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Abbattere il costo del lavoro in Italia


Nel contesto economico italiano, dove il cuneo fiscale e contributivo rappresenta uno dei più alti tra i Paesi OCSE, le imprese si trovano a dover affrontare un costo del lavoro elevato senza che ciò si traduca in salari competitivi per i dipendenti.

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Come visto nel precedente articolo, questa dinamica penalizza sia il potere d’acquisto dei lavoratori sia la competitività del sistema produttivo, in particolare per le micro e piccole imprese (oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale).

Tuttavia, esistono strumenti normativi e fiscali che possono aiutare le imprese a ridurre il costo del personale, favorire l’occupazione stabile e migliorare il benessere organizzativo, senza sacrificare la sostenibilità economica.

Si tratta di incentivi contributivi, agevolazioni fiscali e soluzioni di welfare aziendale, che – se correttamente utilizzati – possono rappresentare una risposta concreta a uno dei principali nodi strutturali del mercato del lavoro italiano.

Agevolazioni contributive

Uno degli strumenti più efficaci per contenere il costo del lavoro è l’applicazione di incentivi contributivi legati all’assunzione di specifiche categorie di lavoratori. Tra i più rilevanti ad oggi abbiamo:

  • Incentivo per l’assunzione di under 30 e under 35: le aziende che assumono giovani con contratto a tempo indeterminato possono beneficiare di esoneri contributivi parziali o totali. In particolare, l’agevolazione può arrivare fino a un esonero del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, entro un tetto massimo annuale per un periodo di 2 o 3 anni a seconda dell’incentivo applicato.
  • Incentivo Decontribuzione Sud (Decontribuzione Sud o Decontribuzione Sud 2029): applicabile alle imprese che assumono in regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). L’incentivo prevede una riduzione dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro fino al 2029.
  • Incentivo per l’assunzione di disoccupati over 50 e donne di qualsiasi età prive di lavoro retribuito: è prevista una riduzione del 50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo fino a 18 mesi, a condizione che l’assunzione avvenga con contratto a tempo determinato o indeterminato. Tale misura è particolarmente utile per favorire il reinserimento di categorie con maggiori difficoltà di accesso al mercato del lavoro.
  • Bonus donne: prevede incentivi per l’assunzione di donne disoccupate da almeno 6 mesi, in particolare nelle regioni della ZES del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna). L’incentivo consiste in un esonero totale (100%) dei contributi previdenziali per il datore di lavoro, per un massimo di 24 mesi. Il bonus è esteso anche alle donne disoccupate da almeno 24 mesi, indipendentemente dalla regione di residenza, con la stessa agevolazione contributiva.

Queste misure permettono alle aziende di assumere con minore impatto economico e, allo stesso tempo, favoriscono l’inclusione lavorativa di categorie svantaggiate, contribuendo a ridurre la disoccupazione giovanile e territoriale.

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Maxideduzione per nuove assunzioni

Tra le novità introdotte per rilanciare l’occupazione stabile, spicca anche la misura della maxideduzione del costo del lavoro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

Questa agevolazione fiscale consente alle imprese, in sede di dichiarazione dei redditi, di dedurre fino a 120-130% del costo sostenuto per il nuovo personale assunto.

In pratica, ciò significa che l’investimento in nuova forza lavoro si traduce in un risparmio fiscale netto, agendo in parallelo alla riduzione del cuneo contributivo.

La misura ha l’obiettivo di incentivare forme contrattuali stabili, scoraggiando il ricorso al lavoro precario o a tempo determinato.

Welfare aziendale: un’alternativa intelligente alla retribuzione monetaria

Un altro strumento sempre più apprezzato dalle aziende è il welfare aziendale, ovvero l’insieme di benefit e servizi messi a disposizione dei dipendenti a fronte di un costo fiscale molto più vantaggioso rispetto all’erogazione di denaro.

Il welfare aziendale può comprendere:

  • Buoni spesa, carburante, libri scolastici;
  • Rimborsi per trasporto pubblico o spese mediche;
  • Assistenza sanitaria integrativa o previdenza complementare;
  • Contributi per l’educazione dei figli.

