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Stellantis, fabbriche ai minimi ed esuberi ma Urso fa con calma: “Tavolo? A luglio”


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La produzione di Stellantis del primo trimestre è stata esigua come mai negli ultimi 70 anni, sono in corso un migliaio di uscite volontarie e Maserati è praticamente scomparsa. Il già drammatico 2024, insomma, è quasi da invidiare ma il ministro delle Imprese Adolfo Urso non ha fretta e assicura: “Prosegue il lavoro del tavolo automotive, che è permanente e continuativo, e anche Stellantis, come le associazioni della componentistica, è presente”. Il prossimo incontro? “Ritengo lo convocheremo per luglio”. Con calma, insomma. “Non è chiaro con chi il governo stia lavorando, a fronte del fatto che i nostri continui appelli a convocare rapidamente le parti a Palazzo Chigi risultano tuttora disattesi”, ribatte la Fiom-Cgil con il segretario nazionale e responsabile settore mobilità Samuele Lodi.

Urso non sembra allarmato dal fatto che la produzione di Stellantis sia tornata indietro di 69 anni con appena solo 109mila veicoli – auto e commerciali – nei primi 3 mesi del 2025: numeri così bassi non si vedevano dal 1956. Nessun brivido per la cassa integrazione estesa ad Atessa, dove si sforna il Ducato, e la chiusura temporanea di Cassino. Non è stato scosso nemmeno dalla raffica di uscite volontarie sollecitate dall’azienda nelle fabbriche di Pomigliano d’Arco, Pratola Serra, Melfi e Termoli per un totale di mille dipendenti. La metà delle posizioni è stata aperta nel sito lucano, quello che in teoria è maggiormente convolto dal “piano di rilancio” annunciato in pompa magna al suo ministero lo scorso dicembre, con il ministro in solluchero per le promesse del gruppo franco-italiano.

La Fiom – che l’accordo per le uscite non l’ha firmato – ora sottolinea come “la situazione di tutto il settore automotive è sempre più grave”, con la componentistica e gli appalti, in particolare nell’ambito della logistica, messi ancora peggio secondo il sindacato. “Il tavolo automotive dovrebbe occuparsi di questo e lo dovrebbe fare con un coinvolgimento costante delle organizzazioni sindacali”, fa notare Lodi. “Invece la presidente del Consiglio continua a voltare lo sguardo – aggiunge – disinteressandosi della prospettiva dell’industria dell’auto e delle gravissime ripercussioni occupazionali e sociali che potrebbero ricadere sulle lavoratrici e sui lavoratori”.



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