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Calo filiali bancarie in abruzzo e molise, peggiora desertificazione finanziaria nelle aree interne


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L’anno 2024 segna un nuovo trimestre critico per la presenza delle banche in Abruzzo e Molise. Le due regioni confermano un trend negativo che coinvolge la chiusura crescente di filiali e una riduzione dell’accesso al credito. I dati segnalano un’ulteriore diminuzione degli sportelli, un calo significativo degli occupati nel settore bancario e un peggioramento nella concessione di prestiti, soprattutto verso le imprese locali. Questo scenario, denunciato dalle organizzazioni sindacali, mette al centro la difficoltà delle aree interne e la necessità di nuove strategie per contrastare la progressiva scomparsa dei servizi bancari tradizionali.

Disparità territoriale nella presenza degli sportelli bancari, le aree interne soffrono di più

La distribuzione degli sportelli bancari nei comuni abruzzesi e molisani conferma un divario significativo. In Italia, il 58% dei comuni dispone di almeno una filiale, mentre in Abruzzo questa percentuale scende al 39%. Tra le province, quella dell’Aquila registra il dato più basso: solo un quarto dei comuni ha almeno una banca. Situazione ancora più critica si presenta in Molise, con appena il 17% dei comuni dotati di sportelli bancari. A Isernia, una delle province molisane, si trovano sportelli solo in 5 comuni su 52, mettendo in luce una grave carenza territoriale.

Le aree interne di queste due regioni risultano le più penalizzate. La riduzione della rete bancaria ha un impatto diretto sulla possibilità di effettuare operazioni finanziarie di base. Chi risiede in queste zone è spesso costretto a spostarsi per accedere ai servizi o a rivolgersi a strumenti alternativi, come servizi online, che però non sono sempre accessibili o sufficienti, specie alle fasce più anziane o meno digitalizzate della popolazione.

Forte calo degli occupati bancari, tra le più alte riduzioni del paese

L’occupazione nel comparto bancario si è contratto in misura più marcata, con dati che superano di molto la diminuzione delle filiali. In Abruzzo, l’occupazione è diminuita del 19% negli ultimi cinque anni, un ritmo che supera di oltre due volte e mezzo quello nazionale, che si attesta intorno al 7%. Anche Molise affronta un calo rilevante, di circa il 14%.

Questi numeri indicano un ridimensionamento del personale ben più rapido rispetto alla chiusura degli sportelli. Ciò si traduce in una rete già più esigua ma anche meno capace di offrire servizi completi, con conseguenze dirette sul rapporto tra banche e clienti. Il fenomeno coinvolge soprattutto le sedi di piccole dimensioni, che subiscono la chiusura o la riduzione dei posti di lavoro, ampliando l’accesso limitato ai servizi e penalizzando il tessuto economico locale.

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Chiusura delle filiali in abruzzo e molise, una situazione aggravata rispetto alla media nazionale

Nel 2024, le filiali bancarie chiuse in Abruzzo sono diminuite del 2%, un dato che si presenta leggermente migliore rispetto alla media nazionale del 2,5% in calo, ma che non basta a contenere la perdita cumulativa degli ultimi cinque anni. In questo lasso temporale, l’Abruzzo ha subito una riduzione netta del 24,1% degli sportelli, posizionandosi come la terza regione più colpita a livello nazionale. Molise invece fa registrare un trend ancora più negativo: la diminuzione annuale delle filiali è pari al 3,8%, superiore alla media italiana.

Questa dinamica ha aggravato una situazione preesistente che vede Molise come la regione con il maggior calo di sportelli bancari, con un meno 25% in cinque anni. Il sindacato Fisac Cgil per le regioni Abruzzo e Molise definisce questo fenomeno come “desertificazione bancaria”, evidenziando l’emergenza di una progressiva sparizione dei punti di accesso ai servizi finanziari, in particolare nelle zone meno urbanizzate.

Riduzione del credito e aumento dei depositi, un quadro economico in equilibrio instabile

La domanda di credito ha subito una flessione decisa nelle due regioni, soprattutto per quanto riguarda i prestiti alle imprese. Nel 2024, mentre il calo a livello nazionale si attesta al 3,2%, Abruzzo e Molise hanno registrato rispettivamente riduzioni del 6,1% e 5%. La contrazione del credito viene associata a difficoltà crescenti per le aziende nel reperire finanziamenti necessari per mantenere o espandere l’attività.

Allo stesso tempo, emerge un andamento opposto per i depositi bancari. Negli ultimi cinque anni in Abruzzo e Molise, i depositi sono aumentati del 19%, quasi il doppio della media nazionale, che si attesta all’11%. Questa divergenza suggerisce una scarsa circolazione del denaro, dove risorse accumulate non si trasformano in nuove erogazioni di prestiti, segnalando un’incertezza del tessuto produttivo.

Il sindacato Fisac Cgil interpreta questo fenomeno come l’immagine di un’economia in stagnazione. Il maggiore incremento dei depositi non si traduce in nuova attività creditizia e quindi in sviluppo aziendale o occupazionale, con il rischio che la liquidità raccolta rimanga inattiva o non riesca a stimolare mercati locali già sofferenti.

Conseguenze sociali e nuove iniziative per il microcredito

L’indebolimento della funzione creditizia delle banche apre uno spazio per soggetti meno regolati, come i finanziatori di tipo usuraio. Questo fenomeno rappresenta un rischio concreto soprattutto per piccoli imprenditori e artigiani che faticano a trovare canali di credito tradizionali. Il ricorso a finanziamenti esterni a tassi elevati può aggravare le difficoltà economiche, con ricadute pesanti sulle famiglie e le attività.

Per affrontare questa crisi, nel 2024 è stato costituito l’Osservatorio Regionale sul Credito, che si propone di monitorare e intervenire sul fenomeno delle chiusure bancarie. L’organismo cerca di promuovere la collaborazione con gli istituti di credito per mitigare gli effetti negativi e sviluppare misure di microcredito rivolte a famiglie, piccole imprese e artigiani. Queste iniziative puntano a mantenere un livello minimo di servizi finanziari sul territorio, in particolare nelle zone interne, favorendo un supporto economico più diretto e meno legato ai grandi circuiti bancari.

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