La normativa italiana consente alle imprese di dedurre integralmente questi costi, e al lavoratore di non subire tassazione su quanto ricevuto in welfare, entro determinati limiti (attualmente €1.000 annui, elevabili a €2.000 in presenza di figli a carico).

Questa soluzione non solo riduce il costo del lavoro, ma migliora il clima aziendale, la fidelizzazione del personale e l’equilibrio vita-lavoro. In un contesto dove i margini per aumenti salariali tradizionali sono limitati, il welfare rappresenta una leva strategica per mantenere motivazione e produttività.

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Premi di produttività e detassazione

Le aziende possono inoltre ricorrere a premi di produttività, soggetti a tassazione agevolata (imposta sostitutiva al 10%, invece dell’IRPEF ordinaria), a condizione che:

  • Il premio sia legato a obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione;
  • Venga depositato un accordo aziendale o territoriale, firmato con le rappresentanze sindacali;
  • L’importo non superi determinati limiti (€3.000/€4.000 annui, a seconda delle condizioni aziendali).

Questa formula permette di retribuire la performance dei dipendenti in modo fiscalmente vantaggioso, premiando chi contribuisce alla crescita aziendale. È anche un valido strumento per coinvolgere i lavoratori negli obiettivi aziendali, migliorando l’engagement interno.

Prevenzione e riduzione del tasso INAIL: il modello OT23

Un ulteriore strumento, spesso sottovalutato, per ridurre il costo del lavoro sul fronte assicurativo è rappresentato dalle attività di prevenzione aziendale, riconosciute e premiate dall’INAIL attraverso la presentazione del modello OT23.

Questa procedura consente alle imprese che attuano interventi migliorativi delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro di ottenere una riduzione del tasso medio di tariffa INAIL fino al 28%. Gli interventi possono includere:

  • Formazione aggiuntiva in materia di sicurezza;
  • Adozione di dispositivi innovativi di protezione individuale;
  • Misure per il contrasto allo stress lavoro-correlato;
  • Politiche aziendali per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

La presentazione dell’OT23 entro il 28 febbraio di ogni anno e il conseguente abbattimento del premio assicurativo rappresentano una strategia efficace per tagliare i costi strutturali, tutelando al contempo la salute dei lavoratori.

Analisi del clima aziendale: risparmio indiretto e prevenzione dei costi nascosti

Un ulteriore strumento strategico, spesso trascurato, è l’analisi del clima aziendale, utile non solo per migliorare il benessere organizzativo, ma anche per ridurre costi indiretti legati a turnover, assenteismo e calo di produttività.

Attraverso survey strutturate, focus group o colloqui individuali, è possibile intercettare criticità interne (stress, insoddisfazione, conflitti, scarsa motivazione) prima che si traducano in fenomeni disfunzionali.

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Investire in un clima positivo significa prevenire dimissioni improvvise, malattie da stress lavoro-correlato, scarsa collaborazione e bassa efficienza operativa – tutte dinamiche che generano costi occulti spesso sottovalutati.

Monitorare e migliorare il clima interno non comporta oneri rilevanti, ma può portare benefici tangibili in termini di retention, performance e attrattività dell’impresa, in particolare per le PMI che non possono permettersi una perdita frequente di competenze.

Un cambio di paradigma necessario

Di fronte a un costo del lavoro che sfiora il 46% del totale sostenuto dalle imprese – come evidenziato dall’OCSE – è indispensabile un approccio più strategico e consapevole alla gestione delle risorse umane.

In attesa di una riforma strutturale del cuneo fiscale, gli strumenti oggi disponibili possono rappresentare una leva concreta per contenere i costi, aumentare la competitività e restituire dignità economica ai lavoratori.

Le imprese che sanno integrare queste soluzioni – incentivi contributivi, welfare aziendale, premi detassati – possono sostenere la crescita retributiva in modo sostenibile, aggirando almeno in parte le rigidità di un sistema fiscale e contributivo che resta ancora tra i più gravosi d’Europa.



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