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Rir venete: sinergie per rinnovare i settori dall’energia alla salute


Imprese, atenei e centri di ricerca continuano a lavorare fianco a fianco in Veneto con l’obiettivo di rendere il sistema produttivo più innovativo e le aziende più competitive sui mercati internazionali. La regia è della Regione, che con la legge veneta numero 13 del 2014 ha disciplinato i distretti industriali, le Rir (reti innovative regionali) e le aggregazioni d’impresa, le cui iniziative vengono periodicamente sostenute con appositi bandi.

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Confindustria Verona e reti

Una scommessa con cui Confindustria Verona ha voluto da subito misurarsi, incubando in una decina d’anni quattro reti: Veneto clima ed Energia (termomeccanica), Riav (agroalimentare), Rivelo (logistica) e Tech4Life (tecnologie in ambito sanitario). Proprio dalla sede degli industriali di piazza Cittadella nel luglio scorso, l’assessore regionale allo Sviluppo economico ed energia, Roberto Marcato ha presentato l’ultimo bando, approvato con delibera di giunta numero 729 del 26 giugno 2024, finanziato con fondi del Programma regionale veneto Fesr 2021-2027: oltre 42milioni, la dotazione più elevata di sempre, suddivisa in 31,2 milioni a fondo perduto; 7,6 come prestito a tasso zero; 3,2 resi disponibili dalle banche a un tasso agevolato. Una quarantina di soggetti veneti, tra Rir e distretti, sono in gara per aggiudicarsi 8,5 milioni di euro non assegnati e messi a bando con Dgr numero 472 del 02 maggio 2025 (Bollettino ufficiale regionale n. 58) facendo domanda entro il prossimo 17 giugno.

Confindustria Verona non ha perso tempo ed i risultati sono evidenti. È di oltre 11 milioni e 300 mila gli euro il valore dei progetti di innovazione tecnologica su cui investiranno le quattro Rir per affrontare al meglio le sfide di Industria 5.0 con attenzione al benessere dei lavoratori, alla transizione energetica, all’utilizzo dei big data.

I soggetti coinvolti

I progetti, che coinvolgono complessivamente 45 aziende e 6 enti di ricerca, come il Cnr, diversi dipartimenti delle Università di Padova e Verona, Ca’ Foscari, lo Iuav di Venezia e Veneto Agricoltura, saranno realizzati entro aprile 2027.

«Le Reti innovative regionali – commenta Raffaele Boscaini, presidente degli industriali veronesi e veneti – sono uno strumento che permette di creare progetti di sviluppo integrato tra aziende e mondo della ricerca. La collaborazione negli anni ha dimostrato tutta la sua efficacia per mantenere competitivo il nostro sistema industriale». L’auspicio è quindi che la Regione continui a credere in queste aggregazioni «e ne agevoli la partecipazione e diffusione ad un numero sempre più ampio di imprese», completa. Cosa che peraltro sta accadendo se si considera che il loro numero è oramai arrivato a quota 23: l’ultima rete, Face Disegn, dedicata al sistema moda, è stata presentata solo un paio di mesi fa.

I commenti

Secondo Giorgio Adami, presidente di Rivelo, «al di là del valore economico dei finanziamenti che si possono ottenere ci sono altri aspetti che rendono i progetti delle Rir innovativi e virtuosi, con ricadute positive concrete sul territorio – afferma – le partnership generano sinergie operative che hanno permesso una crescita importante di tutti gli attori coinvolti». Inoltre progettare in questo modo «consente di far lavorare insieme imprese differenti per specializzazione e dimensione che hanno l’opportunità di confrontarsi e mettere a fattor comune i processi di innovazione», aggiunge.

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E a ribadirlo è anche Emanuela Lucchini, alla guida del consorzio Coverfil, che è soggetto giuridico di Veneto Clima ed Energia, erede dell’ex distretto della termomeccanica scaligera. «In una decina di anni abbiamo constatato che lavorare in rete favorisce il confronto tra produzione e ricerca, generando un impatto tangibile sul territorio. Si tratta di un approccio che contribuisce allo sviluppo socioeconomico e culturale e valorizza il Made in Italy», afferma. «La condivisione di competenze e sapere tra aziende e università porta ad una accelerazione dell’innovazione e traina la crescita economico-sociale», fa notare anche Denis Faccioli, al timone di Tech4Life. «In un contesto economico e ambientale sempre più complesso, investire in ricerca non è più un’opzione, ma una necessità e le Rir rappresentano uno strumento prezioso per sostenere questo percorso», mette in chiaro anche Laura Turri, al timone di Riav.

I progetti finanziati

Tra i progetti finanziati dal bando, c’è Shield, che vede lavorare fianco a fianco due Rir: Tech4Life in collaborazione con Rivelo (3,8 milioni di euro) e ha ottenuto l’importo più elevato. Poi ci sono: Sinerghy, presentato dalla rete Veneto Clima ed Energia (2,8 milioni); Intelli-Mi di Tech4Life (2,5 milioni) e Integra di Riav (2,2 milioni).

Nel caso di Shield è prevista la sinergia tra 15 aziende – sei delle quali appartenenti a Tech4Life – delle Università di Verona, Padova, Iuav di Venezia e Verona. Il focus è su sostenibilità, resilienza e miglioramento della qualità del lavoro.

