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Export italiano in crescita negli USA, ma rimane la minaccia dei dazi


La crescita dell’export italiano verso gli Stati Uniti non è solo una buona notizia per l’economia nazionale, ma un simbolo della resilienza del Made in Italy. Nel primo trimestre del 2025, l’incremento del 6% ha dimostrato la solidità dei prodotti italiani, con un impressionante +11% nel settore agroalimentare italiano.

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Tuttavia, le nuvole si addensano all’orizzonte con l’annuncio di dazi di Trump, che potrebbero colpire fino al 20% delle importazioni, mettendo a rischio un valore di 2 miliardi di euro.

Export agroalimentare italiano negli USA: tra record e minacce di dazi

Questa straordinaria performance dell’export si fonda su tre elementi cardine: l’eccellenza intrinseca dei prodotti italiani, il prestigio internazionale del marchio Made in Italy e l’adozione crescente della Dieta Mediterranea come modello alimentare salutare. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di sbocco per l’agroalimentare italiano, superato solo dalla Germania, e il primo al di fuori dell’Unione Europea. Ma l’annuncio di Trump potrebbe stravolgere questo equilibrio, costringendo molte aziende a ripensare le loro strategie di esportazione.

La reintroduzione di politiche protezionistiche da parte dell’ex presidente americano ha già lasciato il segno durante la sua precedente amministrazione. Oggi, il rischio di nuove tariffe doganali, giustificate come strumento per riequilibrare la bilancia commerciale statunitense, riporta in primo piano le tensioni tra le due sponde dell’Atlantico. Con un valore delle esportazioni italiane verso gli USA che nel 2024 ha raggiunto quasi 6 miliardi di euro, le previsioni per il 2025 puntavano a un superamento dei 6,6 miliardi. Tuttavia, un dazio del 20% potrebbe causare una contrazione tra il 20% e il 30%, traducendosi in perdite economiche comprese tra 1,3 e 2 miliardi di euro.

Gli effetti dei dazi sulle PMI

Gli effetti sarebbero devastanti soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI) italiane, che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo. Formaggi, pasta, olio d’oliva, conserve, vino e salumi, apprezzati dai consumatori americani per la loro qualità e autenticità, potrebbero diventare meno competitivi a causa dell’aumento dei prezzi al consumo. Coldiretti stima che oltre 30.000 imprese italiane siano direttamente o indirettamente coinvolte nell’export verso gli Stati Uniti. Per molte di queste realtà, la mancanza di mercati alternativi rappresenta un serio pericolo, con il rischio di perdite di fatturato, riduzione della produzione e tagli occupazionali.

Nonostante il quadro preoccupante, ci sono spiragli di speranza. I negoziati commerciali tra gli Stati Uniti e altre potenze economiche come Cina e Regno Unito sembrano indicare una volontà di ridurre le tensioni. Questo potrebbe aprire la strada a un dialogo più costruttivo anche con l’Unione Europea. Tuttavia, l’assenza di accordi commerciali stabili tra le due potenze lascia le imprese italiane in una posizione di vulnerabilità.

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Per fronteggiare queste sfide, è cruciale che le istituzioni italiane ed europee adottino strategie proattive. La diversificazione dei mercati di destinazione e il rafforzamento delle filiere produttive potrebbero rappresentare soluzioni efficaci. Allo stesso tempo, occorre investire in campagne di promozione del Made in Italy, valorizzando i prodotti italiani nei mercati emergenti e rafforzando la loro percezione di qualità unica.



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