Al vertice del centrodestra in programma oggi a Oristano non ci sarà il Psd’Az. La segreteria nazionale del partito ha fatto sapere che si riunirà alla stessa ora – le 17.30 – per esaminare la crisi istituzionale della Regione determinata dal caso decadenza, e aggravata dopo la sentenza del tribunale civile di Cagliari che ha rigettato il ricorso della governatrice Alessandra Todde. L’ordine del giorno è lo stesso di quello che discuteranno al tavolo nella sede di FdI, ma gli obiettivi sono diversi. Certo, anche per il segretario Christian Solinas «occorre costruire un’alternativa di governo affidabile e rassicurante per tutti».
Ma in che modo? «Il Psd’Az crede che la vera sfida per restituire ai sardi una guida sicura e autorevole della Regione sia quella della partecipazione dal basso, dai territori e dal coinvolgimento dei movimenti di partecipazione popolare nati in questi anni su questioni fondamentali per l’Isola, a partire dalle donne e dagli uomini di Pratobello. Dalla resistenza popolare a scelte e posizioni politiche devastanti per l’Isola e per il futuro dei suoi figli». Secondo l’ex presidente della Regione, «solo una saldatura forte con le comunità locali ed una partecipazione popolare consapevole e organizzata può offrire un’opzione alternativa credibile che dovrà andare oltre le formule classiche delle coalizioni politiche tradizionali». Per queste ragioni, annuncia, «lavoreremo per una grande assemblea aperta a tutte queste espressioni civiche, partecipative ed ai partiti che si pongono in alternativa ai modi, alle mistificazioni ed alla doppia morale dei Cinquestelle al governo».
All’ultimo congresso nazionale i sardisti avevano ribadito la propria indipendenza da appartenenze aprioristiche a qualsiasi coalizione su base ideologica. Oggi rilanciano la loro strategia fondata su accordi programmatici da raggiungere intorno agli argomenti di maggiore interesse: la ferma contrapposizione al neo-colonialismo energetico senza vantaggi reali per cittadini e imprese sarde, la corsa al riarmo che alimenta nuovi venti di guerra; gli interventi di riqualificazione e nuova costruzione di presidi ospedalieri in grado di efficientare il sistema a favore delle prestazioni e la ripresa del grande programma di ricostruzione della sanità territoriale; la valorizzazione della civiltà nuragica e pre-nuragica anche come volano per un’attrattività territoriale e turistica in grado di vincere la stagionalità.
Ora, continua Solinas, «rispettiamo tutte le iniziative delle coalizioni che si riuniscono per analizzare questa complessa congiuntura politica, ma non esultiamo certo per le difficoltà che l’Istituzione autonomistica deve affrontare dinanzi ad un pasticcio senza precedenti. Crediamo che il dato più preoccupante per la Sardegna sia questo Campo largo in preda alla confusione ed all’improvvisazione». E, d’altro canto, «anche l’opposizione deve ricostruire una comunità politica devastata da veleni e rotture che hanno compromesso spesso i necessari rapporti umani prima che politici di una classe dirigente». Infatti, conclude, «è mancata – e si è sentito – in questo avvio di legislatura la tensione autonomistica che aveva sempre alimentato il dibattito consiliare e il centrodestra ha smarrito quel lievito sardista che gli aveva consentito di vincere le elezioni sia nel 2009 che nel 2019».
L’articolo di Roberto Murgia su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital
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