Investimenti ed energia ad un costo sostenibile, via i lacci burocratici che strozzano le imprese. Parte da qui il piano straordinario per l’economia del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, lanciato nel corso dell’assemblea pubblica, la prima a Bologna. Una ‘visione’ di lungo periodo che si snoda sul doppio piano italiano ed europeo ma che alla fine risponde ad un’unica parola d’ordine, valida per tutti: rilanciare la competitività, alla prova di un contesto globale reso incerto dai dazi americani e profondamente mutato negli assetti geopolitici. Per questo trova la ”porta aperta” sia dal governo che dall’Unione europea: prima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dal palco dell’assise industriale garantisce di essere ”al lavoro per scrivere una strategia industriale” impegnandosi a ”procedere in maniera più spedita”; poi la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che nel suo intervento assicura: ”Siamo al vostro fianco, il Parlamento che presiedo è vostro alleato”. Oltre 2mila persone, tra imprenditori, politici e sindacalisti, hanno riempito il teatro EuropAuditorium di Bologna per questa edizione dell’assemblea pubblica degli industriali, lontana dalla sede ‘usuale’ romana (un modo per dimostrare la vicinanza ai territori). Orsini parla per quasi un’ora, Metsola e Meloni per circa trenta minuti: ”L’ultima volta mi sono dilungata un po”’, ironizza la premier. Nel parterre, tra gli altri, i ministri Calderone, Urso, Tajani, Pichetto Fratin, Santanchè e Berini, ma anche i leader dei partiti dell’opposizione, Schlein del Pd, Calenda di Azione, Lupi Nm (assenti Conte e Renzi); i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil.
La ricetta Orsini per l’Europa parte da un presupposto: una ”netta sterzata” e si basa su due macro-leve. La prima: gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare, dice, ”con il contributo delle risorse pubbliche e private”. Per attivarli, serve un ”New Generation Eu per l’industria” e un ”mercato dei capitali realmente unico e integrato”. La seconda: regole, sì, ma per rimettere la competitività al centro, abbattendo quindi ”gli oneri burocratici”. Un monito rivolto all’Europa, che continua a fissare ‘il dito’ e non la luna: ”deve finire la logica per cui per le istituzioni europee la norma è l’obiettivo, a prescindere dagli effetti prodotti sull’economia e la società”. Abbassando le barriere interne al mercato unico allo stesso livello degli Usa ”la produzione aumenterebbe del 6,7%, oltre mille miliardi”. Ma vale anche per l’Italia, dove l’industria è ”in forte sofferenza” da due anni e le imprese devono fare a una sorta di corsa a ostacoli, frenate nella competizione su tantissimi fronti. Per Orsini servono investimenti da 8 miliardi di euro l’anni per i prossimi tre anni, ancora meglio cinque, per garantire un obiettivo di crescita del 2% del Pil nel triennio. Ma c’è un ostacolo che lega le mani alle imprese: la bolletta energetica. Le aziende vivono ”una situazione insostenibile” su cui ”bisogna agire con urgenza: non possiamo più accettare di continuare a pagare l’energia al prezzo vincolato a quello del gas”, ribadisce il presidente Orsini, esortando a entrare ”subito nella logica del disaccoppiamento”. Anche qui del c’è sintonia con l’esecutivo: ”Sulla materia energetica siamo sempre aperti a suggerimenti, idee nuove, proposte serie”, dice Meloni. Sembra ricucito quindi lo strappo dopo il varo del criticato dl bollette, nonostante annunci concreti non ci siano. Almeno per ora: ”Stiamo lavorando da alcune settimane con il presidente del Consiglio”, ammette infatti il numero uno di viale dell’Astronomia, a margine dell’evento.
Ma al centro non ci sono solo energia e burocrazia. In un passaggio finale del suo intervento, Orsini si rivolge direttamente ai sindacati quando dice che ”ogni morte sul lavoro è un fallimento” e che la perdita del potere d’acquisto dei salari è un ”problema nazionale” su cui si deve lavorare insieme. Un invito che Cgil e Uil, nonostante qualche stilettata al presidente sul rinnovo del contratto collettivo dei metalmeccanici ‘scomparso’ dal suo discorso, alla fine hanno accettato. C’è stato infatti un pre-incontro tra il presidente e i leader di Corso d’Italia, Maurizio Landini, e di via Lucullo, Pierpaolo Bombardieri; e, per quanto breve e informale, potrebbe spianare la strada a quello ufficiale, previsto il 26 giugno con tutte e tre le sigle confederali, in cui si parlerà di rappresentanza, semplificazione contrattuale, sicurezza sul lavoro, contratti pirata. L’occasione si è presentata al termine dell’assemblea: i tre si sono fermati a parlare, lontani dalle telecamere in un corridoio del teatro, per una decina di minuti. ”Prove di dialogo in corso”, fanno sapere fonti sindacali; ”ha firmato tutte le nostre proposte”, scherza poi Orsini, indicando Landini che tiene in mano la sua relazione, per poi aggiungere: “Siamo al lavoro”.
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