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Le imprese del Nord Est: «Stop a dazi autoimposti, situazione drammatica»


Tra gli imprenditori presenti ieri Bologna la parola d’ordine è una sola: «Fare presto». Energia, competitività, investimenti e transizione green sono stati al centro del dibattito, ma dal mondo delle imprese emerge una richiesta di concretezza da parte della politica.

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«La priorità assoluta è intervenire sul costo dell’energia che penalizza la nostra competitività», ha detto Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, la seconda territoriale per numero di iscritti, «nel 2024 le nostre imprese hanno pagato l’elettricità l’82% in più della Francia, il 78% più della Spagna, il 38% più della Germania. Con gli Stati Uniti il gap sul gas è ancora più ampio, non c’è storia. Una situazione insostenibile, che rischia di metterci fuori mercato».

Tra le voci più critiche c’è quella di Federico Visentin, presidente di Federmeccanica. «L’appello agli investimenti è stato forse un po’ debole», ha detto, «abbiamo 5.0 che è un esempio di inettitudine e in un certo senso l’ha ammesso la stessa Giorgia Meloni, l’unica ad averlo citato come se la nostra Confindustria avesse paura di toccare certi gangli».

Ma a sottolineare la centralità del tema energetico è stato Michelangelo Agrusti. «La relazione ha dimostrato la volontà della Confindustria di stare dentro i dossier», ha detto il presidente di Confindustria Alto Adriatico, «è stata una relazione puntuale e con una partecipazione rara. Meloni ha dimostrato di aver capito l’importanza del tema dell’energia e ha detto di voler intervenire, ma la situazione è davvero drammatica per le famiglie e le imprese che partono con un handicap nella competizione internazionale. La verità è che i costi dell’energia sono un clamoroso dazio interno».

Su un altro fronte, Leopoldo Destro ha rimarcato le carenze infrastrutturali, anche queste definite «dazi autoimposti». «Non possiamo più permetterci di autoimporci ostacoli che penalizzano le nostre imprese», ha sottolineato il delegato del presidente di Confindustria a Trasporti, Logistica e Industria del Turismo e della Cultura, «il mancato completamento della rete infrastrutturale comporta maggiori costi del trasporto merci in Europa per il 44% e del 110% per quelli dei servizi. Abbattere questi dazi autoimposti, diminuire la selva delle normative europee e varare un grande piano straordinario per sostenere gli investimenti sono passaggi obbligati e urgenti per rilanciare l’efficienza e la competitività dei nostri mercati».

Sulla stessa linea anche Luigino Pozzo. «Occorre avere il coraggio di andare verso soluzioni concrete, come l’applicazione delle energie rinnovabili e l’utilizzo del nucleare», ha detto il presidente di Confindustria Udine, «rimettere mano ai gravi errori fatti sul Green Deal è importante per rilanciare la nostra industria». E con un tono prudente ma vigile, ha concluso: «Sul costo dell’energia attenderemo di capire quanto dichiarato da Meloni».

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«Le parole di Orsini», ha commentato Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, «danno voce a un’urgenza che da tempo segnaliamo: servono misure concrete, scelte forti, una strategia condivisa. Condividiamo pienamente il richiamo a un Piano Industriale straordinario europeo che superi logiche ideologiche e affronti con realismo la transizione green. È un appello che parte dai territori più esposti, come quelli montani, dove produrre costa di più, ma dove l’impresa continua a investire, a innovare, a formare competenze».

Sul versante europeo, Mario Moretti Polegato, presidente del gruppo Geox, ha sottolineato il significato della presenza di Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento: «Di grande valore perché dimostra che si è pienamente compreso che in un mondo complesso e in continuo mutamento, l’Europa rappresenta l’unica possibilità per avere ancora peso. E dalla presidente Metsola è arrivato un forte segnale di attenzione».

E in questa fase anche il settore bancario ha un ruolo fondamentale per il sostegno alle imprese. «Stiamo predisponendo un piano di erogazione di 60 miliardi nei prossimi tre anni per le imprese italiane», ha spiegato Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italy, «è chiaro che tutto deve combinarsi con un supporto pubblico-privato per rilanciare gli investimenti».



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