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ALLARME IMPRESE/ “L’Ue non lavora a un nuovo piano industriale, l’Italia deve poter scegliere cosa fare”


Le difficoltà dell’industria italiana sono state ricordate dal Presidente di Confindustria durante l’Assemblea annuale tenutasi martedì a Bologna. Sia l’Europa che il nostro Paese, ha detto Emanuele Orsini, affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione. Un rischio che, secondo Nicola Rossi, già Professore ordinario di Economia all’Università di Roma Tor Vergata, va contrastato cercando di creare un ambiente favorevole all’attività di impresa.

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In questo senso qualcosa andrebbe cambiato a livello europeo e nell’impostazione del Green Deal?

Vi sono ancora significativi vincoli al commercio intraeuropeo e un intervento di riduzione delle attuali regole che frappongono ostacoli nel mercato comunitario sarebbe auspicabile. Per quanto riguarda la transizione energetica, è molto probabile che l’Ue abbia fatto il passo più lungo della gamba.



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L’attitudine dell’Ue è spesso e volentieri quella di regolare a prescindere dalle conseguenze. Anche nel caso del Green Deal, il desiderio di regolare ha prevalso su ogni altra considerazione, anche di buon senso. Penso che sarà necessario un intervento per rivedere le decisioni che sono state prese.

Ci vorrebbe un piano industriale straordinario europeo come chiesto da Confindustria?

Non credo si possa pensare seriamente che a Bruxelles ci sia qualche ufficio dove si lavori per costruire la struttura industriale europea dei prossimi 20 anni. Probabilmente solo nella Russia sovietica c’era un’illusione di questo genere ed è andata a finire come sappiamo. A mio avviso, occorre rivendicare la libertà dell’industria italiana di scegliere cosa, come e quando fare.



Concretamente cosa significa?

L’impresa deve essere aiutata a nascere e a crescere, il che significa meno vincoli, regole più semplici, trasparenti e chiare, una Pubblica amministrazione infinitamente più efficiente di quella attuale.

Cosa pensa della richiesta di un sostegno agli investimenti delle imprese di 8 miliardi di euro l’anno per i prossimi 3 anni?

Credo che sarebbe molto più efficace una richiesta volta ad abbattere l’imposta sulle società, una misura che andrebbe a beneficio di tutte le aziende, anche di quelle che ancora non ci sono. Penso che l’obiettivo da conseguire debba essere quello di creare un ambiente favorevole all’attività di impresa, un traguardo che può essere raggiunto eliminando il più possibile i vincoli attualmente esistenti, le regole inutili, le interferenze della Pubblica amministrazione, l’intermediazione dello Stato e tramite una fiscalità più bassa.

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Tagliare le tasse per tutte le imprese non sarebbe un intervento più costoso?

Non è affatto detto. A mio avviso occorre in ogni caso concentrarsi non solo sulle imprese esistenti, ma su quelle che potrebbero nascere e non nascono. Un problema di deindustrializzazione, infatti, si pone se una parte della base industriale, per diversi motivi, scompare e non se ne crea di nuova. Bisogna, dunque, fare in modo che ci sia un ambiente favorevole alla nascita di nuove imprese. Che questo manchi lo dimostra anche il fatto che le poche start-up che nascono nel nostro Paese appena possono si trasferiscono altrove.

In tal senso è corretta la richiesta di ridurre i costi dell’energia che penalizzano le imprese italiane rispetto ai competitor europei.

Che i costi energetici in Italia siano imparagonabili rispetto a quelli di altri Paesi europei è innegabile. Si tratta di un problema che non può essere affrontato con sostegni economici che sono già stata erogati in passato, ma, come constatiamo oggi, non hanno dato grandi risultati. Questo perché alla fine il solo sostegno lascia le cose come stanno e se queste non vanno bene è chiaro che poi i problemi si ripresentano.

Cosa bisogna fare allora su questo fronte?

Bisogna liberarsi dei costi energetici attuali, il che significa spingere in maniera molto significativa verso il nucleare di nuova generazione, passare con la ruspa sui molti dei vincoli che oggi impediscono alle rinnovabili di crescere ulteriormente. Il tema deve essere andare verso una struttura energetica diversa che comporti costi delle bollette più bassi. Altri Paesi, partendo molto prima di noi, ci sono riusciti. Potremmo forse imparare qualcosa da loro.

(Lorenzo Torrisi)

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