Il Garante per la privacy ha espresso parere positivo sul nuovo decreto del Ministero della Salute che riforma il Registro nazionale delle strutture autorizzate a praticare tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).
Il provvedimento introduce innovazioni significative, finalizzate a migliorare la raccolta e l’analisi dei dati relativi a questi trattamenti.
Via libera del Garante privacy alle novità sul Registro della procreazione assistita
Con questo aggiornamento, il Registro nazionale si prepara a diventare uno strumento ancora più efficace per garantire trasparenza, qualità e sicurezza nel campo della procreazione assistita, nel rispetto delle garanzie previste per la riservatezza dei dati personali.
Ampliamento dei dati raccolti
Una delle principali modifiche riguarda l’ampliamento dei dati raccolti: il Registro conterrà infatti anche le informazioni relative a ogni singolo ciclo di trattamento a cui si sottopongono le coppie. Questo livello di dettaglio, finora assente, consentirà di ottenere una fotografia molto più precisa delle dinamiche cliniche, sociali ed epidemiologiche legate alla PMA. L’obiettivo è duplice: da un lato, offrire agli operatori sanitari strumenti più avanzati per l’analisi e la valutazione degli esiti; dall’altro, allineare il sistema italiano agli standard informativi adottati nei principali Paesi europei, dove la raccolta dati su base ciclica è già una pratica consolidata.
Attraverso questa integrazione, sarà possibile monitorare con maggiore puntualità le diverse fasi del percorso terapeutico, individuare eventuali criticità, migliorare la programmazione degli interventi e accrescere la trasparenza dell’intero settore. Ne derivano benefici sia sul piano scientifico, grazie a dati più completi per la ricerca, sia sul piano istituzionale, in termini di governance e controllo.
Gestione delle informazioni personali conforme alla normativa sui dati sensibili
Il nuovo impianto normativo è frutto di un lungo confronto tra il Ministero e il Garante privacy, che ha fornito numerose indicazioni per assicurare che la gestione delle informazioni personali rispetti pienamente la normativa in materia di protezione dei dati. In particolare, l’Autorità ha richiesto una valutazione rigorosa della necessità e proporzionalità dei dati trattati, ponendo l’accento sulla distinzione tra dati anonimizzati (non riconducibili in alcun modo alla persona) e quelli pseudonimizzati (associabili all’identità solo tramite una chiave separata). Fondamentale, inoltre, la chiara definizione dei tempi di conservazione, per evitare l’archiviazione indefinita di informazioni sensibili.
Valutazione d’impatto sulla protezione dei dati
Un elemento centrale di questa revisione è la valutazione d’impatto sulla protezione dei dati (Data Protection Impact Assessment), redatta dall’Istituto Superiore di Sanità. Il documento rappresenta una mappa dettagliata dei potenziali rischi derivanti dal trattamento dei dati sanitari — per natura particolarmente delicati — e descrive in che modo siano state predisposte misure tecniche e organizzative per mitigarli. Tra queste, figurano protocolli di sicurezza informatica, criteri di accesso selettivi e strumenti per garantire la tracciabilità delle operazioni sui dati.
Il parere favorevole del Garante, dunque, non è un semplice via libera formale, ma l’esito di una valutazione accurata che mira a tutelare, in ogni fase, i diritti fondamentali degli individui, assicurando che l’innovazione nei sistemi informativi della sanità pubblica proceda di pari passo con il rispetto della riservatezza.
Il testo del parere
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