Di quest’ultimo punto si occuperanno le realtà aderenti alla Rir dedicata alle tecnologie per la salute, che approfondiranno il benessere e l’inclusione dei lavoratori indipendentemente dalle loro capacità fisiche all’interno dei processi logistici, anche attraverso applicazioni di controllo e monitoraggio basate sull’intelligenza artificiale. Tra i driver della ricerca, come evidenzia il presidente di Rivelo, Adami, lo sviluppo di strumenti e software, modelli organizzativi, matematici e tecnologie digitali per il controllo delle emissioni in ambiente, la tracciabilità dei prodotti e la sostenibilità della supply chain. Sotto la lente anche l’implementazione di modelli organizzativi, metodi e tecnologie avanzate per ottimizzare i processi logistici, migliorare la produttività e ridurre gli errori operativi, su cui si era concentrato anche il precedente progetto Reload.

In linea con gli obiettivi fissati dall’Ue per la casa green, Sinerghy (sistemi energetici sostenibili ed innovativi per le energie rinnovabili e l’idrogeno verde), che coinvolge 10 aziende venete del settore termomeccanico insieme alle università di Padova e Verona e il Cnr-Icmte e si concentra sulla individuazione di un sistema energetico integrato e innovativo, che combina tecnologie avanzate per la produzione, stoccaggio e gestione di energia da fonti rinnovabili.

Energia e idrogeno

Diverse le aree di ricerca su cui la Rir sarà impegnata: dalla messa a punto di un sistema ibrido per l’idrogeno verde e l’accumulo di energia, alla produzione e rigenerazione di idrogeno solido. Tra gli obiettivi, anche la progettazione di caldaie industriali per la combustione di idrogeno puro e di pompe di calore multi-sorgente; la creazione di celle fotovoltaiche che combinano tecnologia al silicio cristallino e a film sottile, oltre alla realizzazione di prodotti innovativi per la riqualificazione energetica, inclusi balconi e monoblocchi per facciate ventilate e giardini verticali.

«L’obiettivo principale – racconta Simone Battiston, ricercatore Cnr di Padova – è sviluppare un sistema energetico che massimizzi l’integrazione di fonti energetiche rinnovabili diversificate e disponibili localmente, integrando nuove tecnologie fotovoltaiche, di gestione dell’energia termica, ad esempio pompe di calore accoppiate a sonde geotermiche di nuova generazione con sistemi di accumulo di calore, inclusi generazione e utilizzo di idrogeno verde».

La combinazione unica delle tecnologie, prosegue «in un sistema integrato è tecnicamente complessa e richiede una gestione dei flussi di energia attraverso intelligenza artificiale. Organismi di ricerca e aziende collaboreranno nella definizione di prototipi e ottimizzazione di protocolli di gestione attraverso la condivisione di strumentazione e conoscenze. Infine, la validazione dei risultati ottenuti avverrà attraverso test di un dimostratore in condizioni operative simulate o reali, installato sul territorio». L’analisi del ciclo vita del prototipo sarà decisiva per stabilire la sua immissione sul mercato.

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Vigneti e digitale

La sostenibilità in vigneto è invece l’oggetto di Integra, che impegna 11 aziende venete, gli atenei di Padova e Verona e Veneto Agricoltura. Attraverso il ricorso a sistemi avanzati di sensoristica e calcolo, il progetto, esempio concreto di applicazione di Industria 5.0 al sistema agroalimentare, si propone di sviluppare strategie per aumentare la resilienza delle coltivazioni e migliorare l’efficienza dei processi di trasformazione, riducendo l’impatto ambientale.

Le aree di ricerca individuate spaziano dallo sviluppo di un sistema informatico e modellistico per l’acquisizione, la gestione e l’analisi di grandi quantità di dati provenienti da sensori mobili e fissi sia outdoor che indoor che montati su mezzi agricoli fino alla messa a fuoco di strategie per aumentare la resilienza e la sostenibilità dei territori vitivinicoli tramite un controllo più preciso della maturazione delle uve. «Questa parte del progetto è connessa agli effetti che i cambiamenti climatici stanno generando in vigneto – puntualizza Anita Zamboni, docente di Chimica agraria al dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona e responsabile di Integra per conto dell’ateneo locale – Nelle ultime stagioni la vendemmia in Valpolicella è risultata sempre in anticipo di una quindicina di giorni e ciò comporta la raccolta di uva con una composizione della bacca alterata rispetto al passato». Si sperimenterà quindi l’utilizzo di biostimolanti e la ricerca di ritardanti della maturazione di origine naturale (da microalghe o estratti naturali, ndr), oltre all’uso di varietà di vite resistenti. Tra gli obiettivi anche l’ottimizzazione energetica dei processi di appassimento delle uve, della fermentazione dei mosti e della trasformazione dei sottoprodotti della filiera agroalimentare.

Infine, Intelli-Mi di Tech4Life, focalizzata su salute e assistenza attraverso tecnologie avanzate si propone di fare passi avanti nella prevenzione e cura di malattie diffuse con impatto sociale ed economico.





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