Mama Industry, la trasformazione digitale delle PMI che parte dalla cultura: cosa emerge dall’Osservatorio del Politecnico di Milano
Nel pieno della transizione digitale ed ecologica avviata con il PNRR, le piccole e medie imprese italiane si confermano attori chiave, ma ancora alle prese con un percorso complesso e non uniforme. A evidenziarlo è la nuova edizione della Ricerca 2024-2025 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e presentata al Convegno annuale. A introdurre i lavori è stato Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio, che ha tracciato un quadro articolato della digitalizzazione nel tessuto produttivo italiano.
I dati mostrano che oltre il 50% delle PMI investe con intensità nel digitale, mentre il resto resta più cauto, frenato soprattutto da carenze culturali (44%) e di competenze (59%). La diffusione è ampia per soluzioni gestionali e di sicurezza, ma le tecnologie avanzate, come l’Intelligenza Artificiale Generativa, sono ancora poco adottate (meno del 20%). Solo il 36% delle imprese ha un referente interno per il digitale. Tuttavia, l’interesse c’è: il 54% prevede nuovi investimenti per il 2025.
Nel corso delle tavole rotonde, imprenditori e esperti hanno commentato i risultati. Marco Travaglini, Amministratore unico e socio di maggioranza di Mama Industry, Raffaele Antonio Musella CEO di Innovation4HR e Fabio Bartocci, Head of SMB Italy & Austria di Cisco, hanno portato casi pratici di innovazione nelle PMI. Tra i relatori anche Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader Central Mediterranean, Pietro di Sparano, Head of Consulting – Public Funding & incentives di Golden Group e Viviana Palmieri, Ingegnere Area Industria Energia e Innovazione di Assolombarda, che hanno evidenziato criticità nell’accesso agli incentivi pubblici e nella capacità delle imprese di coglierne le opportunità, spesso per mancanza di accompagnamento e consulenza strategica.
Marco Travaglini, nel corso del suo intervento ha affermato: “In Italia, molte imprese sono ancora fortemente concentrate sulla sola produzione, trascurando funzioni strategiche come comunicazione, finanza, risorse umane e ricerca e sviluppo. Questo approccio, legato a modelli industriali superati, impedisce una vera trasformazione digitale. L’innovazione viene spesso affrontata da imprenditori che non hanno aggiornato la loro visione, e nelle micro e piccole imprese mancano strutture organizzative in grado di gestire il cambiamento. La trasformazione digitale, infatti, non riguarda un singolo strumento, ma un cambio di mentalità orientato alla creazione di valore aggiunto“.
“Mama Industry“, ha proseguito Travaglini, “nonostante sia una startup con circa 40 dipendenti, ha investito nella costruzione di un’infrastruttura organizzativa completa, con otto-nove aree funzionali attive, dimostrando che anche una realtà piccola può “fare sistema”. Questo esempio rafforza l’idea che la dimensione d’impresa andrebbe misurata non solo in termini quantitativi, ma anche in funzione delle funzioni strategiche presenti. Il vero ostacolo alla crescita delle PMI non è la tecnologia in sé, ma la mancanza di un ecosistema che supporti l’imprenditore, culturalmente e operativamente“.
“Per affrontare questa sfida, Mama Industry ha creato una community chiamata ‘Il consulente paziente’ e un Centro Studi per collegare il mondo dei servizi avanzati quali marketing, finanza, strategia, con quello manifatturiero. In collaborazione con università italiane, ha anche definito una nuova figura professionale capace di guidare il cambiamento digitale e culturale dall’interno delle imprese. Serve infatti qualcuno che sappia tradurre la tecnologia in valore comprensibile, che accompagni le imprese con empatia, visione strategica e realismo, evitando soluzioni fuori scala e affrontando l’imprenditoria come esperienza anche profondamente umana“, ha concluso Travaglini.
Sara Lombini, ricercatrice dell’Osservatorio, ha indicato le opportunità di domani, tra cui un maggiore utilizzo di tecnologie avanzate, una migliore gestione del rischio cyber e una crescente attenzione alla sostenibilità sociale. Tuttavia, la conoscenza delle normative come la NIS 2 resta bassa e solo poche imprese sono in grado di elaborare strategie strutturate.
Donatella Proto, Direttore Generale dell’Unità di missione PNRR del MIMIT, ha sottolineato l’importanza di una visione strategica di lungo periodo per coniugare digitale ed energia, ricordando che finora il PNRR ha stanziato 20,875 miliardi di euro per la trasformazione del sistema produttivo.
