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La Regione Piemonte mappa le aree dismesse: «Quasi 160 fabbriche abbandonate, più di 3.500 ettari per investimenti»


di Teresa Cioffi

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Il record a Torino tra capannoni abbandonati e zone sottoutilizzate. Il progetto per gli immobili produttivi da almeno mille metri quadrati da destinare a nuove attività. Tronzano: «Sburocratizzazione fondamentale»

Capannoni abbandonati, stabilimenti dismessi, aree produttive sottoutilizzate o ancora non sfruttate. Esiste un «deserto industriale» che si estende sulla nostra regione, risultato di una crisi che si è mangiata circa 3.500 ettari di territorio produttivo, pari a 35 milioni di metri quadrati. Praticamente un’area grande quanto Mirafiori moltiplicata per 12 volte, dove si è giocata una partita che evidentemente l’impresa piemontese non è riuscita a vincere. 

Almeno è questa la prima stima redatta dalla Regione Piemonte che, però, vuole vederci ancora più chiaro. Per questo motivo convoca associazioni di categoria, enti pubblici e privati per definire una mappatura delle aree industriali in disuso o mai valorizzate per trasformare gli esiti della deindustrializzazione in opportunità per gli investitori. Un’iniziativa che rientra nel progetto regionale Team Attrazione e che vuole presentarsi come un aggregatore di informazioni tecniche, urbanistiche e logistiche per facilitare l’insediamento di nuove imprese.




















































Confindustria

Si parla di classificare e promuovere superfici di almeno 5 mila metri quadrati e immobili produttivi da almeno mille metri quadrati da destinare a nuove attività economiche. In questo criterio rientrano sia i siti definiti greenfield, quindi edificabili, sia quelli brownfield, già urbanizzati che necessitano di interventi di bonifica. Una fotografia simile l’aveva già scattata nel 2018 Confindustria Piemonte, delineando un quadro non proprio roseo. «Avevamo mappato 673 aree, pari a 33 chilometri quadrati — dice Alessandro Battaglia, presidente della Commissione Internazionalizzazione e Attrazione Investimenti —. Di queste, 289 aree risultavano dismesse con un record nella provincia di Torino pari a 159 siti in disuso, sintomo soprattutto di una crisi dell’automotive e del suo indotto. Una ferita che può essere risanata puntando ai settori emergenti e a una trasformazione dei siti industriali già esistenti, che può avvenire grazie a nuovi investitori».

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L’assessore

Aerospazio, alta tecnologia e lusso per Torino, agroalimentare e logistica per province come Alessandria e Novara, quest’ultima tra quelle con il maggior numero di aree libere (163) nel 2018. Per l’assessore regionale allo sviluppo delle attività produttive, Andrea Tronzano, a livello di attrattività il Piemonte ha già fatto grandi passi avanti: «Siamo la seconda regione più attrattiva in Italia, la sesta in Europa — spiega —. Sono oltre 5mila le aziende estere presenti in Piemonte, il 10 per cento del totale nazionale. Basti pensare alle multinazionali che hanno scommesso sul territorio: da Silicon Box ad Amazon, da Cartier a Msc Technology, per fare qualche esempio». Realtà che hanno puntato su nuovi stabilimenti, mentre ora la sfida della Regione aumenta di difficoltà. L’obiettivo è sostenere il recupero dell’esistente, trasformando gli scheletri della deindustrializzazione in fondamenta per una nuova economia piemontese: «La sburocratizzazione è fondamentale in questo processo – conclude l’assessore Tronzano -. In tal senso, il Team Attrazione offre un supporto non indifferente. Recuperare l’esistente significa adottare un approccio coerente con una pianificazione sostenibile».

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