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Meloni, scossa alla Ue: «Elimini gli auto-dazi». E rilancia il nucleare: «Puntare sui mini reattori»


Striglia l’Europa che «non sempre è stata dalla nostra parte». La invita a «rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta in questi anni» e a trattare con Donald Trump con un «approccio più politico» e «meno burocratico». Giorgia Meloni è un fiume in piena dal palco dell’EuropAuditorium a Bologna. Parla di fronte a duemila imprenditori all’Assemblea di Confindustria e apre alla proposta lanciata dal presidente Orsini di un piano industriale straordinario per i prossimi tre anni: «Sono d’accordo, il governo sta lavorando con il sistema produttivo e le parti sociali per delineare le linee di una politica industriale di medio e di lungo periodo».

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Va in scena nella rossa Bologna, coperta da un cielo plumbeo, il confronto fra premier e imprese nel mezzo della bufera dei dazi, con Trump che minaccia di alzarli al 50% sui prodotti europei e i mercati in subbuglio. Un confronto franco, «non sempre andiamo d’accordo ed è anche sano così» ammette Meloni in apertura mentre gli industriali con Orsini chiedono al governo passi concreti sul costo dell’energia e per fermare il calo della produzione industriale. Fatti e non parole.

Meloni invita a «pensare in grande, io lo farò con voi». Racconta un’Italia «tornata credibile», «lo testimoniano il livello dello spread, più che dimezzato da quando ci siamo insediati, la borsa con performance record, il nuovo appeal dei nostri titoli pubblici e il giudizio delle agenzie di rating». Poi entra nel merito. Apre al piano straordinario per l’industria, alle semplificazioni e al taglio della burocrazia: «Mi prendo personalmente l’impegno, possiamo lavorare con maggiore velocità». Quanto ai fondi per aiutare le imprese, arriveranno dalla rimodulazione delle risorse del Recovery Ue. «Stiamo lavorando, all’interno della revisione per le voci di spesa legate al Pnrr, per arrivare a recuperare 15 miliardi da investire in occupazione e produttività».

Si sofferma a lungo sul capitolo energia e i rincari che Orsini ha definito, parlando prima di lei, «un vero dramma». Annuncia che il governo «sta lavorando a un’analisi sul funzionamento del mercato italiano» per scovare «anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale» dietro «aumenti ingiustificati», «speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione». E insieme rilancia un’altra proposta benedetta fra gli altri da Elettricità Futura, l’associazione confindustriale di settore: i contratti a lungo termine come «strumento più efficace» per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas. E ancora, promette che il governo scommetterà sull’energia nucleare.

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«È necessario riprendere il cammino del nucleare, puntando sui mini reattori, una scelta coraggiosa per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione rafforzando la competitività delle nostre imprese» dice Meloni citando l’esperimento di Nuclitalia partito con Enel, Leonardo e Ansaldo Energia. La platea ascolta assorta, in prima fila c’è un pezzo di governo, Piantedosi e Tajani, Ciriani e Santanchè. Due file più in là ecco la segretaria del Pd Elly Schlein, giacca carta da zucchero e sguardo sullo smartphone mentre l’arcirivale parla sul podio. «Meloni è chiusa nel palazzo, non vede le condizioni di vita degli italiani che dopo tre anni del suo governo stanno peggio» affonda in serata la leader dem reduce dalla doppia vittoria a Genova e Ravenna.

LA PLATEA

L’applauso più forte dell’auditorium parte quando Meloni affronta il nodo dell’automotive. Un’altra sonora stoccata all’Europa che «negli ultimi anni ha imboccato la strada forzata della transizione verso una sola tecnologia, l’elettrico, le cui filiere sono in larga parte controllate dalla Cina». Pausa. «Non capisco il senso strategico di fare una scelta del genere». Una svolta forse può arrivare con il cambio della guardia in Germania, riprende la presidente del Consiglio: «Confido che molto altro possa cambiare con il nuovo governo tedesco, con il Cancelliere Merz abbiamo già iniziato a confrontarci».

Riecco il cahiers de doléances contro un’Europa che si è imbrigliata in un «approccio ideologico alla transizione energetica». In prima fila Roberta Metsola sorride alla premier, «il Parlamento europeo è con voi» ha scandito poco prima dal palco. Meloni si rivolge all’ «amica Roberta» e la corregge: «Sarò onesta, questo dipende dalle maggioranze che si formano di volta in volta…ma tu sicuramente sei stata sempre dalla nostra parte e quindi grazie». Parla dei dazi Meloni che sono il vero spauracchio all’Europauditorium. Riavvolge il rullino rivendicando la mediazione con Trump: l’incontro alla Casa Bianca, poi il vertice fra il vicepresidente JD Vance e Ursula von der Leyen a Palazzo Chigi, un dialogo «che va portato avanti con saggezza e buon senso».

Magari con «un approccio più politico che burocratico» appunta Meloni con un messaggio in bottiglia ad “Ursula” e a chi a Bruxelles fatica a farsi capire da Trump. Applausi finali, la platea di imprenditori si disperde mentre Meloni corre a fare visita al Tecnopolo di Bologna accompagnata da Metsola e Piantedosi. «Sta facendo molto bene» sorride il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Assai diverso il bilancio delle opposizioni. Giuseppe Conte: « Meloni è la regina delle televendite». Matteo Renzi: «I cittadini hanno capito il suo bluff». La premier torna a Roma in serata. La attendeva un pezzo di governo e tutto lo stato maggiore di Fratelli d’Italia in un locale a Colle Oppio per i 50 anni della sorella Arianna. O così speravano.

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