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Capitali per crescere, Giuseppe Puccio: «La quotazione sia il punto di partenza»


di
Alessandro Zuin

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Il Dg di Banca Akros: «Per superare i pregiudizi verso la Borsa bisogna capovolgere la prospettiva»

Giuseppe Puccio, direttore generale di Banca Akros (Gruppo Banco BPM), qual è la radiografia del mercato dei capitali in Italia? Come si è modificato anche in relazione al particolare contesto macroeconomico e geopolitico?
«Negli ultimi due anni il mercato dei capitali ha mostrato dinamiche contrastanti, con una forte attività nelle emissioni obbligazionarie e quotazioni nel 2023, seguite da una flessione nel 2024. Guardando al mercato azionario italiano, abbiamo osservato un andamento dei prezzi nettamente positivo per le aziende a grande e media capitalizzazione, trainati in particolare dai settori finanziari e utilities. Mentre quelle a piccola capitalizzazione hanno sofferto per risultati economici meno brillanti, dovuti a una maggiore esposizione al calo della domanda. Se prendiamo in esame il mercato primario, le nuove quotazioni nel 2024 sono state 21: una sul mercato principale e 20 sull’Egm, il mercato che raccoglie le Pmi italiane ad alto potenziale di crescita. I delisting invece sono stati 29: 15 sul listino principale e 14 sull’Egm. Nel 2023 le quotazioni erano state 36, a fronte di 26 delisting. Nel quadro macroeconomico, la decisione della BCE di ridurre i tassi d’interesse, a partire dall’estate 2024, è un fattore che sta supportando gli investimenti. Tuttavia, il contesto rimane incerto, come dimostra la recente riduzione delle stime sul Pil globale, a causa delle decisioni di politica economica dell’amministrazione Usa in tema di dazi e delle tensioni geopolitiche ancora in atto».

L’Italia rimane un Paese a elevata ricchezza privata: come si può indirizzare una quota più significativa di questa ricchezza verso il mercato dei capitali di rischio (vedi l’esempio dei Pir)?
«L’Italia, nonostante abbia un debito pubblico di circa 3 mila miliardi di euro a fronte di un Pil di “soli” 2 mila e 300 miliardi, è in realtà un Paese ricco, considerando che le famiglie detengono attivi per 10 mila miliardi, di cui la metà sono attività finanziarie. Per indirizzare una quota crescente di questa ricchezza verso investimenti in capitale di rischio si possono adottare una serie di misure fiscali e culturali. Il governo, che aveva già individuato lo strumento dei Piani Individuali di risparmio (Pir), ha varato il Fondo Nazionale Strategico, insieme con Cdp, come strumento per sviluppare la liquidità e l’attrattività del mercato delle Pmi. Adesso spetta agli attori di mercato, incluse banche e Sgr, dare seguito a questa iniziativa con nuovi fondi che possano supportare il mercato secondario e fornire capitali per la quotazione di nuove realtà».




















































Le imprese e il momento di diffidenza verso la Borsa: quali sono oggi i pro e i contro della quotazione?
«Il mercato dei capitali svolge diversi ruoli fondamentali per l’impresa: permette di raccogliere risorse per la crescita, assegna una valutazione oggettiva in ottica fusioni o acquisizioni, facilita il passaggio generazionale, aumenta la visibilità verso gli investitori, consente di attirare e trattenere professionalità elevate, anche attraverso i meccanismi di stock option, oltre a garantire una governance più efficace. Gli aspetti percepiti come negativi sono per lo più legati a costi incrementali e alle complessità legate al reporting contabile pubblico periodico e agli obblighi di comunicazione richiesti dal mercato. Un modo per superare i pregiudizi verso la Borsa sarebbe, a mio avviso, quello di valutarne i pro e i contro in una prospettiva capovolta: considerare cioè la quotazione non un traguardo finale ma un nuovo punto di partenza per la crescita e lo sviluppo aziendale».

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Alle porte di molti imprenditori c’è la fila dei fondi di private equity che si propongono per entrare nelle aziende: è questa la formula giusta (o più facile) per aprire il capitale?
«Per un’azienda, la scelta tra Borsa e private equity dipende da diversi fattori, come le esigenze di finanziamento, l’obiettivo di crescita e la volontà di controllo. La Borsa offre liquidità e visibilità, mentre il private equity fornisce capitale e supporto strategico, ma con meno controllo. Ogni imprenditore deve individuare la scelta migliore per la propria impresa, per il progetto di crescita pensato, per le esigenze attuali e future sue e dei suoi famigliari. Per questo è importante affidarsi a un advisor specializzato, come Banca Akros che, parte di un Gruppo bancario dedicato in maniera particolare al supporto delle aziende familiari, può affiancare gli imprenditori con un approccio di partnership di lungo termine».

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23 maggio 2025

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