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Dazi sospesi, porti in attesa: il commercio UE-USA può ripartire dal mare


Mentre continua la pausa di 90 giorni sui dazi reciproci tra Unione Europea e Stati Uniti, il mondo economico lancia un chiaro appello ai governi di entrambe le sponde dell’Atlantico: servono scelte coraggiose per rafforzare la cooperazione transatlantica, a partire dai settori strategici della logistica, del commercio marittimo e delle infrastrutture.

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A rilanciare l’urgenza è BusinessEurope, la principale organizzazione delle imprese europee, che nel suo nuovo position paper pubblicato il 12 maggio sottolinea come il dialogo economico tra UE e USA rappresenti una leva fondamentale per la crescita e la competitività, specialmente in ambiti ad alta integrazione come shipping, portualità e blu economy. “Con 1,6 trilioni di euro di scambi annuali e oltre 5,3 trilioni di euro di investimenti incrociati, il rapporto UE-USA è il più integrato al mondo – ha dichiarato Fredrik Persson, Presidente di BusinessEurope – ma le recenti tensioni minacciano di compromettere decenni di collaborazione. Occorre scongiurare una guerra commerciale e costruire un’agenda positiva, fondata sulla riduzione dei costi, la semplificazione normativa e lo sviluppo sostenibile”.

Il settore portuale europeo guarda con particolare interesse alla distensione. Una rinnovata intesa transatlantica potrebbe significare meno barriere doganali, procedure armonizzate, e investimenti congiunti in tecnologie green per la logistica portuale. Con i porti europei sempre più impegnati nel processo di digitalizzazione e decarbonizzazione, la cooperazione con partner statunitensi diventa strategica anche per attrarre nuovi traffici e potenziare i corridoi intermodali.

Gli operatori marittimi, intanto, auspicano un accordo che metta fine ai dazi sui beni chiave della filiera – come componenti industriali, macchinari portuali e sistemi di automazione – e favorisca lo sviluppo del commercio digitale, eliminando i rischi di tassazione sulle trasmissioni elettroniche.

La blue economy, che include attività come la cantieristica navale, la pesca sostenibile, l’energia marina e il turismo costiero, è un altro fronte cruciale. L’eliminazione delle barriere commerciali e regolatorie potrebbe agevolare progetti congiunti di ricerca, innovazione e sviluppo infrastrutturale nei porti “blu”, in grado di stimolare crescita e occupazione lungo le coste europee e americane.

BusinessEurope propone una visione di lungo periodo, incentrata su partenariati industriali, accordi bilaterali settoriali e investimenti nelle reti infrastrutturali transatlantiche, anche nell’ottica di una maggiore resilienza delle catene di approvvigionamento. L’appello agli Stati è chiaro: meno dazi, più interoperabilità e una strategia condivisa che valorizzi le rotte marittime, la logistica sostenibile e la cooperazione doganale. “Non si tratta solo di evitare danni – conclude Persson – ma di cogliere un’occasione storica per rilanciare insieme la competitività globale, valorizzando i nostri porti e le infrastrutture marittime come asset strategici”.

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Con la finestra di tregua ancora aperta, il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta per una nuova geoeconomia transatlantica, più connessa, verde e competitiva.



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