A chiudere l’evento, il Contest PMI Award, condotto da Francesca Parisi (Osservatorio), che ha premiato cinque imprese per progetti d’eccellenza in ambito digitale: Caldarola SRL, SIMEM SpA, L’Antincendio SRL, NTE Process SRL e Brands Up SRL. Le loro esperienze dimostrano che, con visione e struttura, anche una PMI può diventare un’impresa “di sistema”.
L’intervista di Affaritaliani a Marco Travaglini, Amministratore unico e socio di maggioranza di Mama Industry
A margine dell’evento, l’Amministratore unico di Mama Industry, Marco Travaglini ha dichiarato ai microfoni di Affaritaliani: “Oggi, qui all’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, abbiamo parlato di produttività, innovazione e digitalizzazione nelle imprese piccole, medie e, soprattutto, micro. Mi è stata posta una domanda su come, a mio avviso, i dati emersi dalla ricerca, che è possibile scaricare dal sito dell’Osservatorio, possano essere applicati al contesto delle microimprese“.
“Ho sottolineato che, più che concentrarsi sulla digitalizzazione di singoli reparti, il vero tema è inserire quei reparti che spesso nelle microimprese nemmeno esistono. Parliamo di funzioni fondamentali come finanza, comunicazione e gestione dei processi: aree che sono alla base di qualsiasi trasformazione digitale, ma che nelle realtà più piccole risultano totalmente assenti, lasciando spazio solo alla produzione. È stata una mattinata intensa e stimolante, ricca di spunti e confronti tecnici approfonditi. Siamo soddisfatti della partecipazione e dell’interesse suscitato. Ringrazio tutti per l’opportunità e il dialogo costruttivo“, ha affermato in conclusione Travaglini.
Lintervista di Affaritaliani a Claudio Rorato Direttore Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, Politecnico di Milano
Claudio Rorato, Direttore Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano ha dichiarato ai microfoni di Affaritaliani: “La giornata di oggi, dedicata alla presentazione dei risultati di un anno di lavoro dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, ha messo in luce alcune soluzioni, o proposte operative, nate dall’analisi dei rischi che oggi affrontano le piccole e medie imprese e da una riflessione su come affrontarli in modo efficace. Il principio che è emerso con forza è la necessità di sviluppare azioni sempre più mirate e ‘chirurgiche’. Quando si parla di PMI, infatti, non ci si può riferire ai modelli delle grandi imprese: le operatività sono differenti e servono provvedimenti adattati alle specificità territoriali, settoriali e dimensionali. Solo così è possibile rispondere ai bisogni reali delle aziende e garantire l’efficacia degli interventi“.
“Uno dei temi emersi con maggiore chiarezza“, ha affermato Rorato, “è quello della formazione, su cui proponiamo un adeguamento dei contributi per la formazione finanziata: oggi lo 0,30% sulle buste paga, ma con l’obiettivo di portarli allo 0,50% o 0,60%, in linea con gli standard europei. Questa proposta è il risultato di un tavolo di lavoro verticale, realizzato insieme a partner specializzati. Inoltre, è fondamentale che alla formazione partecipino anche le figure apicali, in particolare gli imprenditori, perché sono loro a definire le strategie e gli investimenti. Se non si lavora sulla loro capacità di elaborare una visione evoluta, il rischio è avere personale ben formato, ma poco incisivo nel generare cambiamento“.
“Un altro punto critico è la scarsa interazione tra il mondo universitario e le PMI: oggi solo il 15% delle piccole e medie imprese dialoga efficacemente con il sistema accademico. Questo non è imputabile solo agli imprenditori: anche le università devono rivedere alcuni paradigmi comunicativi e operativi per riuscire a intercettare meglio i bisogni delle imprese. Le associazioni di categoria, dal canto loro, dovrebbero aiutare le aziende a comprendere che l’università può rappresentare quel reparto di ricerca e sviluppo esterno, spesso irraggiungibile internamente. Infine, resta centrale il tema della connettività, che deve essere potenziata con politiche su misura per territori e filiere, in collaborazione con AGCOM e sostenendo le Telco anche nelle aree meno remunerative. Solo così i territori e le imprese potranno davvero evolvere. Questa ricerca rappresenta il frutto concreto di un lavoro collettivo, condiviso con una community ampia di attori che ci hanno supportato e arricchito con le loro idee“, ha concluso Rorato.
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