La nuova rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), su cui il governo ha avviato due mesi fa il negoziato con la Commissione europea, comincia a prendere forma. Il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e la Politica di coesione Tommaso Foti ha presentato in cabina di regia una relazione di venticinque pagine e questa settimana riferirà anche alla Camera e al Senato.
Nella relazione – come racconta Il Sole 24 Ore – si trova l’elenco delle 107 correzioni richieste dalle amministrazioni titolari degli interventi (96 investimenti e undici riforme), che investono quindi il 30,4 per cento dei 351 obiettivi (su 621 totali) ancora da raggiungere per ottenere le ultime quattro rate dei fondi comunitari. La proposta è stata approvata dai ministri del governo e dai rappresentanti degli enti territoriali.
Ma le richieste di modifiche sarebbero in realtà maggiori. Nello stesso documento governativo è scritto infatti che i ministeri sollecitano modifiche per 170 fra target e milestone, cioè il 48 per cento delle scadenze rimaste da centrare.
Il cuore dei correttivi già formalizzati si concentra sulla «revisione di buona parte degli investimenti ferroviari», che coinvolge l’Alta velocità sia al Sud (sul lotto Apice-Hirpinia in Campania e sulla Palermo-Catania in Sicilia) sia al Nord, in particolare per quel che riguarda il Terzo Valico dei Giovi. Pesano gli imprevisti geologici, incontrati sulle Alpi liguri e in Campania, ma anche i «ritardi nello sviluppo del progetto esecutivo» che sulla Salerno-Reggio Calabria «hanno determinato l’erosione dei margini temporali di realizzazione dell’opera».
Il rimescolamento dei target punta a finanziare con i fondi del Pnrr le opere che hanno più probabilità di essere completate entro l’anno prossimo, spostando su fondi diversi, nazionali e della programmazione della coesione, quelle che richiedono tempi più lunghi.
Il ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini propone anche una riforma complessiva dei contratti di programma per «migliorare la pianificazione infrastrutturale delle linee» e «introdurre la misurazione delle prestazioni della gestione e degli investimenti infrastrutturali». Questi obiettivi passeranno da una legge che introdurrà nei contratti di programma gli ingredienti chiave del Pnrr, cioè milestone, target, indicatori di performance e criteri di qualità, rafforzerà i poteri dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) e imporrà «un’approfondita analisi costi-benefici» degli investimenti superiori a 50 milioni di euro.
Intanto, le trattative con Bruxelles sono in corso, dopo la partenza ufficiale del confronto sulla revisione il 21 marzo scorso. L’ok definitivo dovrebbe arrivare «entro la fine del mese di giugno». Ma è la stessa relazione presentata da Foti ad avvertire che non sarà questa l’ultima tappa della riscrittura del Piano prima della scadenza del 2026, perché la Commissione europea «ha ritenuto di dover concentrare la propria valutazione sulle proposte relative, in via principale, alla settima rata».
Per ora, quindi, rimangono fuori capitoli centrali come gli incentivi alle imprese, l’eventuale ulteriore ridimensionamento del target sugli asili nido e anche i piani urbani integrati delle città in difficoltà. Il governo ha annunciato a più riprese l’intenzione di dirottare le risorse di Transizione 5.0 verso i contratti di sviluppo e le altre misure più attrattive per le aziende, ma ancora su questo non è stata trovata una soluzione.
Il restyling in corso sul Pnrr promette comunque di rianimare le discussioni politiche su un tema centrale per la crescita del Paese, finito però nel cassetto negli ultimi mesi. Foti, per prevenire le critiche, ha ribadito il «primato europeo dell’Italia», che «sarà confermato con l’incasso della settima rata attualmente in fase di verifica finale da parte della Commissione europea». A quel punto, sottolinea il ministro, l’Italia avrà ricevuto 140 miliardi corrispondenti al 72 per cento della dotazione complessiva e, in termini di performance, si raggiungerà circa il 55 per cento degli obiettivi programmati».
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