Domenica 8 e lunedì 9 giugno i cittadini italiani aventi diritto di voto sono chiamati alle urne per esprimere la propria opinione su cinque referendum.
Promossi da organizzazioni sindacali e civiche, i cinque referendum riguardano la riforma del mercato del lavoro e l’accoglienza e l’integrazione dei migranti in Italia.
Si tratta di quesiti abrogativi di norme esistenti e per essere validi i referendum devono raggiungere il quorum: deve votare almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì.
Cosa prevede il terzo quesito del referendum
“Volete voi che sia abrogato il d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81, avente ad oggetto “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183” limitatamente alle seguenti parti: Articolo 19, comma 1, limitatamente alle parole “non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque”, alle parole “in presenza di almeno una delle seguenti condizioni”, alle parole “in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2025, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;” e alle parole “b-bis)”; comma 1-bis, limitatamente alle parole “di durata superiore a dodici mesi” e alle parole “dalla data di superamento del termine di dodici mesi”; comma 4, limitatamente alle parole “, in caso di rinnovo,” e alle parole “solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi”; Articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole “liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente,”?.”, recita il terzo quesito del referendum dell’8 e 9 giugno.
Stampato su scheda grigia, riguarda ancora il Jobs Act del 2015, ma in questo caso tratta i contratti a tempo determinato, modificati poi dal governo Conte e successivamente dall’attuale governo Meloni con il decreto del Lavoro. Si propone di reintrodurre l’obbligo di indicare il motivo per cui si intende utilizzare tale contratto e non uno più lungo, anche per i contratti di lavoro inferiori a 12 mesi, per garantire una maggiore tutela ai lavoratori precari.
Votando SI si reintroduce la causale per i contratti di lavoro sotto i 12 mesi.
Votando NO la normativa rimane quella vigente, che esclude per i rinnovi e per le proroghe l’esigenza delle causali per i contratti fino a 12 mesi e ha introdotto nuove causali per i contratti tra i 12 e i 24 mesi, tra cui quella per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti in assenza della previsione contrattuale, che è possibile stipulare fino a fine anno.
Ecco di seguito il dettaglio degli altri quesiti.
Quesito n. 1 – Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione
Quesito n. 2 – Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale
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