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il 2025 è l’Anno Internazionale delle Cooperative


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Nella foto: Relatori [
Archivio Confcooperative]

Dopo la crisi economica globale e le sfide poste dalla pandemia, le Nazioni Unite rilanciano il valore della cooperazione proclamando il 2025 Anno Internazionale delle Cooperative, a distanza di poco più di un decennio dalla prima edizione del 2012.

Un’occasione di riflessione rilanciata anche a Trento, nell’ambito della 20ª edizione del Festival dell’Economia, durante il panel “Dall’economia dell’io all’economia del noi” organizzato da Confcooperative.

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A intervenire sul tema è stata Ericka Costa, docente del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, che ha richiamato l’attenzione su un tema cruciale: il riconoscimento della specificità del modello cooperativo a livello europeo.

«No all’omologazione d’impresa. Quando si misura la capacità di impresa c’è una differenza tra le imprese cooperative e quelle di capitale. L’Europa non ha ben chiara questa distinzione e propone uno standard unico. Occorre un passo in avanti per rispettare le specificità. È necessario rivedere i criteri di valutazione dei bilanci: le cooperative non possono essere valutate con gli stessi parametri, perché reinvestono gli utili per le generazioni future».

La prof.ssa Costa ha inoltre sottolineato il valore storico e culturale della cooperazione per il territorio trentino:

«La cooperazione ha salvato il Trentino ed è stato un vero motore di sviluppo del territorio. Un patrimonio culturale che va preservato e spiegato ai giovani. A partire da ciò che mangiamo, che arriva grazie allo sforzo di migliaia di agricoltori che, se non si fossero messi uniti in cooperativa, non sarebbero quello che sono oggi: alfieri del Made in Italy».

Anche Giuseppe Guerini, presidente di CECOP, ha evidenziato la portata globale del movimento cooperativo, ricordando come la proclamazione dell’Anno Internazionale da parte dell’ONU sia una risposta alle crisi sistemiche degli ultimi anni:

«Nel 2012, dopo la crisi economica del 2008, l’ONU dedicò l’anno alle cooperative per promuovere un modello di sviluppo più equo. Oggi, nel post-pandemia, il riconoscimento si rinnova: le cooperative si confermano strumento per ridurre le disuguaglianze. Oltre un miliardo di persone nel mondo è socia di una cooperativa, pari al 12% della popolazione mondiale. Sono oltre 280 milioni le persone che vi lavorano. È un fenomeno globale, presente in ogni continente. In Italia, le cooperative operano in tutti i settori ma la loro specialità più riconosciuta a livello internazionale è la cooperazione sociale, un settore nel quale l’Italia è leader e punto di riferimento nel mondo.”

A chiudere il panel è stato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, che ha sottolineato il significato politico e simbolico della scelta dell’ONU, rilanciando la missione delle cooperative nel contesto attuale:

«In momenti di difficoltà economica e sociale si fa appello a qualcuno che possa dare un contributo per il futuro. La scelta dell’ONU di dedicare l’Anno Internazionale delle Cooperative dopo pochi anni è un segnale forte, indice delle difficoltà che ci troviamo ad affrontare a livello internazionale: le guerre, le diseguaglianze, le difficoltà economiche delle imprese tra incertezza, dazi e materie prime.
Il richiamo dell’ONU alle cooperative in questo contesto è una legittimazione e un riconoscimento alla nostra funzione sociale, così come scritto nella Costituzione all’art. 45, ma anche un richiamo all’azione. Un richiamo al quale le cooperative devono rispondere con la generosità che da sempre le caratterizza».

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