiche pubbliche e l’incertezza, è però possibile lavorare sulla gestione dei rischi generati dalle operazioni e massimizzare il valore offerto al mercato.
Stampa ritiene inoltre che la mano pubblica debba orientare il mercato e che la “terza via della sostenibilità” è da ricercare anche in una forma di competitività, che impone di rispettare certi parametri ambientali e di sicurezza come vere e proprie regole di mercato. In conclusione nella sua visione la vera competitività e innovazione risiede nell’offrire “soluzioni tecnologiche che consentano al mercato di andare nella direzione della sostenibilità”, come nel caso dei brevetti e, per fare un esempio, nello sviluppo di capacità offerte dalla Carbon Capture and Storage.
Eleonora Venturini di Bolton Home e Personal Care, sottolinea la “tensione” tra le correnti negazioniste riemerse e il contesto normativo europeo che impone di cercare un nuovo “binario corretto“. L’azienda ha intrapreso da anni un percorso di sostenibilità con responsabilità, continuando a generare valore per gli stakeholder. Venturini ricorda come tutto questo si traduce in marchi che permettono stili di vita più sostenibili, in una riduzione della carbon footprint dei prodotti e nel supporto a iniziative rigenerative, sempre con grande attenzione e impegno al coinvolgimento di tutti gli attori della catena del valore.
Venturini aggiunge inoltre come questi elementi siano “vivamente integrati nel modello di business” anche grazie a un piano strategico quinquennale che riesce a integrare azioni volte allo sviluppo del business e al rispetto degli impegni ambientali ed economici.
Sul tema competitività e innovazione l’integrazione della sostenibilità è vista come un fattore cruciale anche per come si sta affrontando la “rivoluzione del rapporto tra packaging e sostenibilità“, il ciclo di vita dei prodotti e il ripensamento a livello di design, il tutto in un impegno che richiede sviluppo di know-how e di partnership tecnologiche.
Tra evidenze scientifiche e sfide aziendali prende forma un nuovo rapporto tra competitività e innovazione
Un secondo dibattito ha visto poi i contributi di Alessandra Prampolini, Direttore Generale di WWF Italia; Stefano Mariotti, Amministratore Delegato di Manifatture Sigaro Toscano e di Michele Faggioli, Amministratore Delegato di Lu-Ve Group. Un confronto che ha esplorato come i trend ambientali, supportati da dati scientifici, stiano ridefinendo il contesto competitivo per le aziende; come l’emergere del “nuovo negazionismo” e la drastica riduzione della biodiversità su settori specifici come l’agricoltura impongano di ripensare i modelli di business e di affrontare la complessità normativa e culturale.
Alessandra Prampolini, Direttore Generale di WWF Italia ricorda come le complicazioni e complessità ambientali siano evidenti da decenni, ma sono diventate molto più esplicite negli ultimi anni. Le evidenze scientifiche su ciò che sta accadendo sul pianeta sono “incontrovertibili”. Il problema è però nella convinzione di poter controllare ciò che non è del tutto controllabile poiché “noi siamo ospiti” del pianeta che ci racchiude e dobbiamo tener ben presente questa condizione.
La stragrande maggioranza delle aziende ha scelto la sostenibilità, aggiunge, anche perché la “competizione sulle risorse naturali è reale” e l’impatto sul benessere delle persone è e sarà sempre più evidente.
Michele Faggioli, Amministratore Delegato di Lu-Ve Group azienda attiva nel settore della refrigerazione e del condizionamento sottolinea che “sta cambiando il contesto in cui competiamo”. Ignorare questo cambiamento è un rischio per le imprese e per le persone. Lu-Ve ha sempre puntato all’innovazione ad esempio per risparmiare materiale, per ridurre il consumo energetico e per migliorare costantemente i prodotti. Tutti fattori che uniscono sostenibilità e business. Negli ultimi anni, l’azienda sta trasformando questo percorso per creare un ulteriore valore aggiunto, riconoscendo che è necessario “sedersi al tavolo con altri stakeholder” per unire realmente sostenibilità e business. I prodotto sono utilizzati nell’ambito di impianti spesso complessi dove sono in relazione con altri sistemi e dove operano altri attori. Il risultato finale (ad esempio un minor consumo energetico dell’impianto intero) dipende dalla collaborazione di tutti gli attori coinvolti. L’azienda si sta adoperando per questo per cambiare il punto di osservazione del proprio business anche allo scopo di analizzare il modo in cui si competerà in futuro, dove le risorse saranno finite.
Stefano Mariotti, Amministratore Delegato di Manifatture Sigaro Toscano riflette a sua volta sull’impatto del cambiamento climatico su un business che conta qualcosa come 210 anni di storia. L’azienda utilizza un prodotto agricolo come il tabacco la cui qualità è fortemente impattata dal clima. Grandine o vento danneggiano le foglie, rendendole inutilizzabile per il sigaro e influenzando in questo modo anche la sostenibilità economica dei coltivatori.
Mariotti rileva poi una nuova coscienza ambientale che limita l’uso di certi prodotti e che porta a una migliore gestione delle risorse, come nel caso dell’acqua. Per questo è importante investire in formazione per gestire le risorse naturali in modo più responsabile.
In termini di risultati Mariotti sottolinea come Sigaro Toscano negli ultimi 4 anni ha diminuito l’utilizzo dell’acqua per la coltura del tabacco del 40% con progetti di agricoltura 4.0. Il cambiamento climatico (grandinate frequenti in zone come Toscana e basso Lazio) ha poi imposto la necessità di diversificare l’origine del tabacco, cercando paesi in Europa e Sud America. Questo approccio ha anche consentito una diversa sostenibilità del tabacco italiano permettendo la rotazione dei terreni e con un approccio che ha spinto l’azienda ha “reinventare” e “adattare” alcuni processi per gestire nuove forme di adattamento.
Riguardo al business futuro Mariotti invita a considerare l’impiortanza di anticipare i trend di mercato e riflette poi sul fatto che le aziende europee, se da una parte possono essere svantaggiate dall’applicazione di regolamenti rigorosi, nello stesso tempo stanno sviluppando una “sensibilità” che garantisce un vantaggio rispetto a imprese di altre aree del pianeta dove non c’è la stessa attenzione, ad esempio, ai temi dell’esaurimento dei terreni agricoli. E la conclusione è un ulteriore invito a tenere sempre assieme la sostenibilità economica con la sostenibilità ambientale e sociale.
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