Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

«Per la Ue crescita a rischio, risponda con gli eurobond»


Più che di economia dell’incertezza, forse, bisognerebbe parlare di una economia dell’irrazionalità. Non c’è una ragione che sia una, dal punto di vista dell’America, economicamente parlando, che giustifichi le politiche commerciali di Donald Trump. Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, nelle sue considerazioni finali, ha colto il punto. E ha provato a tracciare una rotta per l’Europa e per l’Italia in un mondo senza guida, in cui gli Stati Uniti stanno abdicando al loro ruolo esercitato attraverso le istituzioni multilaterali nate dopo gli accordi di Bretton Woods. Siamo di fronte a una «crisi profonda» degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni. E, ha spiegato il governatore, «le politiche dell’amministrazione statunitense ne rappresentano il principale fattore scatenante». In un biennio, ha spiegato Panetta, le barriere commerciali potrebbero sottrarre «quasi un punto alla crescita mondiale». Per gli Stati Uniti, paradossalmente, l’effetto stimato «è circa il doppio». E questo senza considerare gli altri effetti: una minore domanda di lavoro e una maggiore inflazione. Le politiche protezionistiche, insomma, stanno mettendo il mondo su «una traiettoria» pericolosa. Il timore più grande di Panetta, è che il commercio, da motore di integrazione e dialogo si «trasformi in una fonte di divisione, alimentando l’instabilità politica e mettendo a repentaglio la pace». Ma se il quadro è questo, l’Europa cosa deve fare? La risposta è: «ripensare il modello di sviluppo».

Contabilità

Buste paga

 

IL VECCHIO CONTINENTE

Il Vecchio Continente, ha spiegato Panetta, ha bisogno di «interventi rapidi e strutturali». Vanno «eliminate le barriere interne». È lo stesso auspicio pronunciato non più di due giorni fa da Giorgia Meloni all’assemblea di Confindustria. Bisogna «investire in tecnologia» e in «settori ad alto potenziale di sviluppo». Ma soprattutto serve un «patto europeo per la produttività». L’Europa, dice Panetta, ha bisogno di investimenti di grande portata che non possono gravare esclusivamente sui bilanci pubblici nazionali. Serve anche «mobilitare capitali privati per finanziare progetti imprenditoriali innovativi». E per farlo è assolutamente necessario «eliminare alla radice» la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali. Come si fa? Con un «titolo pubblico europeo», un eurobond. Servirebbe per due ragioni: finanziare gli investimenti in “beni comuni europei”, e fornire un riferimento comune, solido e credibile al sistema finanziario. Quel ruolo di “safe asset” che i T-Bond americani stanno perdendo.Secondo le stime della Banca d’Italia, l’eurobond ridurrebbe i costi di finanziamento delle imprese attirando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi, oltre ad innalzare il Pil di 1,5 punti a regime. Se poi gli investimenti fossero ad alto contenuto tecnologico, l’effetto sulla crescita sarebbe triplicato. Il primo dei “beni comuni” da finanziare con gli Eurobond dovrebbe essere la difesa.

LO SCETTICISMO

Panetta non è entusiasta della proposta della Commissione che basa il “riarmo” su «fondi nazionali e prestiti». Occorre invece un «programma unitario sostenuto dal debito europeo». Bisogna insomma evitare che, a livello nazionale, «gli investimenti per la crescita e la spesa sociale» siano penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna. Detto in altri termini, non bisogna mettere i governi e i cittadini davanti alla scelta di tagliare la sanità o le pensioni per finanziare la difesa. «Solo così», dice Panetta, «la sicurezza potrà diventare un pilastro della solidarietà europea: una solidarietà che protegge e, al tempo stesso, genera benessere, coesione e fiducia». Anche perché l’Europa rimane un «baluardo» dello Stato di diritto, della convivenza democratica e dell’apertura agli scambi. Ma deve tradurre in «peso politico» la sua «forza economica». E per farlo «non può permettersi di rimanere ferma».

In un mare così agitato e in una notte tanto buia, come sta navigando la barca italiana? Panetta non cede alle sirene della lagna nazionale e del disfattismo. Anzi. Negli ultimi cinque anni, spiega, nonostante la crisi pandemica ed energetica, «il Paese ha mostrato una ritrovata vitalità economica».L’occupazione ha raggiunto il suo massimo storico, il tessuto produttivo, dopo la crisi dei debiti sovrani, si è ristrutturato. Il sistema bancario continua a mostrare una sua «forza». Si è diffuso l’utilizzo di tecnologie avanzate, come il cloud computing, la robotica, l’intelligenza artificiale. Una reazione del sistema produttivo ai cambiamenti che «fa ben sperare» e che fa dire a Panetta che «l’industria italiana non è destinata al declino».Questi segni di vitalità «non vanno dispersi». Il problema urgente da risolvere per il Paese resta quello della bassa produttività. Per rilanciarla l’innovazione va messa «al centro della strategia economica».

L’altro elemento di forza del Paese sono i conti pubblici. I fondamentali dell’economia italiana sono «nettamente migliorati». La posizione patrimoniale verso l’etsero, che quindici anni fa era negativa per 20 punti, adesso è positiva per 15. L’Italia ha riportato il bilancio in avanzo primario. Tutti questi progressi si sono «riflessi nei giudizi positivi espressi dalle agenzie di rating». L’Italia, nel mare mosso dei dazi, del protezionismo, dell’incertezza, si sta dimostrando una barca solida, in grado di navigare anche in condizioni avverse.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio