Questa settimana ho partecipato a Roma a Codeway Expo, la manifestazione dedicata ai progetti e alle iniziative nel campo della cooperazione allo sviluppo.
La Regione Lombardia era presente con un proprio stand, insieme alle reti delle nostre organizzazioni non governative (ONG) e della società civile (OSC). Durante la manifestazione abbiamo organizzato un seminario dal titolo “Innovare con il territorio”, con un sottotitolo ancora più eloquente: “Il modello Lombardia tra partecipazione multiattori e cooperazione decentrata allo sviluppo”.
È stata l’occasione per illustrare pubblicamente il lavoro avviato un paio d’anni fa, con l’obiettivo di coinvolgere nei progetti di cooperazione allo sviluppo non solo le ONG e le OSC — gli “specialisti” del settore — ma tutto il sistema lombardo.
Per contribuire concretamente allo sviluppo internazionale, in particolare in Africa, è infatti necessario mettere in campo gli stessi attori che hanno reso possibile lo sviluppo nei nostri territori: le imprese, le realtà sociali, le istituzioni della conoscenza come università ed enti di formazione, e le istituzioni territoriali, come Regioni e Comuni.
Superare le difficoltà
Da questa consapevolezza è nato in Lombardia il Tavolo Multiattori della Cooperazione Internazionale, che ha visto la partecipazione congiunta delle nostre ONG e OSC, delle imprese e delle loro associazioni, delle università, degli enti di formazione, dei sindacati, dei centri di ricerca e dei rappresentanti degli enti locali.
Tutti sono stati chiamati dalla Regione a costruire insieme proposte e progetti di sviluppo territoriale che, partendo dalle domande e dalle esigenze dei Paesi destinatari, su basi paritarie, potessero valorizzare le competenze di ciascuno. Superando le difficoltà di soggetti abituati a parlare “linguaggi” diversi, si è avviato un dialogo che ha permesso di integrare obiettivi e modalità di lavoro, per uno scopo condiviso.
Tutto questo in stretta collaborazione con il Governo, in particolare con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la cui Direzione Generale — sotto la guida del Ministro Tajani, del Viceministro Cirielli e del Direttore Generale Stefano Gatti — sta dando un nuovo impulso alla cooperazione italiana.
Ucraina, Kenya, Mozambico, Tanzania, Tunisia
Come ho già avuto modo di sottolineare anche da queste pagine, la cooperazione allo sviluppo è la forma delle relazioni internazionali che più contribuisce alla pace. Non in modo astratto, ma creando le condizioni reali per far crescere i territori e i Paesi più svantaggiati, attraverso una collaborazione che costruisce ponti, non innalza muri. Una cooperazione che si radica nei valori più autentici dell’umanità: la solidarietà, l’aiuto reciproco — soprattutto verso chi ha più bisogno — l’amicizia tra i popoli, la collaborazione tra pari.
La Lombardia non può e non vuole restare indietro su questa strada. Al contrario, il nostro obiettivo è quello di tornare ad essere una punta di diamante della solidarietà internazionale: uno strumento concreto per affrontare e risolvere alcune tra le questioni più urgenti che ci coinvolgono, come la gestione dell’immigrazione e l’integrazione delle comunità straniere.
La cooperazione internazionale nasce dalla consapevolezza che lo sviluppo si costruisce dal basso, sul territorio, e richiede davvero la partecipazione di tutti gli attori. Non si impone dall’alto – neppure da parte degli Stati o degli organismi internazionali – perché questo rischia di produrre forme, anche sofisticate, di assistenzialismo.
I progetti che stiamo preparando e realizzando con il contributo di tutti questi soggetti, in Ucraina, in Kenya, in Mozambico, in Tanzania, in Tunisia e in tanti altri Paesi del mondo, sono un fiore all’occhiello del nostro lavoro sul fronte internazionale, e rappresentano il contributo più autentico che possiamo offrire alla pace e alla prosperità per tutti.
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