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Commissione Ue: Previsioni economiche. Bene occupazione e inflazione. Deficit in aumento. “Servono riforme per la competitività”


(Photo European Commission)

“Nel 2024, la continua espansione dell’occupazione ha portato alla creazione di 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro nell’Ue, raggiungendo così un nuovo record per il numero di posti di lavoro nell’Unione”. In un quadro previsionale piuttosto fosco, la Commissione segnala una nota positiva in relazione all’occupazione. Nonostante la modesta crescita economica, “si prevede che l’occupazione aumenterà di altri 2 milioni di posti di lavoro entro la fine dell’orizzonte di previsione”. Si ritiene cioè che il tasso di disoccupazione scenderà a un nuovo minimo storico del 5,7% nel 2026. Sui salari si legge: “Dopo essere aumentata del 5,3% nel 2024, la crescita dei salari nominali rallenterà nel 2025 e nel 2026. I lavoratori continueranno a beneficiare degli aumenti salariali reali e si prevede anche che recupereranno completamente il potere d’acquisto perso negli ultimi anni, causato dall’impennata dell’inflazione”. L’aumento dei salari non riguarda però tutti i Paesi: ad esempio l’Italia ne è esclusa.
Sul livello dei prezzi, le Previsioni affermano: “Si prevede che il processo disinflazionistico in corso, iniziato alla fine del 2022, avanzerà costantemente. Dopo essere scesa al 2,4% nel 2024”, l’inflazione “misurata dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo nell’area dell’euro raggiungerà l’obiettivo del 2% fissato dalla Bce già nel 2025, per poi scendere ulteriormente nel 2026”. I prezzi delle materie prime energetiche sono diminuiti notevolmente dall’autunno del 2024 “e sono destinati a proseguire la loro traiettoria discendente. Analogamente, un euro rafforzato dovrebbe contribuire alle pressioni disinflazionistiche”.
Deficit, invece, in lieve aumento: “Dopo essere sceso al 3,2% nel 2024, si prevede che il disavanzo delle amministrazioni pubbliche dell’Ue aumenterà al 3,3% nel 2025 e rimarrà a tale livello nel 2026. Si prevede che il rapporto debito/Pil salirà all’83,2% nel 2025 e all’84,5% nel 2026 a livello Ue, dopo quattro anni di riduzione relativamente rapida”.
Ciò che preoccupa maggiormente la Commissione è, comunque, il clima generale. “Un’ulteriore frammentazione del commercio globale potrebbe mitigare la crescita del Pil e riaccendere le pressioni inflazionistiche. Anche le catastrofi legate al clima sono più frequenti e rimangono una fonte persistente di rischio al ribasso per la crescita”. Sul fronte positivo, una auspicabile “distensione delle tensioni commerciali tra Ue e Stati Uniti o una più rapida espansione degli scambi commerciali dell’Ue con altri Paesi, anche attraverso nuovi accordi di libero scambio, potrebbero sostenere la crescita” economica dell’Europa a 27. “Promuovere le riforme volte a rafforzare la competitività, come l’approfondimento del mercato unico e il rafforzamento dell’Unione del risparmio e degli investimenti, nonché attuare un ambizioso programma di semplificazione, può rafforzare ulteriormente la resilienza dell’economia dell’Ue”.

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