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Fondo unico Pac, Metsola difende il fronte del “no”


La proposta ufficiale della Commissione per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale post-2027 è attesa per il 16 luglio, ma le tensioni sono già palpabili

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Non è passato nemmeno un anno dall’insediamento della nuova Commissione, ma il confronto sul futuro della Pac è già entrato nel vivo. Sul tavolo c’è una proposta che potrebbe cambiare radicalmente l’architettura del bilancio agricolo europeo: il cosiddetto fondo unico Pac. Un’idea che promette semplificazione, ma che solleva interrogativi profondi sul ruolo dell’Unione nella gestione della Pac.

A far sentire la propria voce è stata, con forza, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Intervenendo alla conferenza annuale sul bilancio Ue, ha difeso con decisione la posizione espressa dall’Aula contro l’accorpamento indiscriminato dei fondi: «Sì alla flessibilità, ma non possiamo cedere alla tentazione di far confluire tutto in un solo calderone – ha detto –. Semplificare non significa mettere agricoltura e ricerca, coesione e innovazione, tutte nella stessa scatola».

Più flessibilità per gli Stati, meno garanzie per l’agricoltura

Nel gergo di Bruxelles, “fondo unico” significa una cosa ben precisa: meno linee di spesa distinte per settore, più autonomia per gli Stati membri nell’allocazione delle risorse e una notevole semplificazione per la Commissione nel monitoraggio e nella rendicontazione. Ma significa anche – di fatto – rinunciare a una gestione comunitaria del primo pilastro della Pac, ossia i pagamenti diretti agli agricoltori, lasciando ampia discrezionalità ai governi nazionali.

Una prospettiva che preoccupa il mondo agricolo. Perché se il secondo pilastro – lo sviluppo rurale – è da anni co-finanziato con i bilanci nazionali, il primo è stato finora l’emblema della solidarietà europea verso gli agricoltori. Cosa succede se anche questo viene “regionalizzato”? Chi garantirà che non si inneschi una competizione al ribasso tra Stati membri?

Von der Leyen apre e assicura: «La Pac resterà centrale»

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nel suo intervento alla conferenza, ha voluto rassicurare: «Il nostro prossimo bilancio darà ancora un posto centrale alla Pac. Ma serve un impianto più agile, capace di reagire a crisi sempre più frequenti». Calamità naturali, shock geopolitici, emergenze sanitarie: l’Unione, ha detto, ha bisogno di strumenti rapidi e versatili. «Il mondo è cambiato, e con esso devono cambiare anche le nostre regole di bilancio».

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Von der Leyen ha confermato l’intenzione di creare una nuova struttura basata su “partenariati nazionali e regionali per investimenti e riforme”, in cui il fondo unico – o European Competitiveness Fund – avrebbe un ruolo centrale. Ma ha anche cercato di calmare le acque, promettendo che «cohesion policy e Pac non saranno sacrificate».

Chi ci guadagna?

È la domanda che aleggia tra i corridoi del Berlaymont e del Parlamento. A beneficiare del fondo unico sarebbero soprattutto i governi nazionali, che avrebbero maggiore libertà nella spesa e meno vincoli europei. Anche la Commissione stessa ne trarrebbe vantaggio, semplificando la gestione amministrativa di decine di programmi settoriali.

Ma a pagarne il prezzo potrebbe essere l’agricoltura, specie in quei Paesi dove il settore primario ha meno peso politico. Senza un vincolo di destinazione delle risorse, i fondi europei potrebbero essere dirottati su altre priorità – digitalizzazione, difesa, energia – lasciando gli agricoltori senza tutele adeguate.

Metsola: «Difendiamo chi tiene in piedi la nostra sicurezza alimentare»

Metsola è stata chiara: «Essere flessibili non deve significare abbandonare ciò che funziona. E la Pac, pur con tutti i suoi difetti, ha garantito stabilità, sicurezza alimentare e coesione territoriale. Non possiamo mettere in competizione i nostri agricoltori con i centri di ricerca o le start-up digitali. Serve semplificare, non smantellare».

Battaglia appena iniziata

Il dibattito è appena agli inizi. La proposta ufficiale della Commissione per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (Mff) post-2027 è attesa per il 16 luglio, ma le tensioni sono già palpabili. Copa-Cogeca, Ecvc, e molte organizzazioni agricole hanno lanciato segnali d’allarme: senza una linea di bilancio autonoma, la Pac rischia di perdere forza e coerenza.

Intanto, i tecnici di DG Agri lavorano a pieno ritmo per evitare che l’agricoltura venga fagocitata dal “grande contenitore” della competitività. Ma il tempo stringe. E il destino della Pac – e con essa quello di milioni di agricoltori europei – si gioca nei prossimi mesi.





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