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Cosa prevede il piano di rilancio di La Perla? C’è un investitore, ma resta segreto


Il destino del celebre brand italiano della lingerie di lusso fondato a Bologna nel 1954 La Perla ha tenuto per mesi con il fiato sospeso lavoratori e istituzioni.

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Dopo un periodo di profonda crisi, segnato da cassa integrazione e incertezze sul futuro, la storica azienda è stata ufficialmente dichiarata salva dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha aggiunto:

Grazie all’impegno straordinario dei commissari, dei curatori italiani, dei liquidatori inglesi e dello staff del Mimit, abbiamo individuato una soluzione industriale per una delle crisi più emblematiche del settore moda, tra le più complesse mai affrontate dal ministero, per la prima volta alle prese con più procedure in diversi paesi, con una complessità legale che appariva inestricabile.

Un risultato raggiunto grazie a un “lavoro di squadra” culminato nell’individuazione di un nuovo investitore pronto a rilanciare il marchio.

Dalla crisi al rischio chiusura: La Perla è ufficialmente salva

La crisi di La Perla si è manifestata in tutta la sua gravità tra il 2024 e il 2025, con la scadenza degli ammortizzatori sociali per circa 50 lavoratrici e la messa in liquidazione giudiziale di diverse società del gruppo. La situazione ha messo a rischio non solo il futuro di oltre 200 dipendenti tra Bologna e le sedi estere, ma anche la sopravvivenza di uno dei marchi simbolo del Made in Italy nel mondo.

Durante questi mesi difficili, il sito produttivo di via Mattei a Bologna è rimasto il cuore pulsante della mobilitazione, con lavoratrici e sindacati impegnati a mantenere alta l’attenzione sulla vertenza. Nel frattempo, il marchio continuava a suscitare interesse e affetto tra i clienti storici, come dimostrato dall’assalto all’outlet per una vendita promozionale straordinaria che ha visto file di centinaia di persone e la messa in vendita di capi per un valore complessivo di 4 milioni di euro. Questo entusiasmo del pubblico ha confermato l’enorme valore simbolico e commerciale di La Perla, spingendo le istituzioni a cercare una soluzione che salvaguardasse non solo il marchio, ma anche il suo radicamento produttivo a Bologna.

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Sono infatti arrivate numerose manifestazioni di interesse da parte di soggetti industriali e finanziari, sia italiani che esteri e sono state raccolte ben sedici offerte. Stando a quanto dichiarato, il processo di vendita degli asset – comprendente il polo produttivo bolognese, i contratti di licenza e le partecipate estere – è stato gestito in modo da privilegiare la continuità aziendale e la tutela dei lavoratori.


Questo famoso brand del lusso italiano ha tempo fino al 14 maggio per evitare il fallimento

Un nuovo investitore segreto e il rilancio del marchio

La svolta definitiva è arrivata con l’annuncio del ministro Urso il quale ha dichiarato che il marchio, il sito produttivo e tutti gli occupati saranno rilevati da un nuovo investitore – la cui identità è rimasta segreta – che ha presentato un piano industriale per il rilancio dell’azienda.

Questo piano non solo prevede la riassunzione dei 210 dipendenti coinvolti nelle procedure di liquidazione, ma anche l’incremento della forza lavoro con ulteriori 40 nuove assunzioni, a testimonianza della volontà di investire realmente nel futuro del brand.

Elemento centrale della strategia di rilancio è la valorizzazione del sito produttivo di Bologna, che tornerà a essere il cuore manifatturiero del marchio. Il progetto punta a una progressiva riattivazione della produzione locale, mantenendo l’eccellenza artigianale che ha reso La Perla famosa nel mondo.

L’operazione è stata resa possibile grazie a una complessa gestione delle procedure legali e concorsuali in diversi Paesi, che ha richiesto il coordinamento tra curatori italiani e liquidatori inglesi, oltre al supporto costante del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il salvataggio di La Perla è stato accolto con soddisfazione da istituzioni locali e nazionali, dai sindacati e dalla stessa comunità bolognese. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha sottolineato come la vicenda rappresenti un esempio virtuoso.

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Voglio ringraziare tutti per il lavoro che ci ha portato fin qui oggi, in particolare le lavoratrici e le organizzazioni sindacali, che con la loro tenacia hanno saputo mantenere alta l’attenzione su questa vertenza, ma anche l’importante lavoro di cooperazione istituzionale tra Regione, Città metropolitana e Governo, che ha consentito di salvare gli attuali posti di lavoro e di guardare con speranza al futuro.


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