Questo articolo fa parte di un ciclo dedicato al referendum 2025, che ha l’obiettivo di illustrare in modo chiaro e documentato le posizioni a favore e contro i quesiti, nonché gli scenari in caso di raggiungimento del quorum. QuiFinanza mantiene una linea editoriale imparziale e si impegna a fornire un’informazione completa e obiettiva, senza sostenere alcuna posizione politica o ideologica.
Il terzo quesito del referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno, quello caratterizzato dalla scheda grigia, propone di cancellare alcune norme del Jobs Act che regolano i contratti a termine, e in particolare quelle che prevedono la possibilità di stipulare contratti a tempo determinato, ma anche proroghe e rinnovi fino a un anno in forma cosiddetta “libera” cioè senza l’obbligo per il datore di lavoro di dover indicare alcuna giustificazione.
Come funzionano oggi i contratti a tempo determinato
Le attuali norme prevedono questa disciplina per i contratti a tempo determinato:
- fino a 12 mesi stipula e rinnovi in forma “libera”;
- oltre i 12 mesi con causale concordata fra le parti.
Se dovesse vincere il SÌ, si ripristinerebbe l’obbligo di causale in tutti i contratti inferiori a 1 anno. E tutti i contratti a termine potrebbero fare riferimento alle sole giustificazioni previste da leggi e contratti nazionali.
Se dovesse vincere il NO, tutto resterebbe come è oggi.
Il testo completo del terzo quesito
Di seguito il terzo quesito del referendum, per come verrà riportato sulla scheda grigia:
Volete voi che sia abrogato il d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81, avente ad oggetto “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183” limitatamente alle seguenti parti: Articolo 19, comma 1, limitatamente alle parole “non superiore a dodici mesi. Il contratto puo’ avere una durata superiore, ma comunque”, alle parole “in presenza di almeno una delle seguenti condizioni”, alle parole “in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2024, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;” e alle parole “b-bis)”; comma 1-bis, limitatamente alle parole “di durata superiore a dodici mesi” e alle parole “dalla data di superamento del termine di dodici mesi”; comma 4, limitatamente alle parole “, in caso di rinnovo,” e alle parole “solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi”; Articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole “liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente?”
Perché votare NO al terzo quesito
I teorici del NO, incarnati in parlamento dai partiti di governo che spingono per l’astensione, sostengono che non debba essere un referendum a contrastare il precariato, ma un intervento normativo.
Viene inoltre aggiunto che, grazie all’azione del governo, sono già aumentati i contratti di lavoro.
E viene evidenziato come, sul terzo quesito, si sia registrata una spaccatura fra i sindacati (con la Cisl che si è sfilata dalla Cgil) e nello stesso Pd, con una corrente di minoranza che non ritirerà la scheda, di fatto astenendosi.
Per la maggioranza, un modello rigido del lavoro non può rispondere alle esigenze sociali del momento: un datore di lavoro, infatti, trovandosi ad affrontare periodi di incertezza o stagionalità troverebbe essenziale puntare su contratti a termine senza causali, così da poter più facilmente spostare la forza lavoro dove opportuno. Causali rigide, invece, gli imporrebbero degli obblighi che, se non rispettati, potrebbero tradursi in costosi contenziosi, con dispendio di risorse e una spinta verso contratti di durata più breve. Dunque, al fine di promuovere l’occupazione, che (viene sostenuto da destra) passa anche attraverso una maggiore flessibilità, è necessario impedire che si intervenga col ripristino delle causali nei contratti di lavoro di durata inferiore all’anno.
Gli effetti collaterali del SÌ, viene sostenuto, potrebbero spingere non verso una maggiore occupazione ma verso un maggiore precariato, se non addirittura all’aumento del lavoro nero.
L’attuale assetto venne voluto nel 2014/2025 dal governo Renzi a trazione Pd. Partito che, oggi, è in prima linea nel voler cancellare norme introdotte da quelli che all’epoca erano suoi stessi esponenti.
La posizione dei partiti in sintesi
I partiti di governo spingono per l’astensione in modo da far saltare il quorum.
Il Partito democratico di Elly Schlein ha annunciato cinque sì, ma la corrente riformista di Energia popolare non ritirerà la scheda del terzo quesito.
Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte vota SÌ. Vota SÌ anche Avs. +Europa dice NO al terzo quesito. Italia Viva dice NO; NO anche da Azione.
La posizione dei partiti in sintesi:
Partito | SÌ | NO | Astensione |
Centro-destra | X | ||
Pd (maggioranza) | X | ||
Pd (corrente Energia popolare) | X | ||
M5S | X | ||
Avs | X | ||
Azione | X | ||
Italia Viva | X | ||
+Europa | X |
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