Export umbro da 4 miliardi ma pesa la dipendenza dagli Usa: 142 imprese pronte al salto estero

L’Umbria rilancia sull’export ma chiede più infrastrutture, digitalizzazione e strategie per superare l’eccessiva dipendenza dal mercato americano. È quanto emerge dal rapporto Unioncamere-Tagliacarne sul commercio estero, diffuso dalla Camera di Commercio dell’Umbria, che fotografa una regione in crescita, con un valore di esportazioni pari a 4 miliardi di euro nel 2024, lo 0,9% del totale italiano, e 142 imprese ‘aspiranti esportatrici’ pronte a fare il salto.

Segnali incoraggianti A trainare è Terni, che cresce del 4,3% tra 2023 e 2024, contro il +1,5% della media nazionale, mentre Perugia si attesta a un +5,7%. Segnali incoraggianti, accompagnati da un incremento dell’occupazione: +7,7% a Terni e +1,8% a Perugia. Ma lo studio mette in guardia: due imprese emergenti su tre esportano solo negli Stati Uniti, rendendo urgente una diversificazione verso Europa, Asia e Sud globale.

Export «Il fatto che crescano le esportazioni sia a Perugia che a Terni, e che vi sia un numero rilevante di imprese pronte a entrare nei mercati internazionali – spiega Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – ci dice che il nostro sistema produttivo ha voglia di mettersi in gioco, di innovare, di andare oltre i confini. Questo è un segnale di fiducia, ma anche una responsabilità: il nostro compito è sostenere questa spinta, creando un ecosistema favorevole all’internazionalizzazione».

Potenzialità Secondo il Centro Studi Tagliacarne, in Italia sono oltre 120mila le imprese esportatrici, ma ce ne sono almeno 17mila che potrebbero diventarlo. L’Umbria rappresenta l’1,8% del totale nazionale con le sue 142 imprese potenziali. La maggior parte sono microimprese artigiane, radicate nei distretti e nei settori chiave come meccanica di precisione, agroalimentare, tessile, arredo e componentistica elettronica.«Dobbiamo accompagnare le imprese con strumenti concreti – aggiunge Mencaroni – ancora più di quanto fatto finora: formazione, promozione, digitalizzazione, logistica e certificazioni. L’Umbria ha eccellenze che il mondo cerca. Ora serve un cambio di passo: fare rete, unire competenze pubbliche e private, e puntare su mercati dove possiamo recitare un ruolo da protagonisti. Noi ci siamo, e faremo come sempre la nostra parte con determinazione».

Startup in calo Lo studio segnala come le startup innovative siano in calo: -29,4% a Perugia e -20,8% a Terni, mentre cresce la propensione all’export nei settori tecnologici e digitali. L’internazionalizzazione è indicata come la leva strategica per aumentare produttività, competitività e occupazione, ma resta fondamentale colmare i gap logistici e infrastrutturali. La minaccia dei dazi Usa, riemersa con le politiche protezionistiche statunitensi, rappresenta un freno per molte imprese, specie quelle appena affacciate sul commercio estero. Per questo motivo, sottolinea il rapporto, «serve un salto di qualità nella visione strategica del sistema Umbria»: puntare su mercati emergenti, rafforzare la cultura dell’export e migliorare le reti di supporto alle imprese.

Made in Italy La regione, pur piccola, può diventare uno snodo strategico del made in Italy, capace di coniugare dimensione artigiana e apertura internazionale. «Piccolo – si legge nel documento – non è più un limite, ma un’occasione per essere agili, specializzati e riconoscibili nei mercati globali».