Stop subito ai dazi globali, annunciati il 2 aprile scorso durante il «Liberation Day». Restano solo quelli che non sono stati autorizzati con i poteri di emergenza, ma sulla base della legge commerciale del 1962
Dopo mesi di annunci e marce indietro, e, soprattutto, caos e colossali perdite nei mercati globali provocati dai dazi di Donald Trump, una specializzata corte federale di New York, la Court of International Trade, ha stabilito che le misure adottate dal tycoon sono illegali perché avrebbe abusato dei poteri presidenziali in materia commerciale. La decisione ha provocato la reazione irata della Casa Bianca, che ha denunciato «un golpe dei giudici», e l’immediato ricorso del dipartimento di Giustizia.
Quali tariffe vengono bloccate
La sentenza impone che vengano fermati immediatamente due gruppi di dazi che Trump ha imposto in questi mesi. In primo luogo, i dazi globali, annunciati il 2 aprile scorso durante il famoso «Liberation Day», che impone un 10% sulle importazioni da quasi tutto il mondo. Inizialmente, Trump aveva detto che queste tariffe sarebbero state più alte per decine di Paesi. Queste tariffe reciproche poi sono stati rinviate per oltre 75 Paesi – compresa la Ue – a luglio, per favorire i negoziati. Trattative che hanno fatto scendere anche i dazi molto più alti imposti alla Cina, che ad un certo punto sono arrivati al 145%, dopo i colloqui tra Washington e Pechino di metà maggio.
Stop anche ai dazi verso Messico e Canada
La sentenza blocca anche i dazi separati del 25% che Trump aveva imposto a Canada e Messico, per «punirli» per immigrazione illegale e il traffico di droga sui confini, e quelli del 20% alla Cina per il suo ruolo nella produzione del fentanyl.
Trump ha abusato dei poteri di emergenza
Secondo la Corte, Trump ha abusato dei poteri di emergenza garantiti dall’Emergency Economic Powers Act (Ieepa), la legge del 1977 finora mai usata da un presidente da imporre dazi, ma che si concentra principalmente su sanzioni ed embargo per motivi di sicurezza nazionale. «La Corte non ritiene che l’Ieepa conferisca un’autorità incontrollata», si legge nella sentenza, con cui i giudici accolgono il ricorso di 12 Stati democratici e quello di cinque società che si dichiarano danneggiati dall’uso improprio del potere esecutivi, concludendo che la legge non permette al presidente di imporre «dazi illimitati su beni provenienti da quasi tutto il mondo».
Restano le tariffe su acciaio, alluminio ed auto
Gli unici dazi imposti da Trump che non sono bloccati dalla sentenza sono quelli su acciaio, alluminio e automobili, perché non sono stati autorizzati con i poteri di emergenza, ma sulla base della legge commerciale del 1962.
La decisione della Corte ha subito suscitato l’entusiasmo dei mercati americani e poi globali, ma esperti avvisano che «non bisogna guardare a questa e dire è una vittoria», come afferma con il Washington Post, Joseph Steinberg, economista dell’università di Toronto, guardando al ricorso.
Il ricorso dell’amministrazione Usa
Il dipartimento di Giustizia ha già presentato il ricorso presso la corte d’appello del distretto federale, con il gradino successivo che potrà essere la Corte Suprema. Si prevede che oltre agli appelli, l’amministrazione Trump potrebbe ricorrere ad altre vie per imporre dazi. Ma Michael Lowell, avvocato specializzato in questioni commerciali, è convinto che la decisione della Corte sarà confermata in appello: «Credo che rimarrà, penso che l’amministrazione sappia che rimarrà».
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