Conto e carta

difficile da pignorare

 

La burocrazia costa 80 miliardi di euro l’anno alle PMI


La burocrazia continua a rappresentare un macigno per le piccole e medie imprese italiane, con un costo annuo stimato di almeno 80 miliardi di euro. Ad affermarlo è l’ultimo report dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che definisce il problema burocratico come un “nemico invisibile” capace di drenare risorse vitali all’economia italiana.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Un fardello insostenibile per le microimprese

Secondo lo studio della CGIA, sono soprattutto le microimprese a subire il peso maggiore della burocrazia. Gli imprenditori più piccoli si ritrovano quotidianamente a doversi destreggiare tra moduli da compilare, documenti da produrre, timbri da apporre e file interminabili agli sportelli pubblici anche solo per ottenere semplici informazioni, per una situazione che la CGIA definisce come un “dramma insopportabile” che caratterizza la vita di tantissimi imprenditori italiani.

Nonostante qualche timido progresso registrato negli ultimi anni, la complessità delle norme e, spesso, l’impossibilità pratica di applicarle continuano a rappresentare ostacoli significativi. Particolarmente preoccupante è il dato sui tempi medi per il rilascio di permessi e autorizzazioni da parte della Pubblica Amministrazione italiana, che rimangono tra i più elevati d’Europa.

Digitalizzazione ancora insufficiente

Uno dei principali problemi identificati dal rapporto è il basso livello di digitalizzazione dei servizi pubblici italiani. L’arretratezza tecnologica contribuisce significativamente ai ritardi e alle inefficienze che caratterizzano l’interazione tra imprese e amministrazione pubblica. Il risultato è che le aziende si vedono sottrarre tempo prezioso e risorse economiche fondamentali alla loro attività produttiva.

È importante sottolineare, come precisa la CGIA, che non si può comunque “fare di tutta l’erba un fascio“. Esistono infatti punte di eccellenza nella Pubblica Amministrazione italiana che sono invidiate a livello mondiale, come la sanità, la ricerca, l’università e la sicurezza. Tuttavia, la macchina statale nel suo complesso funziona con difficoltà, con situazioni particolarmente critiche in molte regioni del Mezzogiorno.

Italia in fondo alle classifiche europee

Il confronto con gli altri Paesi europei evidenzia comunque un quadro particolarmente preoccupante. Secondo un’indagine condotta dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) nel 2024, il 90% delle imprese italiane ha dichiarato di avere personale impiegato specificamente per adempiere agli obblighi normativi. Tra i principali Paesi dell’Unione, nessun altro ha registrato un risultato peggiore: in Francia il dato si attesta all’87%, in Germania all’84% e in Spagna all’82%, con una media UE dell’86%.

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Ancora più allarmante è il fatto che in Italia il 24% degli imprenditori intervistati ha dichiarato di impiegare oltre il 10% del proprio personale esclusivamente per espletare le formalità richieste dalla legge. Il dato scende al 14% sia in Francia sia in Spagna e addirittura all’11% in Germania, con una media UE del 17%.

La qualità istituzionale nelle regioni italiane

Un altro indicatore significativo emerge dall’indagine condotta nel 2024 dall’Università di Göteborg sulla qualità istituzionale delle Pubbliche Amministrazioni nelle 210 regioni dell’Unione Europea. In questa classifica, le regioni italiane occupano posizioni decisamente modeste.

La prima regione italiana in classifica è il Friuli Venezia Giulia, che si colloca al 63° posto a livello europeo. Seguono la Provincia Autonoma di Trento (81°), la Liguria (95°) e la Provincia Autonoma di Bolzano (96°). Particolarmente preoccupante è la situazione delle regioni meridionali: la Puglia si trova al 195° posto, la Calabria al 197°, il Molise al 207° e la Sicilia addirittura al 208°, praticamente in fondo alla classifica generale.

Segnali di speranza per la semplificazione normativa

Nonostante il quadro critico, emergono alcuni segnali positivi. All’inizio di aprile 2025 è stato approvato un disegno di legge del governo che prevede l’abrogazione di oltre 30.700 norme emanate tra il 1861 e il 1946. Una volta approvata definitivamente, questa misura ridurrà del 28% lo stock delle norme vigenti, rappresentando un passo importante verso la semplificazione del quadro normativo.

La CGIA sottolinea che non esistono “soluzioni miracolistiche”, ma la semplificazione normativa appare come una delle operazioni più auspicabili per alleggerire il peso della burocrazia. La speranza è che i tempi di approvazione definitiva di queste misure siano ragionevolmente brevi.

In conclusione, appare evidente come i dati forniti dalla CGIA di Mestre dipingano un quadro chiaro: la burocrazia in Italia rappresenta un costo economico enorme e un freno allo sviluppo delle piccole e medie imprese. La situazione appare inoltre particolarmente grave soprattutto se confrontata con quella degli altri principali Paesi europei.



Source link

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta

difficile da pignorare